E la chiamano estate... Gratteri a Lungro
- Scritto da Francesco Fusca
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- Pubblicato in Onestamente... 2011
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Debole sbiadita confusa, la risposta, in un contesto umano quanto mai vorace e cattivo, dove maneggioni lestofanti mezzetacche la fanno da padroni, salendo, ahimé!, gli scranni più importanti della società civile, sino agli scranni, sempre più miseri e poveri di tutto, del Parlamento, per muovere le leve di comando e di dominio. Oggi, pochi decidono per tutti. Questo non c’è nella Costituzione. Ma le buone idee camminano sulle buone gambe e i nostri tempi sono percorsi da piedi tristi effimeri pericolosi.
Giannantonio Stella e Sergio Rizzo insegnano. E la chiamano la ‘casta’… Ma di ‘casto’ in queste persone (con la p piccola) non c’è nulla tranne che l’immagine sbiadita di un’onestà, lontana, che sembra più il sogno di altri tempi che la virtù praticata delle Persone migliori e delle Comunità culturale e socio-economiche in cui vivono.
E la chiamano estate… Tu penseresti alla diffusa misera patetica pratica del balla-balla, suona-suona, canta-canta e così via, spensieratamente e dappertutto, dove moltissimi, bambini giovani adulti, si divertono scaricano energie godono, trascorrendo, giustamente, le “dovute ferie”, per riprendere il lavoro a settembre…
Grattèri è una scheggia impazzita. Un pesce fuor d’acqua. Vox clamantis in deserto come la voce ruggente del Battista … Epperò la chiamano estate… Non certo la serata di Lungro, tuttavia, che ha dibattuto, a molte voci, le guerre delle mafie, a partire dalla nostra casereccia ‘ndrangheta che, nel 1985, il Presidente della Repubblica Pertini confessava pubblicamente a chi scrive (al Quirinale, in visita con alcune classi della Scuola che dirigeva) di non saper pronunciare.
Le domande spigolose colte puntuali del giornalista e dell'avvocato intervenuti ufficialmente, Emanuele Armentano e Maria Matrangolo, hanno fatto da apripista a un Grattèri-vulcano, in gran forma, fiume dalle acque limpide che vanno verso il mare della Verità, lavorando sodo e in prima fila, in una società di maneggioni e vili; a un Grattèri chiaro e spietato, lucido e propositivo, su quel che c’è da fare, a partire dalla riforma della politica (con la p rigorosamente minuscola, oggi); dalla scommessa, senza se e senza ma, sulla Scuola e sulla Cultura che la Scuola veicola; sul ruolo di fondamentale importanza della Famiglia e dei Genitori per l’educazione dei figli e delle figlie ai Valori del rispetto della Legge che si estrinseca in pacifica e laboriosa convivenza, in sviluppo e maturazione, insieme, sotto i vari profili della personalità.
Grattèri, com’è nel suo stile, che conosciamo bene e ammiriamo da anni, non ha peli sulla lingua e, dunque, non ha risparmiato nessuno. Precisando che chi è senza peccato scagli la prima pietra, il Pubblico ministero ha indicato, operativamente, come oggi sia possibile risparmiare sveltendo e ottimizzando i servizi della Giustizia e oltre…
Difatti -ha sostenuto Grattèri- con Antonio Nicàso stiamo studiando (e abbiamo già approfondito la materia) la reale possibilità di risparmiare economie, nel nostro tempo di crisi nazionale e internazionale, puntando sull’uso intelligente delle tecnologie multimediali, che sono strumenti agili flessibili rapidi per i vari complicati a volte azzeccagarbugli procedimenti e procedure, iter normativi, …
Anche a questo proposito, l’assessore Giovan Battista Rennis, nel suo intervento colto e articolato, ha sottolineato l’intensa attività investigativa e letteraria di Grattèri, che spazia in tutta Italia e oltre. Rennis, che ha organizzato la serata in tutti i dettagli procedurali, ha parlato di “serata storica” esplicitando la gioia che una personalità del calibro di Grattèri sia venuto nel nostro Territorio e, in particolare, nei territori degli Arbëreshë d’Italia, che sono sparsi in sette Regioni del nostro Paese.
Il sindaco Giuseppino Santoianni, visibilmente emozionato, ha accolto e degnamente trattato l’illustre ospite, al quale ha consegnato il premio “Città di Lungro 2011”.
Musiche e canti arbëreshë hanno intramezzato i numerosi interventi, intrattenendo piacevolmente le tantissime Persone intervenute da diverse Comunità della Calabria. Tre ragazze, col vestito della festa albanese, hanno indossato e mostrato i costumi llambadhor nei loro ricchi festosi orientali ricami in filigrana di oro. Me xhypunin llambadhori e me cohën të vëlushtë = Con il giubbetto indorato e con la sopravveste di velluto (rapsodia popolare).
Che ricordano storie illustri. Antichissime Civiltà.
Grazie Nicola! Il pienone di Lungro è la dimostrazione tangibile indefettibile lampante che la gente è ancora interessata alla Giustizia e alla pratica della Legalità. Se no, non ci sarebbe stato nessuno o quattro gatti appena…
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