Erika e Omar: 97 coltellate. Gli “assassini di Novi Ligure”... e la chiamano normalità
- Scritto da Francesco Fusca
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- Pubblicato in Onestamente... 2011
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Vale la pena, dolorosamente, pensare e riflettere: questo è ciò che ci dice il cuore, oggi, considerata la ‘confusione’ diffusa ingombrante incolta delle parole-concetti ‘normalità’ e ‘anormalità’…
Perché una ragazza di sedici anni, ‘normale’ sotto tutti i punti di vista (almeno, stando alle dichiarazioni dell’epoca dei parenti, degli amici, dei docenti, …), si alza un giorno e decide di uccidere l’amata mamma (Susy Cassini, 41 anni) e l’amato fratellino (Gianluca, 11 anni)?
Era il 21 febbraio 2.001. Un giorno e un mese come tanti, un anno come tanti. E invece no: la ‘piccola’ (?), con la complicità del ‘fidanzatino’ (?) Omar, in quell’ora del giorno, in quell’anno, decide di sferrare non una o due o tre coltellate alla mamma e al fratello, ma bensì novantasette… -Era ‘normale’- dicevano tutti. Figuriamoci se fosse stata ‘anormale’…?
Qui ci vogliono psicanalisti psichiatri psicologi… a iosa, mescolati e shakerati bene, per sentenziare questa o quella teoria, difendere questa o quella idea, …
E invece no! A nostro sommesso parere, semplicemente, va dichiarato che la ‘normalità’ non esiste, così come non esiste l’’anormalità’. Intuendo immaginando vedendo già, ciò sostenendo, … tante smorfie e sberleffi sui volti degli… scienziati di varia risma, riportiamo qualche esempio di Vite vere, di Storie reali. Per imparare.
Pertanto, per capirci, a mo’ d’esempio, ascoltiamo (ovviamente, se abbiamo le orecchie ‘giuste’…) le parole di O. W. SACKS (2.001):
«Non sapeva orizzontarsi nel padiglione, non riusciva ad aprire le porte perché non capiva come andasse infilata la chiave e ogni volta che glielo spigavano se lo dimenticava.
Confondeva la destra e la sinistra, a volte andava in giro senza accorgersene con i vestiti infilati alla rovescio e, se lo notava, non riusciva a rimetterseli dritti…
In tutti i suoi movimenti era goffa e scoordinata: un fantoccio diceva la relazione clinica, un’idiota motoria diceva un’altra.
E tuttavia, quando ballava, la sua goffaggine scompariva d’incanto…».
E ancora, Rebecca. Rebecca, ufficialmente “minorata mentale”, quindi con il certificato medico relativo alla patologia diagnosticata, secondo la prassi normativa, è un altro ‘caso’ interessante, funzionale allo scopo della che tesi che intendiamo timidamente sostenere.
Rebecca -ci continua a insegnare, l’autore di Risvegli (Awakenings)- coinvolta nelle attività teatrali, dichiara la sua gioia grande calda infinita. Scrive Sacks:
«Ne fu entusiasta: dal teatro trasse la sua compostezza e rivelò una bravura sorprendente: in ogni sua parte diventava una persona completa, armoniosa, sciolta nell’espressione e ricca di stile.
E chi vedesse ora Rebecca sul palcoscenico -perché il teatro e il gruppo teatrale diventarono ben presto la sua vita- non sospetterebbe di trovarsi di fronte a una minorata mentale».
Ma, se ‘ascoltiamo’ attentamente Sacks: parliamo chiaramente delle “orecchie del cuore”, di quelle ‘orecchie’ che colgono l’armonia dell’Universo e “s’illuminano d’immenso”; ebbene, se ascoltiamo le intense “orecchie del cuore” che ci danno Senso e Orientamento esistenziali, ebbene il diritto alla diversità e il diritto alla differenza diventano Valori. Da difendere e da preservare. Da esorcizzare, dunque, scacciando per sempre Dachau e il Monte Taigèto, le Foibe e la Rupe Tarpèa, i quali, tutti, sono dietro l’angolo, vicino a noi. Sovente, dentro di noi… Ahimé!...
Sì, la Cultura dei Valori! I Valori come sono stati e come sempre sono per le Persone colte e civili di tutti i tempi, dell’intera Storia dell’Uomo/Donna del Pianeta Terra…
Dunque, per chiudere questo punto, si può affermare che: «nell'ottica di Sacks, l'adattamento non è passivo e giunge a modificare sostanzialmente la stessa base patologica. La concezione di Sacks infatti postula l'unità olistica delle strutture nervose, per cui una funzione danneggiata collocata in una certa area, può essere vicariata e in parte corretta dall'uso sinergico di altre aree».
Qualche altro ‘pensierino’. In linea, anzi: in sintonìa, in armonìa. Sostiene Romano FORLEO (in: L’uomo che curava le donne): «Sulla scia di Wladimiro Ingiulla (illustre clinico siciliano) che mi ha insegnato a curare la persona malata, non la malattia, a mia volta ho trasmesso agli allievi, oggi professionisti affermati, ad essere per prima cosa medici delle persone».
«Sappiamo così poco -continua Forleo- su come funzionano il nostro corpo e la nostra mente, su come i pensieri s’intrecciano con le emozioni, che è già difficile immaginarsi la fisiologia. Figurati la patologia».
Epperò… Epperò, alcune cose vanno scritte, affinché questo nostro mondo “allegro e zuzzurellone” non dica che… non l’abbiamo detto…
E dunque lo diciamo: -Non esiste ‘anormalità’, non esiste ‘normalità’. Esiste l’Uomo e la Donna, nei loro contesti socio-cultuali, “buttati qui e ora”; esiste una vicenda umana, un Progetto di vita”, una Weltaschauung; e poi il ‘nulla’ e il ‘vuoto’, che ci seguono e inseguono, insonni …
Scrive John BANVILLE: «Secondo Michel Foucault, non si tratta dell’autore che parla o scrive ciò che scrive, ma è il linguaggio stesso, con tutti i suoi echi e riverberi i suoi sibili e ululati provenienti dall’oscura foresta del passato.
Noi non sappiamo cosa diciamo quando parliamo, perché in realtà non parliamo, bensì veniamo parlati, e quello che noi pensiamo come un discorso razionale non è altro che un confuso barcollare nel sottobosco che i millenni di utilizzo hanno depositato sul suolo della foresta.
La selva oscura di Dante è una boscaglia di parole logore nella quale non ci svegliamo mai totalmente» (in: la Repubblica, 23 giugno 2.009).
E Franco BASAGLIA? Lo psichiatra (meglio: l’Uomo!) che ha fatto chiudere i manicomi, convincendo il Parlamento italiano a discutere e approvare una legge (la famosa Legge n. 180/78), che ora felicemente porta il suo nome?
Ascoltiamolo in religioso silenzio, aprendo adeguatamente le ‘orecchie’ (quelle di prima).
«La follia è una condizione umana, scrive Basaglia. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione.
Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia. Invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.
Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere».
A parte le riflessioni, diverse, sul pensiero di don Antonio Mazzi, oggi -nel nostro, sovente, blasfemo teatrino mediatico ormai mondiale, dove l’apparenza e il vuoto fanno la parte dei leoni con gli agnelli…- “i mostri di Novi Ligure” rischiano, sentite sentite!, com’è già successo per molti altri casi analoghi… un successo televisivo e mass-mediologico (dai media freddi ai media caldi, ai media di ultima generazione) che passa e attraversa, ovviamente, l’orrore e il dolore umani, il disgusto e il ribrezzo, …
Insomma, dove finisce il ‘normale’ e incomincia l’’anormale’ è difficile dirlo!
E… allora non lo diciamo e… tutto va bene madama la marchesa…
Maria MONTESSORI, che ha lavorato a tempo pieno e a lungo con alunni/e ‘normali’ e ‘anormali’, cioè, con Persone ‘abili’ e ‘dis-abili’, ebbene l’autrice de La casa dei bambini ha sostenuto che tra l’intelligenza e la pazzia, tra la ‘ragione’ e la ‘s-ragione’ esiste un filo sottile, ma così sottile che di più non si può…
Pertanto, al di là della ‘normalità’ e della ‘anormalità, esiste la differente diversità delle Persone, di tutte le Persone, nessuna esclusa: per nessun motivo, per nessuna ‘oggettività’ che investa i vari aspetti della Personalità (fisica, psichica, intellettiva, …).
Una differente diversità delle Persone che modula e coniuga il caleidoscopio delle varianti umane… Ovviamente, l’etica dei Diritti e dei Doveri, le “regole del gioco sociale” (Norberto BOBBIO) vanno rispettate da tutti, nessuno escluso. La convivenza civile fa pendant con gli atteggiamenti e i comportamenti della differente diversità umana condivisibile, diffusamente.
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