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Duplice omicidio di San Lorenzo, Facciolla: "Si tratta di pura vendetta" In evidenza

Facciolla e Tomao Facciolla e Tomao
Agos

SAN LORENZO DEL VALLO - «Si tratta di una vendetta pura e non certo di una faida familiare». Così il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, ha chiarito questa mattina nel corso della conferenza stampa in prefettura dopo il fermo di indiziato di delitto, quale presunto autore del duplice omicidio al cimitero di San Lorenzo del Vallo, di Luigi Galizia. Il giovane, classe 1981, è il fratello di Damiano Galizia, ucciso lo scorso mese di aprile dall'amico Franco Attanasio, reo confesso, per una questione irrisolta di debiti economici.

E che i due fatti di sangue siano “strettamente connessi” lo afferma il procuratore che, a margine di “una complessa attività di indagine”, sottolinea come fondamentale sia stato il ruolo delle forze dell'ordine. Duro, invece, il commento nei confronti delle istituzioni, che dice «non essere mai riuscite a penetrare, con la loro funzione, nel territorio». E precisa: «Non è solo un fatto di controllo delle forze dell'ordine, perché il territorio è vasto e qui ci sono soggetti che delinquono in maniera incontrollata. Il problema è culturale, credo che non c'è altro posto in Italia dove un fatto del genere non ha visto una scossa qualsiasi, anche apparente, formale da parte della comunità del territorio. Non c'è stata una fiaccolata, non c'è stata una dichiarazione pubblica da parte di un amministratore, non c'è stata una presa di posizione. L'unico problema che avevano gli amministratori pubblici era se il cimitero fosse sequestrato o no. Ringrazio il vescovo di Rossano che il giorno dopo si è recato sul posto e ha fatto un richiamo forte per sensibilizzare la collettività. Ma non basta tutto questo, perché c'è una ipocrisia di fondo e soprattutto c'è il concetto che è meglio farsi i fatti propri, anche se poi ci si incontra e si vive a tu per tu». Parole dure che trovano fondamento nei fatti di una vicenda che Facciolla dice aver avuto «un impatto notevole sul comprensorio».
Tornando alle indagini, il procuratore spiega che che c'è stata una «Attività intensa in quasi un mese, dove si è investito molto per dare un segnale fortissimo a una terra che per la seconda volta registra un fatto così grave. Un contesto che non è quello della faida ma della vendetta pura, dove il soggetto non potendo colpire il responsabile della morte del fratello, poiché detenuto in carcere per molto tempo, decide di vendicarsi colpendo le donne che nulla hanno a che vedere con la vicenda delittuosa. I fatti -aggiunge- sono certamente collegati così come sono collegati al rinvenimento di armi. Una storia che va avanti nel tempo e che non ha messo da parte i contrasti e le contese personali». Poi Facciolla spiega perché il fermo di Galizia, evidenziando come sia stato disposto anche il divieto, per l'indiziato, di interloquire con il proprio difensore, al fine di “evitare inquinamenti anche nei confronti di altri soggetti”. «Galizia -spiega Facciolla- dal 30 ottobre ha fatto perdere le tracce di sé, poi si è presentato il sabato successivo in piena notte facendo dichiarazioni che abbiamo ritenuto di verificare, L'alibi su come ha trascorso la giornata del 30 ottobre è crollato sotto i colpi dell'attività che abbiamo posto in essere, in cui sono state fatte intercettazioni e accertamenti. Alibi non riscontrato, un alibi totalmente falso. Pensiamo che ci siano soggetti che lo hanno affiancato o aiutato anche nelle fasi successive al delitto. Il caso non è chiuso, ci sono sviluppi che vogliamo portare avanti». Infine, sul profilo del fermato, Facciolla dice: «Una persona assolutamente normale e lucida nella maniera più totale, che evidentemente ha maturato questo proposito nel corso dei mesi e ha deciso di portarla avanti fino alle conseguenze più estreme. La ferocia utilizzata mal si concilia con il tema della mafia, visto che ha esploso 14 colpi di pistola per uccidere due donne indifese, addirittura inseguendone una per il viale del cimitero con l'ultimo colpo esploso quasi a bruciapelo».

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