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Pedagogia e didattica: quale evoluzione? Professionalità docente-dirigente in cammino

francesco fuscaQual è stato, come è stato il ‘viaggio’ della funzione docente nell’ultimo mezzo secolo? Quali le caratteristiche, il ruolo, l’identikit del Docente della Scuola italiana negli ultimi decenni? Insomma, chi è oggi -nel primo decennio del XXI secolo- l’Insegnante che troviamo tra i banchi e tra i laboratori della Scuola: intesa, convintamene, come Istituzione prima/numero uno della Società del nostro Paese che è, sempre più, Società europea?


Nello sfondo integratore della CULTURA quale CAPITALE INVISIBILE, che la Scuola, attraverso i Saperi, veicola, dentro l’Autonomia delle Istituzioni scolastiche e dentro l’indifferibile e irrinunciabile Federalismo scolastico (socio-culturale e politico-economico), l’EVOLUZIONE DIDATTICA - Una esperienza: 1960 - 2009 (Antica Tipografia, Roma 2.014, pp. 170) di Vincenzo PETRELLI (da Oriolo) cerca di dare una risposta indicando, tra luci e ombre, com’è cambiata la Scuola italiana (e verso dove va), tenendo i riflettori puntati, soprattutto, sulla simbiosi Dirigente scolastico-Docente e viceversa.
È chiaro che le riflessioni analisi considerazioni di Petrelli sulla funzione docente e sulla funzione dirigente si collocano dentro e lungo i cambiamenti socio-culturali e politici (positivi e negativi) del nostro Paese e, in particolare, della sua Scuola, la quale è il grande riflettore del livello di Civiltà raggiunto dall’Italia in cammino, verso il nuovo Umanesimo sempre più improcrastinabile…
Pertanto, il testo si sofferma, diversamente, sui rapporti professionali e le relazioni umane:
tra Dirigente scolastico e Docenti e Studenti/esse e Genitori e Operatori del Territorio (in primis, il Comune e poi l’Azienda sanitaria, le Chiese, le Associazioni, l’Università, il Mondo imprenditoriale, … );
tra insegnanti e Alunni/e, e Insegnanti tra di loro, e Insegnanti e Genitori, e Operatori del Territorio.
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Progetti di Vita - percorsi di formazione umana: ecco cosa accade quando la Vita coincide con il lavoro e la passione e l’orgoglio del ruolo li avvolge entrambi, per confonderli e intrecciarli, per esaltarli!
Si potrebbe dire, in sintesi estrema -leggendo Un percorso verso una qualificata identità e gli altri suoi scritti- che il Dirigente scolastico di Oriolo è un Uomo tutto d’un pezzo, perché volitivo e coerente, responsabilmente impegnato, competente. Un Capo d’Istituto … d’altri tempi!
Un professionista, difatti, che la Cultura ha coniugato con la ‘missione’: formare i Giovani e le Giovani alla Vita attraverso lo studio e la ricerca, l’impegno e la responsabilità, per un lavoro qualificato nell’odierna, sgangherata allegra zuzzerellona, Società dei consumi, del mordi e fuggi e dell’usa e getta, del tempo senza Tempo, dell’avere, ahimé!, e non dell’Essere …
Formare professionalmente Allievi attraverso la ‘teoria’ e la ‘pratica’ degli Ideali socialmente condivisi e dei Valori umani fondanti la Civiltà: questa è stata la finalità, taciuta e palese, che Petrelli voleva fortissimamente perseguire… (2.009).
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Una attenzione, se pur breve, non possiamo non dedicarla a un volume, che si può tranquillamente definire ‘tecnico’ e, cioè, soprattutto per addetti ai lavori (pubblicato sempre nel 2.014) e che si intitola: Elementi fondamentali di scienza e tecnica dell’amministrazione. Esso sviluppa, articolatamente, le seguenti tre parti: la prima: Generalità dell’amministrazione dell’azienda; la seconda: Aziende di erogazione: Stato - Province - Comuni; la terza parte, infine: Istituti scolastici - Autonomie.
Questa ultima parte -che ci interessa di più- è trattata ‘diversamente’ e, cioè, con un ‘taglio’ che possiamo definire ‘statuale’, intendendo con ciò i continui ri-chiami e i ri-ferimenti alla Costituzione e al Diritto amministrativo (che è ‘branca’ fondamentale del Diritto tout court).
L’Azienda e il mondo delle Aziende: la loro attività vita forma mentis degli imprenditori, …, tutto ciò percorre, in filigrana, i rapporti tra l’attività scolastica e l’attività aziendale.
È interessante riflettere, in questo contesto di idee, restando al mondo della Scuola, sulla relazione diretta e vincente tra il lavoro pedagogico-didattico dell’Insegnante e la produzione di competenze degli Studenti/esse (e la Valutazione -controllo verifica misurazione …- di queste competenze). Insomma, sicuramente la Scuola non è un’Azienda epperò da questa la Scuola può prendere spunti sollecitazioni suggerimenti non solo a livello di Valutazione delle competenze possedute e padroneggiate dai soggetti istituzionali, ma anche a livello di strategìe motivazionali psicologiche orientative. Per il Successo scolastico e, soprattutto, per il Successo formativo.
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Per associazione di idee ci viene in mente don MILANI. In effetti, per pensare parlare fare “alla grande” c’è, tra pochi altri luminari, senza ombra di dubbio, … don Lorenzo MILANI: ‘faro’ di luce smagliante, ‘modello’ meraviglioso di I care, Maestro Testimone Esempio di Vita pensata parlata scritta agita DALLA PARTE DEGLI ALTRI, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI della Società, della Cultura, dell’Economìa, … , in Italia e nel Globo.
Ascoltiamo le sue Parole e poi portiamole, testimoniandole concretamente, in Famiglia, a Scuola e in Società:
Diventare sovrani! Altro che medico o ingegnere.
Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena.
Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, le tecnica didattica.
Sbagliano la domanda, non dovrebbero occuparsi di come bisogna fare per far scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola.
La scuola è diversa dall’aula del tribunale.
Per voi magistrati vale solo ciò che è la legge stabilita. La scuola, invece, siede tra il passato e il futuro. E deve averli presenti entrambi. È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio:
ella legalità; (…) dall’altro la volontà di leggi migliori, cioè il senso politico (dalla: Lettera ai giudici) -
Milioni di ragazzi aspettano d’essere fatti eguali.
Timidi come me, cretini come Sandro, svogliati come Gianni. Il meglio dell’umanità.
L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile.
Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno.
Ma se si perde loro
la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.
E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo?
Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passare per pazzi. Meglio pazzi che strumento di razzismo (Scuola di Barbiàna, Libreria Ed. Fiorentina, Firenze 1969)-
Povero Pierino, mi fai quasi compassione. Il privilegio l’hai pagato caro.
Deformato dalla specializzazione, dai libri, dal contatto con gente tutta eguale.
Perché non vieni via? Lascia l’università, le cariche, i partiti.
Mettiti subito a insegnare. La lingua solo e null’altro.
Fai strada ai poveri senza farti strada. Smetti di leggere, sparisci.
Io a questi figli di operai e contadini ho insegnato a leggere e scrivere, a far di conto.
Loro mi hanno insegnato la vita.
Io sono qui come un contadino.
Un contadino non può avere fretta che una pera maturi.

A CHE SERVE AVERE LE MANI PULITE
SE SI TENGONO IN TASCA?
-si chiede/ci chiede, infine, il Disturbatore lo Scomodo l’Irriverente Priore di Barbiàna-

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Dunque: EVOLUZIONE DIDATTICA - Una esperienza: 1960/2009.
Racconto -partecipato affettivo sentimentale- di Vita scolastica e di Vita tout court, che s’incontrano s’intessano s’intrecciano.
Gli anni scorrono e la ‘visione’ della Scuola -quale luogo di Valori e di Culture- si fa più chiara e più semplice, in una Società, però, sempre più complessa: di Reti e di Accordi di programmi, di Convenzioni e di Protocolli d’intesa, … Il tutto veicolando, evidentemente, verso quel S. F. I. (Sistema Formativo Integrato) tanto studiato ricercato invocato, di cui -ieri e anche oggi- come per l’araba fenice, ciascun dice ma dove sia nessun lo sa…
Certo, in Italia, i migliori Dirigenti scolastici e i migliori Insegnanti viaggiano spesso “da soli”. Il gap (lo iato) tra la Scuola reale e la Scuola legale/ideale è sempre stato ed è, ancora oggi, notevole. E l’avvicinamento tra i due ‘livelli’ non sembra esserci… Perché? Per colpa di chi? Ma, chiaramente, per de-merito, miràto sùbdolo ipòcrita, di chi ha governato politicamente la Scuola del nostro Paese, in particolare, nell’ultimo ventennio, operando scelte perverse scellerate di Politica scolastica …
Si pensi, a mo’ d’esempio, senza approfondire, agli oltre duecentocinquantamila precari storici ancora oggi esistenti nel nostro Paese, che ha fatto ‘scattare’, l’infrazione e, dunque, la condanna per condotta abusiva dello Stato italiano in materia di precariato scolastico: Sentenza (del 26 novembre 2.014) della Corte di Giustizia Europea sul precariato scolastico …
Il libro di Petrelli fa riflettere su tante cose: anche sulle contraddizioni politiche, sui ‘tagli’, sui ritardi, … L’entusiasmo delle sue parole, tuttavìa, allontana dallo sconforto e dall’amarezza che, nei migliori Docenti e Dirigenti scolastici, vorrebbero fare, caparbiamente, capolino.
Perché? Perché la Scuola -per le Conoscenze i Saperi le Competenze che veicola nei Giovani e nelle Giovani, per emanciparli dall’ignoranza e proiettarli in un futuro di Lavoro felice nell’odierna liquida Società conoscitiva- è stata e continua a restare, tra l’altro:
(A) un BALUARDO contro micro e macro-criminalità; contro il pernicioso dilagante fenomeno del bullismo; contro la DI. SCO (DIspersione SCOlastica), “fenomeno europeo”; … ;
(B) un DETERRENTE e un ANTÌDOTO per i politici di turno (‘politici’ del Parlamento e oltre, sovente con la ‘p’ minuscola) che vorrebbero il Popolo italiano ignorante: a-critico e pecorone, asservito e schiavizzato;
(C) un VOLÀNO di sviluppo e di crescita, infine, della Civiltà im-materiale (il Capitale umano - il Capitale invisibile) e anche della Civiltà materiale (Economia, Finanza, …).
La crescita personale, culturale e professionale dello studente -scrive Vincenzo Petrelli- deve essere il fine del lavoro e dell’impegno del dirigente scolastico, dei docenti e di tutto il personale dell’istituto. (…). Trasmettere il valore delle regole, educando al rispetto della persona pur nella differenza dei ruoli, realizzando con l’esempio, la coerenza, l’affetto e la serenità, il difficile e magnifico ruolo di educatore. (…).
Bisogna educare i giovani ad esprimere liberamente le loro idee e far emergere le loro potenzialità. (…). L’uomo è libero -scrive, ancora, Petrelli- quando potrà parlare e scrivere liberamente con il solo limite del rispetto della dignità e della libertà degli altri.

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