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Giochi di genere

Ho sempre pensato, ancor prima di essere madre, semplicemente ora la mia convinzione si è rafforzata, che non bisognerebbe diversificare i giochi. Non esistono giochi per “femmine” e giochi per “maschi”. Esiste la creatività dei bambini. La loro poetica scoperta del mondo. E non è solo un mio principio femminista (dove è scritto, e se è scritto da qualche parte cancelliamolo, che una futura donna debba cucinare/lavare/stirare, e quindi sin da piccola educata a fare di questi giochi?) è buon senso.

I bambini devono essere lasciati liberi, manifestare sin da piccoli la propria essenza e le proprie passioni. E quindi una bimba può giocare a fare il meccanico ed un bimbo cullare le bambole, magari da grande lei sarà un tecnico e lui un casalingo perfetto, o forse no, ma non è necessario diversificare i giochi. Il gioco è esplorazione del mondo circostante, conoscenza di sé e del mondo intorno. E poi è bellissimo vedere che qualcosa sfugge. Che ogni bimbo, bimba, è attratto da cose diverse. Tutto ciò ci fa uscire da rigide regole e clichè, da formalismi e ruoli precostituiti, in una parola sola guardare il mondo attraverso gli occhi dei nostri figli ci rende liberi. L’altra notte Ginevra, mia figlia, non voleva proprio dormire. Ha “devastato” mezza casa: buttato a terra scarpe, bottiglie di latte, ciabatte. Fermarla? Impossibile!!! E allora, contraddicendomi (Mi contraddico, contengo moltitudine, diceva il poeta …) ho preso una bambola, un cucchiaino, una tazzina, implorando Ginevra di far mangiare e poi addormentare la sua bambola. Lei mi ha guardato, mi ha sorriso con il sorriso più bello del mondo, e si è diretta verso il mio computer. La mia parte femminista ne ha gioito, quella mammesca ed un po’ assonata si è semplicemente rassegnata: i bambini sono più avanti. Con buona pace di clichè e della mia stanchezza mammesca…

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