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Marisa Scicchitano, misteriosamente visibile, invisibile, ...

La magìa. Ognuno la possiede e la serba in sé. Tutti ne siamo variamente ricchi. Ognuno però ne ha ‘diversa’ consapevolezza. Gli artisti: le Persone sintonizzate più col sentimento e le emozioni che con la ragione ne possiedono in abbondanza. Ma, anche per gli artisti vale la considerazione della consapevolezza, dei livelli di superficie e di emersione raggiunti.

Dalla Poesìa del groviglio di vipere di Charles Baudelaire al fanciullino di Giovanni Pascoli, al sogno di Sigmund Freud (…tu sei tutto/a nel sogno che fai. Niente ti appartiene più dei sogni…), e tantaltro ancora, le indicazioni di Senso vanno verso una complessità esistenziale, una Visione del mondo pluridimensionale, un’Ontologia critica e problematica ‘dentro’ gli Ideali e i Valori.
In questo contesto di idee si colloca la ricerca artistica (Pittura e Scultura) di Marisa Scicchitano da Catanzaro, che ha provocato e provoca in tutti gli animi (e soprattutto in quelli più sensibili alla Cultura e alla Civiltà) suoni gioiosi ed inquietanti, fantasìe amene ed armonìe.
Difatti, la produzione recente, sicuramente la sintesi più alta e il punto più avanzato di un intenso lavoro materiale-immateriale iniziato già da tempo, propone un catalogo ricco di colori e di luci, una tavolozza allegra e birichina.
Insomma, la Scicchitano quel cha ha da dire non lo dice con quattro linee e due colori, in una campitura semplice e imprecisata; viceversa, il mondo pittorico e poetico ella lo esterna, soprattutto sulla tela, attraverso una preparazione intellettiva ed una elaborazione concettuale che mettono insieme, armoniosamente, forma e contenuto, lo stile e il messaggio, in qualche modo… la primavera della vita e l’inverno.
La produzione artistica della catanzarese non è una boccata d’aria, una flebile carezza, la “toccata e fuga” di una suonata; si tratta, proprio, invece di una fatica di studio e di esplorazione, di intuizione e di realizzazione, probabilmente di una fatica di vivere perché, col buon Cesare Pavese, Lavorare stanca.
L’allegrìa di Marisa Scicchitano, che si coglie frequentandola anche solo per poco nella vita, traspare in parte dal caleidoscopio dei colori traboccanti le tele, dalla materica proposta soprattutto di rosso e azzurro, come dire: il Fuoco e il Mare, qualcosa di primordiale che accende e qualcosa di primordiale che spegne.
Marisa è tutta qui: in questo accendersi e spegnersi, in questo cercarsi e perdersi, in questi vuoti e pieni di Senso: non-Senso, di-Ssenso, con-Senso…
Sotto questo profilo l’opera dell’artista nasconde, visibile-invisibile, una tenera struggente dimensione erotica, pudìca più che no e al contempo sensuale. Aristocratica.
***
Si dirà: -Ma, a quale corrente artistica aderisce la Scicchitano? A quali temperie culturali di ieri e di oggi, a quali filoni? Impressionismo, realismo, formalismo, surrealismo, figurativismo, spazialismo, informale, metafisica, astrattismo,… e chi più ne ha, più ne metta.
Ebbene, di ismi la Storia del pensiero umano (Filosofia, Letteratura, Arte, …) è piena, sino al collo. Per la verità, diciamocelo con forza: -Non se ne può più!
Le logiche perverse (a volte arruffone e affaristiche) e le scelte mirate di critici (?) e di storici dell’Arte (?) sono sotto gli occhi di tutti. Insomma, gli addetti ai lavori fanno paura solo ai mediocri e agli sprovveduti ma, per Fortuna, sono ormai scoperti e smascherati, sovente sbugiardati.
Riflessioni queste, anche per sottolineare che Marisa Scicchitano appartiene a se stessa. Non c’è nessuna sua dichiarazione di… arruolamento, tesseramento, proselitismo per questo o quello degli ismi e dei suoi rappresentanti…
Gli altri, i grandi Maestri; le opere della grande Storia dell’Arte; le letture classiche e moderne, …, ecco tutto ciò è il pane quotidiano di cui ella volentieri si ciba.
La sua strada è lastricata anche di errori e sconfitte, di soddisfazioni. Come per tutti gli umani. Epperò, le grandi sfide si vincono con l’impegno costante nel lavoro e con la responsabilità delle scelte compiute, degli approfondimenti culturali, delle esperienze registrate, delle relazioni umane intessute e della qualità di queste.
Sì che, con F. Nietzsche, possiamo affermare (conclusivamente?):

«E chi non vuole morire di sete tra gli uomini
deve imparare a bere in tutti i bicchieri
e chi vuole rimanere puro tra gli uomini
deve saper lavarsi anche con l’acqua sporca».
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