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Saltano le condutture dell'Abatemarco: due feriti e ingenti danni In evidenza

  • Diversi paesi del cosentino fino al capoluogo sono rimasti senz'acqua
La zona interessata dal movimento franoso La zona interessata dal movimento franoso

MALVITO - Un fiume d’acqua, detriti e fango: uno scoppio preceduto da un sibilo squarcia di nuovo località Atera, zona rurale sulla montagna purtroppo già testimone d’episodi del genere. Scoppiano le tubature dell’Abatemarco che passano quasi vicino alle case e tutto si riversa al loro interno. A farne maggiormente le spese due persone, marito e moglie che restano feriti. Per il primo è necessario il trasporto presso l’Ospedale di Castrovillari ed è sotto l’osservazione dei sanitari del nosocomio del Pollino.

Lo stesso è rappresentato dall’avvocato Federico Sirimarco. La consorte si rivolge alle cure d’un medico. Gli altri vicini per fortuna vengono coinvolti marginalmente ma tantissimo è lo spavento di tutti i residenti. Lo scoppio intorno alle 13,45 la cui conseguente slavina nel terreno scosceso provoca ingenti danni da quantificare: allaga slarghi e porticati, entra nei magazzini e nelle abitazioni, sposta autovetture e mezzi agricoli, in una sola parola provoca spavento. Il sindaco Pietro Amatuzzo è uno dei primi ad accorrere insieme al tecnico comunale, ad assessori e consiglieri, ai vigili urbani, e poi arrivano anche i carabinieri della stazione. Tutti si mobilitano per dare un minimo d’aiuto. Sul posto arriva anche il capitano Giuseppe Abrescia, comandante della compagnia dei carabinieri di San Marco Argentano per rendersi conto della situazione. Poco più tardi sul posto ci sono tecnici della Protezione civile e una squadra dei Vigili del Fuoco. Viene ovviamente sospesa l’erogazione dell’acquedotto Abatermarco a seguito una rottura della condotta. Dell’incidente viene informato il presidente della Regione Mario Oliverio, mentre il commissario della Sorical Luigi Incarnato si accerta delle condizioni del ferito attraverso i familiari e si reca sul luogo dell’incidente. I tecnici della Sorical, per precauzione, bloccano l’erogazione e avviano una ricognizione per ripristinare l’acquedotto che serve venticinque comuni e circa 200mila persone. Restano senz'acqua i comuni di San Donato di Ninea, Altomonte, San Sosti, Mottafollone, S. Agata d’Esaro, Malvito, S. Caterina Albanese, Roggiano, Tarsia, San Marco, Cervicati, Torano Castello, Montalto Uffugo, S. Martino di Finita, Lattarico, Mongrassano, Cerzeto, Rota Greca, S. Benedetto Ullano, Rende, Castrolibero e Cosenza. Il sindaco ordina, con provvedimento di protezione civile, lo sgombero cautelativo di cinque abitazioni fino a nuove disposizioni sindacali, al fine d’evitare pericolo per la pubblica e privata incolumità. Impone alla Sorical il divieto assoluto di provvedere alla riparazione della condotta idrica, non prima d’aver verificato la messa in sicurezza del versante oggetto di frana. L’ordinanza viene trasmessa anche alla Procura della Repubblica ed alla Prefettura di Cosenza. Il “gigante malato con i piedi d’argilla”, com’è stato denominato il vetusto acquedotto dell’Abatemarco, si è DUNQUE di nuovo svegliato. La grossa fenditura ha provocato anche delle voragini nel terreno. Sono chilometri di condutture che partendo dalla sorgente di Nascejume a San Donato di Ninea portano acqua fino alla città capoluogo attraversando molti territori dell’Esaro. In questi anni le condutture si sono dimostrate molte volte friabili facendo vivere nell’angoscia i territori che attraversa. Il fatto più eclatante nel 1995; poi il 7 luglio 2001 sempre in contrada Atera ed ancora nel 2003 e nel 2009.

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