Stranezze d'Italia
- Scritto da Raffaele Fera
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- Pubblicato in Editoriali 2011
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La celebrazione della cosiddetta “Giornata della Memoria” in ricordo della shoah è stata concordemente fissata al 27 gennaio, a memoria del giorno in cui le armate alleate (specificatamente quelle sovietiche), oltrepassarono i cancelli del lager di Auschwitz testimoniando al mondo il vero volto del nazi/fascismo.
E fin qui tutto bene.
Stranamente, però, nessuno si è accorto, e perciò, forse, nessuno si è ricordato che c’erano altri cadaveri che aspettavano un analogo gesto di umana pietà, dopo essere stati buttati vivi nelle foibe carsiche dai partigiani comunisti del maresciallo Tito, versione speculare dei nazi/fascisti di Hitler e Mussolini.
La dimenticanza macroscopica venne alfine colmata istituendo con legge n° 92 del 30 marzo 2004, la cosiddetta “giornata del ricordo”, da celebrarsi ogni anno il giorno 10 febbraio e riservato, appunto, alle vittime delle foibe. Questo dice la legge, «…Al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale…».
Non vi sembra artificiosa, ingiusta, discriminatoria la separazione delle due manifestazioni, che in tal modo non fanno altro che perpetuare analoghe discriminanti fra le vittime delle scelleratezze di matrice nazi/fascista rispetto alle analoghe pazzie di matrice comunista ?
Credo che sarebbe stato più logico, ai fini anche di una pacificazione nazionale post bellica, accomunare in una unica celebrazione, tutte le vittime di un conflitto mondiale originato da due presupposti assurdi quali furono quello della superiorità razziale da una parte, contrapposto a quello ideologico di matrice comunista dall’altra.
Anche perché, stranamente (!) la celebrazione del 27 gennaio si compie in pompa magna con un dispiegamento mediatico invidiabile, mentre l’omologa circostanza calendarizzata il 10 febbraio si svolge in sordina, come se vi fossero vittime di serie “A” e vittime di serie “B”. Forse perché, in verità, la pacificazione post bellica non è tutt’ora avvenuta nelle coscienze, perché forse ognuno dei protagonisti di allora non ha metabolizzato fino in fondo gli eventi che ha causato, ritenendosi sconfitto in una battaglia, ma non ancora nella guerra. Questo perché ogni ideologia, sia di destra che di sinistra, in quanto tale non accetta le proprie colpe. Si tratta di posizioni integraliste, simili a quelle di stampo religioso che non ammettono l’errore, ritenendosi guidati dalla divinità.
Se così dovesse essere, potrebbe succedere che l’umanità, prima o poi potrebbe essere nuovamente coinvolta in un immane lago di sangue e questa volta senza ritorno. Non a caso è stato detto che un nuovo conflitto mondiale riporterebbe l’uomo all’età della pietra, uno stadio che permetterebbe ancora lo scontro fra superstiti, ma soltanto a colpi di pietra.
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Emanuele Armentano