La 'Pietas' in Pietro Negroni
- Scritto da Francesco Fusca
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- Pubblicato in Onestamente... 2011
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Non pietas dunque nel senso ‘odierno’, che significa sostanzialmente ‘misericordia’; ma, nel senso ‘antico’ quale ‘sentimento’, devozione verso la Religione, a mo’ d’esempio, o verso la Famiglia, la Patria, …
In effetti, la pittura religiosa di Negroni si caratterizza come lo ‘sguardo’ compassionevole bonario consapevole verso ciò che è mortale e cadùco, fragile e passeggero, che passa e se ne va…
I ‘personaggi’ e le ‘comparse’ dei quadri di Negroni hanno gli occhi abbassati e indicano, teneramente, la grandezza di Dio da cui promana la grandezza dell’Uomo. C’è in ciò, sottostante, tutto il discorso dei Valori. Sotto questo riguardo l’autore del Cinquecento è attualissimo, perché il rapporto tra il noùmeno e il fenomeno lo ‘spiega’ (lo può ‘spiegare’), forse, solo la dimensione umana della Pietas.
Corredano e recensiscono PIETRO NEGRONI Pittore e Musico del Cinquecento la Presentazione di Pietro A. MARADEI e la Prefazione di Giovanni SAPİA; mentre l’abbeliscono, doverosamente, da una parte una ricca Bibliografia essenziale, dall’altra le immagini fotografiche dell’opera di Negroni che vengono chiosate ‘tecnicamente’ dall’autore.
In questo contesto di idee si può dire che il libro si snoda sostanzialmente in due parti: la prima, esplora e indaga a tuttotondo la vita e l’opera di Negroni nella prima metà del secolo XVI: cercando di com-prendere e di ri-creare la tempèrie e le influenze, i contatti e le relazioni, i movimenti, …; la seconda, invece, insiste nella/sulla lettura ‘tecnica’ dell’arte pittorica del Negroni e che, dunque, si configura come ‘lettura’ critica, esegetica, storica e letteraria, filosofica, teologica (soprattutto), …
È proprio in questo capitolo che Vicino fornisce al lettore il Senso e le finalità del suo lavoro di ricercatore. Difatti sostiene: «Il mio studio ha l’obiettivo di concorrere a far cogliere cause e avvenimenti dell’arte tenendo a mente che il nostro punto di vista oggi ci fa esaminare il passato attraverso un’angolazione critica specifica, in grado di dare significato ad avvenimenti apparentemente disarticolati e vari, come una luce radente dà spicco a dettagli altrimenti poco riconoscibili. La conoscenza più veridica dell’arte di una regione sarà quella che valuti quel territorio in rapporto con la storia complessiva dell’arte, come tratto nell’ampia totalità della cultura. Solo così un’opera dell’ingegno umano otterrà un significato e una realtà storicamente identificata attraverso il suo rapporto con compimenti antecedenti e successivi, come pezzo di una persistenza ininterrotta a volte fatta anche di attribuzioni che, seppur temporanee, meglio fanno conoscere possibilità e strategie che riconducono alle dovute appartenenze» (pp. 21-22).
Quel che resta è il ‘taglio’ dello studioso, del ricercatore (e solo Dio sa quanto abbiamo bisogno in Italia di ricercatori!).
Probabilmente -con Friedrich W. NIETZSCHE- questo di Vicino è un libro per tutti e per nessuno. Di certo, è uno strumento didattico utile e interessante per conoscere e capire sotto il profilo della Storia della Cultura; per crescere e maturare sotto il profilo delle personalità armoniche democratiche interdisciplinari.
L’esposizione è, al contempo, complessa e lineare. Sono opportune, dunque, attenzione e concentrazione: ci vuole voglia di approfondire “passaggi culturali” accennati, citazioni o rimandi o sottintesi…
Lo stile è sobrio, ammiccante, discorsivo.
La profondità delle conoscenze della Storia dell’Arte e dintorni di Mario Vicino è evidente, così come sono chiare la sua passione e la sua partecipazione al processo di emancipazione della nostra amata Terra, la Calabria e il Meridione d’Italia, dai vari ‘gioghi’ delle ignoranze (e arroganze) e delle mafie, attraverso la Cultura e la formazione di giovani, Uomini e Donne, che vogliono fondare il nuovo Umanesimo delle Persone libere e dei Diritti umani, della Solidarietà civile nel Lavoro. E nella Costituzione repubblicana.
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