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Il mestiere di dire la verità

Con Giornalista di periferia (Edizioni la rondine, Catanzaro 2.010, pp. 120, €. 10,00), Pasquale Golia ci fa ri-vivere pezzi della nostra vita calabrese tra Ferriti di zinco e Scorie radioattive, tra Statale 106 Jonica e Ferrovie Joniche, infine tra la voglia di riscatto che viene dai giovani e l’arrivo di un nuovo Vescovo, mons. Vincenzo Bertolone.

Il volume è congegnato bene. Nomi importanti lo costellano, facendogli una corona di qualità giornalistica e letteraria: Maddalena Oliva, Paolo Pollichieni, Genviève Makaping.
Il libro è scritto bene. Pertanto, sempre con Oscar Wilde, lo diciamo subito, è un buon libro.
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Sfogliandolo e leggendolo, il lavoro di Golia ti apre a sentimenti diversi. Non contrastanti o incerti o ambigui, ma -piuttosto che no!- lineari evidenti univoci verso l’amarezza e l’inquietudine, probabilmente verso la rassegnazione… nonostante la speranza rappresentata dai giovani e dal Vescovo.
Giornalista di periferia ci ha ricordato stranamente -per Pasquale Golia- un passo che riguarda Giampaolo Pansa (I cari estinti, Rizzoli) e che Marco Damilano così descrive: «… Fino alla dissoluzione, prevista da Arrigo Benedetti, il fondatore de “L’espresso”: “Tutti i partiti hanno dentro di sé un virus che li ucciderà: la disonestà.
Il bestiario di un maestro del giornalismo -continua Damilano- il numero uno rimasto sempre un semplice cronista, “un bordocampista”, quelli che non seguono la partita dalla tribuna ma accanto al campo, dove si vedono i dettagli. “Loro si limitano a osservare e a riferire. E di solito non sbagliano mai”» (L’espresso 31 marzo 2.010).
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I sei capitoli, che compongono il volume, si snodano attraverso flash e immagini, istantanee e fotogrammi i quali tutti, appunto, ci presentano una Calabria e dintorni malata, abbandonata, colpita nei suoi tratti antropologici migliori, nelle sue potenzialità socio-culturali ed economiche più belle.
Non è il ‘destino’. C’entrano gli uomini e le donne: il loro retaggio e le loro scelte, una rassegnazione sino alla remissione che solleva magari l’ennesima Questione meridionale e in tutto ciò non mancano mai i furbetti che… ridono al telefono per i futuri affari, alle 3 di notte, mentre c’è il terremoto a L’Aquila; gli arruffoni e gli armeggioni; gli idioti di sempre, della serie: -La mamma degli idioti è sempre incinta!
È complicato, complesso dire perché è così; tuttavia, non ce la sentiamo di barcamenarci ciondolare demordere: non è nel nostro stile di vita. Né, beninteso!, siamo di quelli che… stanno male in Terra di Calabria, nel Sud d’Italia: tutt’altro, avendo conosciuto, bene, il Nord del nostro Paese! Se permettete: siamo l’altra Calabria… Con Leònida Rèpaci: Dio… si mise all’opera e la Calabria uscì dalle Sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra…
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Pasquale Golia è lineare e propositivo, asciutto… non una parola in più, non una in meno. La sua penna disegna descrive graffia, qui e là; indica ragiona punta il dito… Sotto questo profilo, essa deve, dovrebbe infastidire, dare fastidio a qualcuno: a qualcuno che ha governato negli ultimissimi decenni -questa nostra amata, benedetta Calabria- e i colori politici del caleidoscopio deformante -camaleontici voltagabbana saltisti sul carro del vincitore di turno- si sprecano nei cromatismi degli arrivisti e negli egoismi soggettivi e di partito, nelle intersezioni socio-economiche che ne La malapianta sempre trovano rifugio omertoso e delinquenziale.
Ha ragione Nicola Grattèri quando afferma che nelle Scuole e fuori di esse lo Stato “non è serio”, “non vuole intervenire davvero”, risolvere i problemi delle varie ‘ndranghete che si arricchiscono e comandano nel nostro Paese, ieri come oggi, soprattutto -non è paradossale!- contro i deboli, gli ignoranti e i poveri. Bisogna convincersi: la Cultura paga e la Scuola è il suo ‘veicolo’ di qualità, perché ‘trasporta’ significativamente il capitale invisibile…
Le leggi esistenti sono misere, inadeguate a combattere, davvero, la delinquenza organizzata; sono palliativi, a ben pensarci, dalla parte dei Fratelli di sangue…
Anche questo, a saper ben vedere e volere, si legge nelle pagine del libro di Golia. Ovviamente, si leggono queste cose e si capiscono queste denunce, se si vogliono leggere e se si vogliono capire. Di struzzi, che mettono la testa sotto la sabbia per non vedere, ne sono piene le fosse… I nostri politici, generalmente, sono così! E non stiamo sparlando, sparando nel mucchio… Siamo onesti e leali, siamo coerenti: tutte virtù queste, nella nostra Società liquida, neglette e non apprezzate, che non pagano.
«Saper fare il proprio lavoro -ha affermato Curzio Maltese (25 agosto 2.006)- è considerata l’ultima delle prerogative per ottenere un posto.
Molto più importanti sono considerati, in un giovane, la capacità di adattarsi all’andazzo corrente, tipico degli imbecilli, il servilismo nei confronti dell’oligarchia dominante, una certa elasticità nei confronti di mezzi più o meno illeciti».
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Diritto di cronaca. Dovere di cronaca.
Indro Montanelli, Enzo Biagi: scomodi sino… alla perdita della poltrona. Ma, Cultura e Dignità, nonostante il grigiore della nostra epoca, pagano anche in un tempo come questo: allegro e zuzzurellone, che vive alla giornata, tempo senza Tempo perché incentrato solo sul presente dell’oggi, sul mordi e fuggi dell’oggi, sulla falsa morale dell’usa e getta dell’oggi: usa e getta tutto, tutti…
Il libro di Pasquale Golia è un bel libro. Se le Scuole, per prime quelle del Secondo ciclo dell’istruzione, lo adotteranno e useranno, ritroveranno spunti e riflessioni pedagogico-didattici significativi per i giovani, per la formazione del loro strumento-testa critico/problematico (Michel de Montaigne e Aristide Gabelli), della loro mente ben fatta (Edgar Morin) perché organizzata selettiva competente.
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