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Un gigante dell’intellighenzia albanese nel cuore della notte

francesco fuscaL’Autore del fondamentale FJALOR / Vocabolario (Arbёresh - Italiano / Italiano - Arbёresh) SE N’È ANDATO (17 febbraio 2.015).
Nel Cuore della Notte SE N’È ANDATO, Zoti Manuèl GIORDANO, da Eianina di Frascineto - Purçilli: come amava dire e spiegare l’ottimo, terribile, mio Amico Francesco PACE, quando insegnava ‘Francese’ a Spezzano Albanese (Cosenza) -nella Comunità albanòfona del mio Paese- e io frequentavo la Scuola media.


Se n’è andato nel Cuore della Notte ma, in verità, per noi Arbёreshё (Italo-Albanesi; Albanesi d’Italia), Zoti Manuèl -protopapàsi- qe e qindròn gjё zjarr i madhё tё gjuhes arbёreshe perёndeshe …
Na fjet e na mёson, gjithmonё … U e gjegjёnj gjithmonё!

*** * ***

Sorella Morte mi sorprende sempre: coglie sempre alla sprovvista … Né osta il numero degli anni della Persona che va, quando anche fossero novantaquattro …
Il Poeta canta: La Morte / si sconta / vivendo. E quanta ragione ha, Giuseppe UNGARETTI …
Il Poeta, ancora, canta: Ognuno sta solo sul cuore della terra / trafitto da un raggio di Sole / ed è subito sera. E quanta ragione ha, Salvatore QUASIMODO …
La Morte, che non fa paura, s’impossessa della Persona da quando questa nasce. Giorno dopo giorno, man mano che si prende coscienza facendo l’esperienza della morte dell’altro, si rimpicciolisce - ci si rannicchia - si diminuisce … Ma, bisogna saperlo! E ci vuole Cultura. Le conoscenze - i saperi aiutano: Ti aiutano ad essere sempre più e sempre meglio TE STESSO.
La ‘lezione’ di SENECA spiega bene, autorevolmente, il Senso dell’esistenza umana:
Moriamo ogni giorno:

Ogni giorno ci viene tolta una parte della vita
E anche quando ancora cresciamo, la vita decresce.
Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza.
Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto;
Anche questo giorno che stiamo vivendo
Lo dividiamo con la morte.
Ci chiediamo: -Fino a quando sempre le stesse cose?
Svegliarsi e andare a dormire,
Mangiare e aver fame,
Aver freddo e soffrire il caldo?
Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro:
Si fuggono e si inseguono.
Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno;
L'estate ha fine con l'autunno, questo è incalzato dall'inverno,
Che a sua volta è chiuso dalla primavera:
Così tutto passa per tornare.
Non faccio né vedo mai niente di nuovo.


*** * ***

Don Emanuele era un Mite di Cuore! Era un Ricco di Cultura. Era un Saggio di Vita. Era e resta, nella riflessione ontologica dell’esistenza umana, un Mite un Ricco un Saggio. Per le Persone, migliori, del mondo arbёresh e shqiptar, e oltre.
Se gli chiedevi spiegazioni su una parola arbёreshe o su una frase o su un fatto o su un personaggio o su … della Cultura-Civiltà Albanese, Lui era sempre prodigo generoso profondo. Snocciolàva le parole come ciliegie e una dopo l’altra, con sempre più ‘fame’ da parte dell’interlocutore (o delle Persone che partecipavano a un Seminario di ricerca, a un Convegno di studi, …), interagiva e chiedeva, dialogava e insegnava.
La Sua Maieùtica!
Raccontava le frasi, scandìva le parole: chiariva approfondiva sviscerava; giocava sugli accenti: era fantastico il ritmo la scansione la cadenza; declinava i lemmi, coniugava i verbi, indicava i sinonimi, informava sui contrari, … Tutto questo -faceva sempre, Zoti Manuèl- in ogni luogo e in ogni momento, con grande pazienza e con spirito di servizio, che era -------esplicitamente, SPIRITO DI SERVIZIO PER LA NOSTRA CAUSA: la grande Causa Arbёreshe del Recupero e del Mantenimento, della Valorizzazione Prospettiva Speranza, … della Lingua avìta e della sua Cultura e Civiltà, degli Usi e dei Costumi, delle Tradizioni, … Insomma, dell’Antropologìa tout court, della Cultura e della Civiltà Albanesi, anche in/con prospettive, prossime, di Lavoro per la Gente Arbёreshe sparsa, dentro le Comunità, in ben sette Regioni d’Italia … E sempre in sintonìa con l’Albania, con la Madre-Patria … Atjè kam un Zoti Tatё / Atjè kam u Zonjёn Mёmё / Atjè ka edhè tim vёllá … In un tentativo, riuscito, di intrecciare la Cultura-Civiltà orientale con la Cultura-Civiltà occidentale ‘dentro’ un Mediterraneo spirituale di Convivenza diffusamente pacifica e di Lavoro democraticamente condiviso.
Don Emanuele Giordano era così! Pertanto, la Sua Andata è, senza ombra di dubbio!, una perdita grande enorme gigantesca; rappresenta un vuoto culturale senza fine fondo …
Ci resta la gioia e il piacere di averLo conosciuto frequentato amato; di averLo toccato sfogliato accarezzato continuamente ‘dentro’ il Suo augurio: «Mikut tё dashur si vёlla Frangjisk Fuskёs si shёng miqesije dhe uderimi - Papàs Emanuil Jordano - Ejaninё, 5/3/1976»; di averLo, infine, sentito e ascoltato, e da Lui imparato, convintamente, la grande FEDE nell’Arbёreshità, l’immensa PASSIONE per il Valore della Lingua-Madre, l’ORGOGLIO di essere totalmente Arbёresh e di praticare, indefessamente, il suo elevato Valore di Identità (personale e sociale) e di Appartenenza alla “Razza umana”: l’unica Razza che esiste, sulla Terra, secondo l’insegnamento di Albert EINSTEIN.

*** * ***

Quando se ne andò mia Madre -nella Pasqua del 10 aprile 1981- don Emanuele venne a Spezzano da Eianina e con altri tre preti, in quattro, insieme, celebrarono la Messa. La Messa dell’Addio. La Messa della Fine … di un Sogno durato poco, svanito all’alba nelle nuvole del Mistèro che mistèra, sempre … Lasciando un Vuoto senza fondo, incolmabile … Insomma, un infinito De profundis …
Il ricordo di questo evento -tragico straziante pietoso- mi commuove, ancora oggi, sino alle lacrime. E mi fa dire: -Non solo moriamo ogni momento, ogni giorno: giorno dopo giorno, un poco alla volta, da quando nasciamo; ma, anche viviamo, sulla nostra pelle -sulla Pelle della nostra Anima povera e nuda, piccola e smarrita- le pugnalate dell’Oltre: ferite dolorose angosciose strazianti, degli Eventi e del Mistero, per tutto il resta dell’esistenza … Ferite senza possibilità di ri-marginazione! Ovviamente e laicamente: -Beato chi ha Fede!

*** * ***

Il FJALOR i Arbёreshvet t’Italisё esce oltre mezzo secolo fa e funge, subito, da spartiacque ideale tra ciò che c’era (come eravamo) e ciò che saremo (come ci siamo cambiati, migliorando, in coscienza critica letteraria e in consapevolezza storica di Minoranza tutelata dall’art. 6 della Costituzione).
Il FJALOR del 1963 è un raggio di Sole nel buio, diffuso, delle coscienze degli Italo-Albanesi dell’epoca, dei quali, solo alcuni, tenevano accesa la fiammella (mai spenta) dell’antichissima Civiltà e del gjaku jon i shprishur in una diaspora delle gjitonie sparse nel mondo, per un’agorà dell’Amicizia delle Lingue e delle Idee, delle grandi Tradizioni del Mediterraneo delle Genti.
La funzione eminentemente popolare del notissimo Dizionario degli Albanesi d’Italia (Edizioni Paoline, Bari 1963, pp. 600) rappresenta davvero la stella polare del “verso dove andare”: l’Orientamento e il Senso di un Viaggio di appartenenza e di identità linguistica e socio-culturale di intere generazioni di Arbёreshё sparse e disseminate, diversamente, in ben sette Regioni d’Italia.
A differenza dell’Alfabeto Italiano che è composto di ventuno lettere, l’Alfabeto Albanese, così come elaborato a Monastir nel 1908, è composto invece di trentasei lettere. Il che conferisce, all’Alfabeto Albanese non solo il rango di Lingua antica ‘primordiale’ (del ceppo indo-illiro), ma anche quello di Lingua ‘complessa’, caratterizzata come duttile e plastica, flessibile al massimo per la funzione esplorativa conoscitiva apprenditiva della Mente umana. La quale era e resta, nonostante gli studi scientifici profondi soprattutto sul versante neurologico, un pianeta ancora poco conosciuto e sostanzialmente inesplorato.
 L'Alfabeto Albanese è stato ‘conformato’, in modo definitivo, nel/dal Congresso di Monastir (Bitola), in Macedonia, nel 1908, accettando l'alfabeto latino.
A ben vedere, la produzione letteraria (e non solo) di Papàs Emanuil Jordano è ‘sempreverde’ e moderna, attuale più che mai. Essa è foriera e annunciatrice di spunti linguistici e di richiami storici, di viaggi antropologici e di prospettive di Senso, i quali, tutti, gli studi scientifici amano, perché -con Karl POPPER- la ricerca non ha mai fine, nonostante l’odierna Società conoscitiva glocale liquida: Società aperta e i suoi nemici.

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Emanuele Armentano


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