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Il potere logora... i cittadini

Egregio Direttore,
vorrei complimentarmi per il suo articolo apparso su “www.dirittodicronaca.it” dal titolo “Il potere logora ….chi ce l'ha” , il cui contenuto ho molto apprezzato per  la sottile ironia e le acute riflessioni  rassegnate, stimolando, come sempre, con simpatia, l'apatico dibattito politico-culturale nella nostra comunità.
Pertanto, come corollario della memorabile “battuta” del Senatore Giulio Andreotti, aggiungerei che “ il potere logora solo  i cittadini”  nel senso  che il limite temporale di sopportabilità del popolo Spezzanese  nei confronti dell'Amministrazione non va oltre, finora, la naturale scadenza della legislatura (5 anni).


Infatti, per come già è stato  evidenziato nell'articolo sopra richiamato,  da oltre quindici anni, non si è registrata alcuna continuità politica, succedendosi, sempre, amministrazioni di segno contrario (vedi Sindaco Pesce (90-92); Misurelli (92-94); Bartolomeo (94-98); Corsino (99-04)- Nociti (04-09).
Tale comportamento volubile del corpo elettorale, mi domando, rappresenta il  segno positivo di una autonomia (libertà), nonché di una maturità critica della cittadinanza nel  valutare le opzioni politico-programmatiche proposte, o al contrario,  esprime un fatto diametralmente opposto (negativo), riconducibile all'assenza di un progetto, di  un'idea sovra-individuale condivisa della Comunità?
Ritengo, comunque, nel caso specifico, che non esista una risposta netta ed univoca, bensì articolata, ove sono presenti insieme, considerata la complessità della vicenda de qua, aspetti e elementi, persino contrastanti  (come sopra ricordati).
In primo luogo, giova rimarcare che la questione de qua scaturisce dall'atteggiamento psicologico  del cittadino spezzanese, il quale è orientato, per motivi storici, al cambiamento e all'instabilità politica come strumento di libertà e garanzia del corpo elettorale dal potere.
In altre parole, il cambiamento  non sarebbe altro che la reazione naturale  alla “Dittatura Comunista”  protrattasi  per oltre trentanni (dai primi anni sessanta al 1992).
Quindi, l'instabilità come strumento di difesa  contro un sistema odioso e  palesemente ipocrita  composto da ideologismo, affarismo e populismo.
Le repentine svolte elettorali negli ultimi anni hanno impedito, ab origine, la nascita e la formazione di soggetti, classi dirigenti e poteri forti tali da ingenerare  un'occupazione del paese, come è avvenuto con le precedenti esperienze rosse, dove ogni attività era strumentalizzata dall'alto per ragioni propagandistiche, nonché  finalizzata per mere speculazioni affaristiche tra lobby.
Dunque, il cambiamento come mezzo di libertà ?
Sì, ma in parte.
La classe politica degli ultimi decenni, a seguito del crollo delle ideologie, non è stata capace di sintonizzarsi con la cittadinanza, offrendole un percorso socio-economico-culturale serio e concreto ove riconoscersi e spendersi.
Tale incapacità, deriva dalla trasformazione dei partiti che sono passati dal “Centralismo democratico” al “familismo lobbistico” ovvero non più soggetti portatori di “interessi collettivi”, bensì di “interessi particolari”, generando una  grande disaffezione per la politica, la quale, purtroppo, non è più considerata un'attività “nobile”, ma lo strumento più efficace per soddisfare la bramosia di successo, ambizione e potere.
A quanto sopraddetto deve aggiungersi la disintegrazione coordinata della “borghesia locale”, che, invece di assurgere, come in altre realtà, a punto di riferimento della comunità,  la stessa è divenuta complice interessata del sistema di potere sopra descritto, massimizzando i privilegi e le rendite di posizione.
Tutto ciò ha determinato una “balcanizzazione della società spezzanese” intesa non solo  come assoluta divisione del corpo sociale, ma, anche, come totale assenza  di una identità sovra-individuale a cui riconoscersi.
Le ultime campagne elettorali si sono contraddistinte, non certo per la ragionevolezza  delle idee, ma per la loro patologica animosità, apparendo  più “una lotta tra bande o clan”  che un confronto dialettico civile tra avversari politici.

Ma v'è di più.
L'instabilità politica deriva, anche, dai fallimentari bilanci delle classi dirigenti succedutesi nel tempo, che hanno dimostrato palesemente la loro assoluta inadeguatezza  a gestire la comunità, la quale è rimasta umiliata e sconfortata  nel vedere il paese spesso in mano all'arroganza di politici “ignoranti ed incompetenti” con l'unica aspirazione di fregiarsi del proprio titolo e rimpinguare il proprio portafoglio.
Dunque l'ignoranza al potere?
Ritengo proprio di sì.
Nessun partito, lista civica o movimento, sinora, è stata in grado di offrire un progetto politico fattibile, concreto, aperto ad  una prospettiva nuova  ove la cittadinanza se ne invaghisca e lo adotti come punto di partenza di un percorso di rinascita complessivo.
Nessun processo  di modernizzazione è avvenuta,  né tanto meno  è stato impostato alcun tentativo di svolta dei rapporti politica-società civile, ovvero classi dirigenti e nuove generazioni.
Il paese è  fermo come tutta la classe dirigente che  è rimasta prigioniera dell'armamentario ideologico pre-caduta del muro di Berlino.
Mentre  il sistema legislativo ha avviato  una  nuova stagione di  riforma delle istituzioni locali, gli  argomenti del dibattito politico arbëresh sono rimasti quelli  di sempre, sterili ed apatici, senza alcuna prospettiva di sorta.
Dopo le elezioni amministrative,  la passione politica sprigionata dai cittadini viene, inevitabilmente, smorzata dagli eletti, i quali, essendo inadeguati al compito  loro conferito, tentano di svilire  i contenuti ed il dibattito.
Ecco perché “ il potere ha logorato i cittadini  Spezzanesi”.
Spero che le elezioni di giugno abbiano portato una ventata di novità  e di svolta.
Mi auguro che le  riflessioni di cui sopra  non abbiano logorato i lettori.
Cordialità.

 

© Riproduzione riservata



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