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L'altra Italia...

Ci sono almeno due Italie. Forse tante. Probabilmente di più.
Per comodità di esposizione e, soprattutto, per desiderio di comprensione, ne consideriamo soltanto due, in modo manicheo, sì che possano esser chiari l’assunto e la tesi.

C’è l’Italia dei delinquenti, maneggioni, mezzetacche e c’è l’Italia degli onesti, leali, coerenti; c’è l’Italia dei mediocri e dei voltagabbana, dei saltimbanchi e dei ruffiani, e c’è l’Italia delle Persone ‘valide’ “per bene” credibili affidabili; c’è, infine, l’Italia dei ‘ndranghetari, camorristi, mafiosi e roba/cose del genere, e c’è l’Italia della dignità e degli onesti, degli Uomini e delle Donne responsabili con la schiena dritta che si alzano all’alba, si preparano e vanno a lavorare, ogni giorno, ogni giorno dell’anno, per tutta la vita…
Noi apparteniamo, da sempre, a quest’ultima Italia e ne siamo compiaciuti, convinti sostenitori. Ne siamo orgogliosi, insomma: appassionatamente fieri! Ci dà Senso questa appartenenza, questa identità. Ci orienta a livello esistenziale   -l’essere dalla parte dell’Italia dei Giusti e dei Valori-   l’essere impegnati, responsabilmente, ogni giorno; l’adempiere il nostro compito con sudore e gioia, con abnegazione e speranza.
Noi apparteniamo a quella piccola parte dell’Italia, ormai, che crede negli Ideali della Solidarietà e nei Valori dei Diritti umani, e che ritiene la Carta costituzionale la bandiera più bella del mondo, la più colorata profumata amata.
Siamo in pochi, ahimé!, lo sappiamo. Lo abbiamo sempre saputo. Essere dalla parte dei pochi è il nostro destino. Voluto e accettato lucidamente, senza infingimenti ipocrisie rimpianti. Senza…
La Letteratura in materia è ampia.
A mo’ d’esempio: William Shakespeare dice della Società del suo tempo: viviamo un’epoca in cui la Virtù deve far spazio al vizio e inchinarsi ad esso… Luigi Pirandello: pioveva fango dal cielo, pioveva fango a valanghe… Giuseppe Tomasi di Lampedusa: gattopardescamente: -Sono come tu mi vuoi, appena annuso intuisco capisco. Salto sul carro del vincitore: una ginnastica nota e antica, sempre attuale. Il cuore e la mente umani sono Terra…
Storie recenti, degli anni Settanta. Dolorose. In sintonìa con l’altra Italia. Giorgio Ambrosoli assassinato nel 1979, su ordinazione. Scrive Ambrosoli ad Anna, la moglie: «Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato  e  non  per  un  partito.  Con  l'incarico,  ho  avuto  in  mano  un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa (...)».
Ispirato dai Sentimenti sovversivi di Roberto Ferrucci (Isbn Edizioni, Milano 2.011), Giorgio Vasta, il 14 luglio 2.011 (la Repubblica), così annota: «Tra le diverse eredità che questo tempo ci sta lasciando – eredità che non riscuoteremo nel futuro considerato che sono già presenti adesso, quotidianamente erogate da quella capsula a velocissimo rilascio che è la nostra vita nazionale -, la scomparsa della vergogna è senz’altro decisiva. L’alone di pudore – dunque di dubbio e di scrupolo – che avvolgeva i nostri corpi conducendoci a sperimentare un’esitazione che era premessa di coscienza, civiltà e libertà, si disgrega sino a dissolversi del tutto. Quelle pause nelle quali negoziando con se stessi si costruiva dignità, sono sparite».
L’inchiesta, pubblicata su la Repubblica (del 22 luglio 2.011, firmata da Enrico Del Mercato, Antonio Fraschilla e Emanuele Lauria) parla chiaro. E che dice? Dice che emerge con limpidezza il seguente ‘quadro’, che solo chi si mette le bistecche sugli occhi non vede. E non capisce. Dunque: su 630 deputati, 53 sono o indagati, o sotto processo, o condannati, o con reati prescritti; e poi, su 315 senatori 31 sono o indagati, o sotto processo, o condannati, o con reati prescritti. Insomma, emerge dall’inchiesta, circa 1 parlamentare su 10 è inquisito “dalla corruzione alla mafia”. Dunque il titolo: Il Parlamento degli inquisiti.
***
Pioveva fango dai cieli d'Italia...
Torniamo a riflettiamo, per chiudere (?), su un brano famoso di Luigi Pirandello, attuale come pochi altri, tratto dal romanzo I vecchi e i giovani.
«Ma sì, ma sì: dai cieli d' Italia, in quei giorni pioveva fango, ecco, e a palle di fango si giocava,  e il fango s' appiastrava  da per tutto,  su  le  facce  pallide  e  violente  degli assaliti e  degli assalitori, su le medaglie  già  guadagnate  su  i  campi di battaglia (che
avrebbero dovuto almeno queste, perdio! esser sacre) e su le croci e le commende e su le marsine gallonate e su le insegne dei pubblici uffici e delle redazioni dei giornali. Diluviava il fango; e pareva che tutte le cloache della città si fossero scaricate e che la nuova vita nazionale della terza Roma dovesse affogare in quella torbida fetida alluvione di melma, su cui svolazzavano stridendo, neri uccellacci, il sospetto e la calunnia".
Il commento e l’articolo di Alberto Asor Rosa (la Repubblica, 25 ottobre 1984) sono interessantissimi. Eccoli: «Pirandello con queste parole descriveva, a qualche anno di distanza, ma con indignazione ancora tutta viva, il clima creatosi nella capitale in seguito allo scandalo della Banca Romana (1893), che travolse provvisoriamente le nascenti fortune dell' incolpevole Giolitti e riportò al potere, per un paradosso di cui ben conosciamo la logica, l' assai più invischiato e compromesso Francesco Crispi: il quale, peraltro, con quel suo improvvido ritorno, doveva affrettare la sua definitiva rovina e quel drammatico passaggio di fine secolo, attraverso cui, con morti numerosi e lacerazioni gravissime, si sarebbe inaugurata una breve e contraddittoria, ancorché rara e preziosa, esperienza riformista. Cediamo ad una tentazione letteraria, accostando la citazione di Pirandello al clima nostro di oggi? O non sembra, anche a voi come a me, impressionante l' eco che queste parole di settanta-ottanta anni or sono suscitano nelle nostre menti di oggi? A parte l' assenza d' indignazione esplicita da parte d' intellettuali e di scrittori, che allora c' era e ora non c' è, l' analogia resiste, e potrebbe essere meglio specificata mediante queste due osservazioni: 1) Un' altra delle grandi costanti della storia italiana post-unitaria, insieme con il trasformismo, è l' intreccio tra vita politica e affarismo; 2) L' esplosione dello scandalo segnala, più che un moto di generale protesta morale, il quale - è amaro ma doveroso confessarlo - comunemente in Italia è sempre mancato, uno stato di sofferenza del sistema politico, che non riesce più, dal proprio interno, a mantenere o ricostruire i vecchi equilibri».
Che allegrìa! Alleluia! Umanamente, siamo scontenti, infelici. Soffriamo… Ma, i nostri eroi ce la faranno! Come sempre. Stringendo i denti e rimboccandosi le maniche. Amen. E, dunque, oggi, Mario Monti Presidente. Un Uomo dalla parte degli altri. Colto e sapiente. Umile. Gli crediamo e gli facciamo gli auguri di successo. Per l’Italia. Per l’Europa. Per Obama. La società aperta e i suoi nemici con Popper vincerà la sfida. La nostra Italia è un grande Paese. Nell’U. E. e nel mondo. Con luci e ombre, come tutte le cose umane, con slanci di Civiltà.
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