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Presto online l'antologia sui centri storici curata da Chiara Misurelli

Presto online l'antologia sui centri storici curata da Chiara Misurelli
Agos

SAN LORENZO DEL VALLO - Dal prossimo 27 settembre sarà finalmente possibile acquistare online su Amazon l’antologia di racconti inediti dal significativo titolo “Ti racconto una foto” (edito da Opera Indomita). “Si tratta di un progetto di scrittura creativa – spiega la curatrice Chiara Misurelli, presente nel volume con ben 5 racconti – che punta alla valorizzazione ed alla rivalutazione dei centri storici. L’idea nasce diversi anni fa in Campania grazie allo scrittore Pietro Damiano.

Ed è stato lui a volere che io coordinassi questa prima edizione calabrese”. Laureata in Scienze delle pubbliche amministrazioni e impegnata nella mediazione penale e penale minorile, e attualmente iscritta ad una scuola di specializzazione sulla progettazione e programmazione dei servizi sociali nonché formatore professionale (nei corsi di alta formazione e nella formazione di alcune categorie di minori), ha seguito con grande pazienza e passione tutte le fasi del progetto (sempre sotto la supervisione dell’ideatore), curandone personalmente i minimi dettagli – dal format fino all’impaginazione. “Il progetto – commenta ancora - si snoda tra una serie di foto. In particolare il nostro è edizione Cosenza e la maggior parte delle foto sono scorci e strade e monumenti in particolare di Cosenza vecchia, anche perché l’idea nasce proprio con l’obiettivo di una rivalutazione anche culturale dei centri storici. In questo caso c’è anche una sezione dedicata al mio paese, San Lorenzo del Vallo, e alcune autrici sono proprio mie compaesane”.

Perché un progetto di sole donne?
Dico subito che credo fortemente alla formula “girl power”, ma questo non vuol dire necessariamente spendersi per la parità di genere. Penso, invece, che ci sia molta confusione sul tema delle quote rosa. Tant’è che leggo spesso di donne contrariate. Le motivazioni sono presto dette. Non ci è dovuto un posto per forza: non abbiamo un deficit. Io mi conquisto quello che mi merito e se ho pubblicato un’antologia mi auguro che sia perché so scrivere e dunque sono brava. Le quote rosa sono generalmente un provvedimento temporaneo, di transizione, per incentivare un cambiamento nella distribuzione di genere per cariche, posti di lavoro e opportunità in modo da spingere anche le donne stesse a farsi avanti per i posti da maschio e da obbligare la società a superare i pregiudizi di genere. E diamine se ce ne sono! Nelle stesse librerie, tra l’altro, ci sono sezioni dedicate alla letteratura femminile, ma non ho mai trovato sezioni dedicate a quella maschile. Tanto per fare un esempio, la scuola Normale di Parigi (la scuola d’élite della Francia) ha fatto selezioni in forma anonima a causa del Covid-19. Risultato: l’80% dei selezionati si sono rivelati di sesso femminile. E questo sembra confermare, a mio parere, un “bias cognitivo” molto forte nei confronti delle donne durante un colloquio in presenza. Si trovano gli uomini più brillanti, più sicuri di sé e quel bias cognitivo ci porta a formulare il pensiero che sì, sono più preparati. Per intenderci, i bias cognitivi, semplificando la sociologia agli estremi, altro non sono che gli stereotipi, ovvero i cosiddetti pensieri veloci, le scorciatoie della nostra mente che ci aiutano a formulare il 90% delle nostre decisioni. Il restante 10% viene lasciato ai pensieri lenti, a quelli che analizzano i pro ed i contro, e finanche le eventualità. I bias cognitivi, in sostanza, non sono cattivi, ma ci raccontano in maniera anche cruda la società in cui viviamo e nella quale essere donna – checché se ne dica – è uno svantaggio oggettivo. I risultati della Normale di Parigi ci ammoniscono del contrario. Un po’ come questa antologia.

Chi sono le autrici?
Sono 29 persone, tutte donne, scelte personalmente da me. Qualcuna di loro è anche mia amica, ma soprattutto la maggior parte di loro non ha mai scritto, tranne alcune che hanno già pubblicato qualcosa o che scrivono poesie. E’ stata, quindi, anche per loro, una sfida con loro stesse. Sono donne di tutte le età, giovani e meno giovani, ognuna con la propria storia e soprattutto le foto – che ho scelto io e che mi sono state date da tre fotografi - non sono state assegnate a caso. E creare un racconto – in 2/3mila battute - partendo da una semplice foto, è tutt’altro che facile.

C’erano altre regole alle quali bisognava attenersi?
Non esattamente. In particolare era importante la lunghezza contenuta e il tenere fuori le considerazioni personali. E, ovviamente, non bisognava fare il tema in classe. Le autrici sono state molto brave perché, una volta consegnata loro la foto e spiegato il luogo raffigurato, hanno costruito il racconto proprio là, si sono informate sulla storia di quei luoghi e dato vita a storie molto belle. E buona parte dei racconti hanno seguito la direttrice del tempo (in alcuni casi anche nel titolo). Altri sono entrati proprio nella vita turbinosa di determinati quartieri, raccontando anche episodi spiacevoli, ma con grande tatto e delicatezza. E i protagonisti sono quasi sempre figure femminili, solo in tre casi maschili reali (Pino Gigliotti presentatore regionale, Tonino Napoli – racconto scritto dalla figlia – e poi Gigi Marulla, in quest’ultimo caso un racconto non troppo creativo, perché romanzare su questa figura cosentina così prestigiosa sarebbe stato davvero difficile). Negli altri casi la figura maschile è presente nelle vesti di antagonista. Molto spesso durante questi mesi non si sono sentite all’altezza e temevano che quello che stavano scrivendo potesse non piacere. Invece c’è un intreccio davvero molto bello.

Quanto si sono protratti i tempi di realizzazione?
Le donne che hanno aderito hanno avuto un mese di tempo dalla consegna delle foto. L’uscita del libro, in realtà, era previsto per primavera, ma il Covid-19 ci ha costretto a rivedere il tutto. Per cui dall’inizio del progetto alla pubblicazione sono passati ben 9 mesi. Molte di loro, a distanza di tempo, hanno ammesso che se dovessero scrivere oggi un racconto con la stessa foto non scriverebbero le stesse cose. Due di loro hanno scritto due racconti, con foto scelte da loro stesse che mi sono piaciute tantissimo: una è di largo San Francesco con il suo arco di cui non ero riuscita a reperire nulla e l’altra del ponte Alarico visto dal basso. Uno dei racconti tratta addirittura il tema della pandemia ed è stato scritto molto prima dell’avvento del Covid-19. Voglio inoltre sottolineare come alcune di loro, nella tempistica, sono state velocissime: mi hanno consegnato i racconti dopo pochi giorni.

Come è avvenuta la scelta delle ragazze e delle foto?
Seguo molto i social e rientrano tutte nei miei amici virtuali. E ognuna di loro nel tempo ha postato delle cose che poi mi sono rimaste nella mente. Non le ho scelto perché fossero scrittrici di professione, tutt’altro. Ero rimasta colpita da determinate cose che avevano scritto. Su questa base le ho scelte. L’assegnazione delle foto è stata fatta anche rispettando la provenienza delle ragazze e il loro legame con la realtà nella quale sono cresciute. Certo, ci sono anche altri perché e motivi tutti miei, che loro stesse non conoscono, che preferisco tenere per me per non entrare troppo nel loro intimo e privato. In copertina, invece, è presente un’ampia panoramica di Cosenza vecchia (una magnifica vista del Chiostro, di Portapiana e del Castello svevo), rappresentativa di tutto il libro, e che è poi il filo conduttore di tutte le altre immagini.

Quanto è stato difficile coordinare il progetto?
C’è stata una grande collaborazione. Non ho avuto grossi problemi e non ci sono state situazioni particolari. Le ragazze sono state molto collaborative, rispettandosi anche tra loro. Purtroppo a causa delle limitazioni imposte dal coronavirus siamo riuscite ad organizzare un solo incontro con tutte le autrici. Semmai è stato un po’ più difficile far capire loro la tecnica della scrittura creativa e indirizzarle lontano dalla mera descrizione dei luoghi e più vicine, invece, a storie ispirate a quei luoghi stessi. Ho dovuto rimandare indietro solo pochissimi racconti che poi, anche sulla base delle mie dritte, hanno riscritto più volte fino ad ottenere un buon risultato. Si sono impegnate molto e c’era grande entusiasmo. Nessuna ha mai pensato di rinunciare: erano davvero motivate. Ed è significativo che questo progetto al femminile venga “partorito” a nove mesi di distanza.

Quali sono le vostre aspettative?
Anzitutto spero che il libro piaccia e che susciti interesse e curiosità. Alle autrici dei racconti, invece, non ho mai chiesto cosa si aspettano da questo progetto. Per il resto, non ho volutamente scelto il formato e-book, perché non mi piace la digitalizzazione del libro. Il libro lo devi sentire, toccare, deve “puzzare”. Faremo sicuramente una presentazione, coronavirus permettendo, nei prossimi mesi. Intanto, dal 27 settembre il libro sarà disponibile su Amazon e chiunque vorrà potrà acquistarlo e leggerlo.

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