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Estate di fuoco ma senza incendi

Se qualcuno crede ancora che gli incendi che in varie parti del mondo, Italia compresa, siano per lo più sprigionate da fenomeni di autocombustione dovuti alle eccessive calure estive, è proprio giunto il momento di ricredersi. Volendo assegnare una percentuale a tale tipo di innesco delle fiamme, secondo gli esperti e secondo i dati in possesso delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco, non si va oltre l’1 %. E’ quindi giocoforza ammettere che il rimanente 99% degli incendi boschivi che devastano l’habitat naturale è da imputare alla mano dell’uomo. La maggior parte degli incendi riveste quindi carattere doloso, pur dando per plausibile una ristretta casistica di devastazioni causate da comportamenti colposi.


Se, infatti, tutti o quasi tutti gli incendi potessero essere causati da fenomeni naturali, l’estate che volge al termine avrebbe dovuto causare una marea di incendi, considerato che, dati alla mano, si è trattato della stagione più torrida degli ultimi due secoli e la seconda in termini assoluti dopo quella record del 2003.
Eppure quest’anno, anche per quanto riguarda il nostro territorio, per fortuna, si è verificata una inversione di tendenza. Gli incendi di presunta natura dolosa, secondo le forze dell’Ordine che hanno in possesso i dati statistici, sono diminuiti di numero e per gravità delle ferite inferte al territorio. Un sospiro di sollievo questo che lascia ben sperare circa la salvaguardia di questa natura che ogni giorno di più deve sopportare comportamenti dissennati di una umanità che pare non accorgersi del baratro che si sta scavando sotto i propri piedi.
Ormai l’uomo, al pari di una eruzione vulcanica che modifica per decenni la temperatura e l’ambiente, è capace di innescare fenomeni altrettanto distruttivi, trasformando il pianeta in una sola discarica di inquinanti di svariata natura, dall’uomo stesso prodotti, nella vana speranza di raggiungere livelli tecnologici sempre più sofisticati che liberino l’uomo dalla fatica e ne rendano l’esistenza sempre più comoda, sempre più facile, ma pur sempre limitatamente ad una parte fortemente minoritaria che sperpera in un giorno quello che la stragrande maggioranza meno fortunata non potrà mai utilizzare in tutta la vita.
Ma, per tornare nel nostro piccolo, dobbiamo registrare con soddisfazione che, sia stato per la presenza incisiva delle forze preposte, o per la maggiore sensibilità della popolazione, o per la convinzione che le aree incendiate non verranno concesse per la realizzazione di ulteriori scempi di edilizia e/o di insediamenti industriali di qualsivoglia natura, o per tutte queste motivazioni messe assieme, il deprecabile spettacolo delle fiamme che avanzano trasformando intere aree boschive o di macchia mediterranea in desolate plaghe che solo dopo vari decenni la natura riuscirà a rimarginare, questa volta ci è stato risparmiato.
A livello planetario, gli sforzi dei “Grandi” nel tentativo di invertire la tendenza che sta causando l’aumento della temperatura globale del pianeta, sembrano ancora ben poca cosa. Si tratta di un timido approccio che rischia di non produrre effetti significavi in tempi apprezzabili. In questo le multinazionali del petrolio detengono la maglia nera dell’inquinamento. E’ innegabile che, per quanto si dica che anche ai tempi degli antichi romani la “Città Eterna” soffriva di gravi problemi di inquinamento urbano e ambientale, non esclusi gli aspetti acustici e da traffico intenso, è con l’invenzione del motore a scoppio nella seconda metà dell’Ottocento che l’inquinamento dell’ambiente come oggi lo intendiamo e lo subiamo, ha avuto una accelerazione meravigliosa e nel contempo spaventosa, che ha anche creato sviluppo e benessere, ma che rischia di portare il mondo verso una catastrofe irreversibile.
Accanto ad una coscienza ambientalista che bisogna creare nelle giovani generazioni (ed in questo solo la scuola può metterci mano, per quanto bistrattata e relegata in un angolino), bisogna convincersi che il futuro dell’umanità sta sicuramente nella adozione di nuove fonti di energia pulita e nell’abbandono delle risorse fossili fin’ora utilizzate.
Allo stato l’unica scelta assennata è quella di dare la massima priorità allo sviluppo dell’energia solare, di quella eolica, delle maree, in attesa, chissà, di una conquista della reazione nucleare fredda. Per ora, almeno noi abitanti di questo bellissimo comprensorio, che affonda le sue radici nella cultura ellenistica, coronato da una catena montuosa che ha nel Dolcedorme un senso di intima gioia dello spirito, accontentiamoci di aver immesso meno scorie inquinanti nell’atmosfera che respiriamo, avendo causato meno incendi.
L’estate sia pure di fuoco, ma solo per l’astro che brilla nel cielo.

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Emanuele Armentano


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