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Al via la campagna elettorale della "nuova Repubblica": vietato barare

Poche ore ancora e formalmente partirà la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Italiano (XVIII Legislatura), che dovrebbe archiviare definitivamente la fase ventennale della “Seconda Repubblica”, per lasciare spazio, dopo l’introduzione della nuova legge elettorale mista (proporzionale + quota maggioritaria), ad un inedito assetto politico dai contorni, allo stato, indefiniti.
Sebbene sia difficile prevedere gli effetti del “Rosatellum”, tuttavia le prime impressioni portano a credere che la riforma favorirà la restaurazione di “un sistema neo-partitocratico”, ove, purtroppo, prevarranno gli endemici vizi della “Prima Repubblica”, sommati a quelli nuovi della Seconda.

Non vi è chi non vede che i primi passi delle attuali forze politiche vanno nella direzione di realizzare alleanze o coalizioni, incompatibili, inconciliabili ed innaturali, operando, per di più, strategie spregiudicatamente demagogiche, trasformistiche e velleitarie.
L’attuale campagna elettorale ne è la riprova concreta, sia sotto il profilo della selezione dei candidati, inadeguati (nella maggior parte dei casi) a gestire le complesse problematiche di una società moderna, che dei contenuti programmatici. Si assiste, perplessi, a promesse elettorali fumogene (come per esempio il Reddito di Cittadinanza, Uscita dall’euro, Flat Tax e quant’altro) del tutto irrealizzabili, nonché disancorate dalla realtà politico-economico e sociale del paese.
Ormai è una corsa indecorosa a chi la spara più grossa! Più che programmi politici sembrano libri dei sogni o delle favole!
Contrariamente a quanto avviene attualmente, la funzione della campagna elettorale in un paese democraticamente maturo dovrebbe rappresentare un momento di analisi e riflessione serio e critico sullo stato complessivo dello stato-nazione, delle prospettive future di esso, oltre che un confronto dialettico sulle idee o sui programmi dei partiti da realizzare concretamente a medio e breve termine (entro la legislatura).
Per cui sarebbe doveroso attendersi una campagna elettorale onesta e realistica, basata su proposte fattibili e concrete, e giammai, la partecipazione al “gioco dei desideri”.
Purtroppo, l’Italia non può permettersi di sognare! I margini di scelta sono molto stretti: chiunque guiderà il Governo della Nazione, nella prossima legislatura, dovrà -obtorto collo- proseguire nella politica economica di rigore, di rispetto dei parametri europei (di contenimento dei conti pubblici, di riduzione del debito pubblico ecc.), puntando con maggiore energia ad un rafforzamento della crescita del Pil, attraverso l’indirizzo delle limitate risorse a disposizione verso gli investimenti per dotare il sistema di maggiore produttività e, quindi, competitività, senza sprecarle per interventi assistenziali controproducenti.
Il contesto generale non consente, allo stato, secondo il mio modesto parere, opzioni programmatiche alternative al “percorso virtuoso” sopra descritto.
In tale ottica, sarebbero ipotizzabili a medio termine (forse fine legislature) una serie di benefici per i cittadini, come per esempio la possibilità di una riduzione della pressione fiscale di qualche punto (2-3%), nonché le condizioni per contrastare più efficacemente le iniquità sociali.
Per cui il tempo dei sacrifici non è finito e quelli fin qui fatti non bisogna vanificarli sull’altare dei furbacchioni!

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