La morte delle Direzioni didattiche e delle scuole medie
- Scritto da Francesco Fusca
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- Pubblicato in Onestamente... 2011
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Riflessioni ad alta voce e scritte.
Questa legge, che consta di 41 articoli, riguarda direttamente, per alcuni aspetti rilevanti, la Scuola italiana e la sua organizzazione.
Qualche esempio, utilizzando un linguaggio-pensiero chiaro e non quelle ‘finzioni’ che passano, quando si analizza qualcosa, sotto le parole-concetti: -Le luci e le criticità. È corretto e giusto parlare, all’uopo, di luci e di ombre, di positività e di negatività… La parola ‘criticità’ attenua, nasconde, imbroglia… Dunque:
1. Che senso ha fare… di tutte l’erbe un fascio, mettendo insieme -oves et boves- dalla Scuola dell’infanzia (dai tre anni) sino alle scuole del Secondo ciclo dell’istruzione (18-19 anni), così come le definisce la Legge n. 53/03? Istituti onni/omnicomprensivi. E questo già c’era e, erroneamente, si è fatto… Ma, devono tornare i conti, costi quel che costi… anche: (A) la perdita di attendibilità e di credibilità sotto i profili della professionalità competente e della ricerca scientifica; (B) la competitività sui livelli di qualità dell’azione pedagogico-didattico- organizzativa (il numero spropositato ingovernabile di studenti/esse, e di docenti, con i quali, nei momenti di Collegio dei docenti, si è alla… farsa);
2. Che senso ha, veramente, parlare di continuità didattica quando, da almeno un ventennio, si ignora questo principio che non è didattico ma sostanzialmente principio pedagogico? Della serie: -Quando ti conviene, per le più svariate ragioni (più o meno invalide), sai che c’è, a mo’ d’esempio, l’art. 2 della Legge n. 148/90 che sancisce e garantisce (sulla carta: e questa è testimonianza diretta di chi scrive) la CONTINUITÀ EDUCATIVA;
3. Risparmiare è una buona parola concetto prassi sì, ma A PATTO CHE… Come anche economicità. Come anche efficienza efficacia… Sono, tutte, parole concetti prassi interessanti, ma a patto che si consideri l’Umanità. L’Umanità dell’Uomo e della Donna: i loro ritmi esistenziali di vita e di lavoro; il diritto a realizzare al massimo possibile il Progetto personale di vita (la Persona); il diritto alla Gioia e alla Speranza, in un mondo, anche del lavoro, su misura – differenti diversità– del principio ontologico e deontologico de: Tu sei diverso COME me, non sei diverso DA me;
4. Pertanto, e con tutto il rispetto che si deve alla legge e al Parlamento che pensa le leggi e le discute e le approva, non possiamo non dirci ‘sorpresi’ ‘guardinghi’ ‘sospettosi’ relativamente al comma 4 della 111, che così recita: «Per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi…», con la soppressione delle Direzioni didattiche e delle Secondarie di 1° grado ad oggi, ancora, esistenti (scriviamo nell’ottobre 2011). I ‘nuovi’ Istituti comprensivi, continua la Legge 111, per poter avere l’Autonomia (e, dunque, un Dirigente scolastico con l’Ufficio e tutto quel che ne consegue), devono avere una popolazione scolastica di non meno di 1.000 alunni/e, che, per le Istituzioni che insistono nelle piccole isole e/o nei comuni montani e/o là dove vivono le Comunità delle “Minoranze linguistiche storiche” (Legge n. 482/99), il numero scende a 500 unità-
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