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Le Terme di Spezzano Albanese: tra statalismo e liberismo

Le Terme di Spezzano Albanese: tra statalismo e liberismo
Agos

Le idee qui espresse sono il frutto di considerazioni personalissime; anche se tali opinioni sono nate e coltivate all’interno di un rapporto dialettico con diverse persone dell’attuale maggioranza che gestisce il Comune di Spezzano Albanese. In ogni caso, essendo considerazioni ed elaborazioni personali, il tutto non impegna in nessun modo gli amici con cui da tempo discuto.
Nella passata campagna elettorale, ho atteso con interesse alcuni comizi dell’attuale minoranza e mi era sembrato di capire che si volesse spiegare quale fosse il progetto per la valorizzazione delle Terme, una volta entrati in possesso del complesso. In effetti, nessun progetto specifico è stato presentato se non un generico rimando a consultazioni successive con la popolazione. Coinvolgere la popolazione è corretto ed è indispensabile; ma “prima” c’è un insieme di rapporti da gestire e indirizzare sulla base di alcune ipotesi di utilizzo delle Terme: prima si maturano e si dettagliano le proposte principali, poi si fanno i confronti con la popolazione. È il modo normale secondo cui si fanno le cose.

Il complesso delle Terme è sempre stato visto come un “tutto omogeneo”: un insieme di attività inscindibili denominato “Terme di Spezzano Albanese”.
In effetti, il complesso non è necessariamente un insieme indistinguibile. Vi sono invece attività economiche che si possono facilmente identificare e concepire come produttrici separate di reddito: la pizzeria, la piscina, il B&B, la SPA, ecc.
Le recenti vicende finanziarie dell’attuale gestione impongono di cominciare a ragionare su questo complesso termale, nella prospettiva che lo stesso ritorni, anche in parte, nelle mani dell’Amministrazione Comunale (AC).
Le due domande fondamentali, allora, potrebbero essere:
1. La strategia di gestione;
2. Il ritorno economico delle varie scelte.
La domanda fondamentale cui dare risposte è ovviamente la prima; la seconda è una conseguenza, anche se non di poco conto, dovendosi stimare quale potrebbe essere l’effetto economico delle scelte, nel medio periodo.
L’analisi di un complesso aziendale, richiede un approccio necessariamente ad “alto profilo”, “senza eccesso di dettagli”; ciò serve per avere una “visione” tra le tante possibili: una direzione di marcia.
Per questo complesso aziendale e per semplificare, utilizzerò due “visioni”: quella “statalista” e quella “liberista”.
In mezzo a queste due visioni, esistono più di 50 di sfumature di realizzazioni che possono far propendere verso la prima o la seconda. La logica di queste strategie o modelli di gestione è di semplificare e quindi di riuscire a creare delle ipotesi su cui lavorare, con lo scopo ultimo di meglio comunicare ai cittadini quello che si potrebbe fare.
Una soluzione per le Terme non può che essere una “soluzione pubblica”, intesa come consapevolezza dei cittadini circa i motivi di una scelta rispetto un’altra.
I modelli di gestione ipotizzabili, all’interno delle due visioni, “statalista” e ”liberista”, sono i seguenti:
a. Statalismo puro: l’Amministrazione Comunale (AC) gestisce le Terme in prima persona;
b. Statalismo corretto: l’AC cede parte delle attività;
c. Statalismo per eccezione: l’AC cede tutte le attività, ma richiede un controllo sulla gestione;
d. Liberismo corretto: l’AC cede tutte le attività, ma impone dei parametri di qualità del servizio;
e. Liberismo di gestione: l’AC cede tutte le attività e non esiste alcun controllo;
f. Liberismo assoluto: l’AC cede tutto e crea le premesse per la concorrenza nel mercato termale.
Come vedete non è essenziale definire, in queste strategie di massima e nei casi di cessione di attività, se si vuole cedere ad un unico soggetto o a più soggetti. La cosa veramente importante è il grado di controllo che l’AC vuole mantenere nel tempo; per conservare al meglio il complesso aziendale e il suo avviamento. Ad es., la presenza di più gestori, per le singole attività, potrebbe richiedere un grado di controllo molto personalizzato e soprattutto un “regolamento di condominio”, per far convivere i vari pezzi del complesso termale.
Si diceva, esistono varie sfumature di grigio.
Si tratta di esemplificazioni, non di modelli assoluti. Per meglio dire, da a) a f) sono possibili varie combinazioni. Ad es., l’AC può decidere di cedere come nel caso b) una parte delle attività, ma pretendere la verifica di alcuni parametri di qualità, citati al punto d).
Detto questo, facciamo ordine e vediamo alcune ipotesi che sembrano più ricche di spunti.
La strategia a) sarebbe quella preferibile; soprattutto perché soddisfa elementi “emozionali” di tutti: l’orgoglio di vedere un patrimonio pubblico ben gestito e redditizio; ma richiede capacità imprenditoriali specifiche e soprattutto un impiego di liquidità che l’AC non ha e che forse non si potrà mai permettere.
Il punto b) è forse più interessante e può basarsi su due ragionamenti:
L’AC individua quei beni che offrono una maggiore sicurezza di introiti, ad es., le attività legate alla sanità che garantiscono flussi sicuri e stabili di denaro (oltre che apprezzabili) e decide di mantenere per sé queste attività. L’impegno finanziario potrebbe essere meno rischioso e le entrate più sicure.
Allo stesso tempo, l’AC individua quei beni che non offrono “sicurezza” di introiti, nel senso che sono maggiormente legati al mercato e a spiccate capacità imprenditoriali; ma che hanno la possibilità di avere una valutazione economica separata dal resto: es. la pizzeria, la piscina, il B&B, ecc. In questi casi, le singole attività vanno in appalto a terzi.
Il punto b), come si diceva prima, richiede un buon regolamento di “condominio”, per armonizzare le diverse parti di questo complesso; specie se i gestori sono tanti e per ogni attività economica suscettibile di vita propria (es. la pizzeria, la piscina).
Il punto c) e d) possono essere discussi insieme. Il primo si differenzia dal secondo per una presenza più pervasiva dell’AC nella gestione: es., in approvazione del bilancio, oppure come organo di controllo della regolare tenuta dei conti; oppure per avere il possesso di una golden share in assemblea ordinaria.
In generale, e questo vale tutte le scelte che possano coinvolgere terzi nella concessione della gestione, rendere obbligatori parametri di qualità del servizio dovrebbero essere la norma: è impensabile che alla fine della concessione il complesso termale ti ritorni con clienti azzerati perché maltrattati.
Il punto e) è quello simile all’attuale gestione e quindi è praticamente inutile discuterlo.
Il punto f), detto del “liberismo assoluto”, è il modello che soddisfa maggiormente il mio modo di pensare; ma che ha un impatto imprevisto sull’assetto attuale delle terme. E’ un modello dalle opportunità inesplorate, ma confligge con idee sedimentate.
Si tratta di consentire la distribuzione in concorrenza del bene pubblico “acque termali” a chi ne faccia richiesta. In pratica, le Terme manterrebbero la propria offerta termale per come oggi la conosciamo e secondo le forme organizzative scelte tra i vari punti precedenti; ma chiunque stia nelle zone vicine e abbia strutture idonee potrà richiedere di allacciarsi alle condutture. Le condutture resterebbero in gestione delle Terme. In pratica, le Terme sarebbero distributrici delle acque, conseguendo un canone, in concorrenza con la propria offerta termale.
Si può immaginare, quindi, il seguente scenario: agriturismi, alberghi fatiscenti della zona, alberghi in esercizio, terreni destinati già ad uso turistico e quindi nuove attività, avrebbero un’opportunità inaspettata. Tutti quelli che sono in queste condizioni potrebbero fare termalismo richiedendo la “benefica acqua”. Ciò vuol dire anche dare opportunità di crescita e di miglioramento della qualità in senso generale: i centri benessere potrebbero nascere in qualsiasi struttura, esterna alle Terme, che sia autorizzata dalle autorità competenti.
Le difficoltà per realizzare questo modello possono essere elevate, come quella di capire se sia possibile erogare acqua termale e con quali modalità; ma mi ero ripromesso di non entrare in dettagli limitando questo articolo alla definizione delle possibili strategie.
In quest’ultimo scenario, è vero che esistono opportunità inespresse; ma le Terme dovrebbero abituarsi a vivere in concorrenza. La concorrenza ha sempre migliorato la qualità del servizio.
In conclusione, la soluzione per le Terme passa necessariamente attraverso:
La valutazione dei benefici per il territorio;
La conservazione della qualità dell’offerta termale.
Qualunque sia il modello di sviluppo scelto, non si può prescindere dal controllare che l’avviamento di questo bene sia conservato nel tempo: i clienti che tornano sono quelli che ci pagano lo stipendio.
Le personalissime parole qui spese vorrebbero essere un punto di partenza per aprire un dibattito.

Antonio Toscano

© Riproduzione riservata



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