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Da Mottafollone a Newcastle, storia d’amore e di sport In evidenza

  • Domenico Roberto e sua moglie Katia hanno partecipato ai Mondiali per trapiantati
Domenico Roberto e Katia Grosso a Newcastle Domenico Roberto e Katia Grosso a Newcastle
Agos

MOTTAFOLLONE - Lo sport oltre le barriere e la disabilità intesa come risorsa e non quale ostacolo. Sullo sfondo, una bellissima storia d'amore, che li ha portati entrambi ai Mondiali per i “trapiantati” in svolgimento fino a ieri a Newcastle in Inghilterra. I due protagonisti sono Domenico Roberto, trapiantato, nativo del piccolo borgo dell’Esaro, e sua moglie Katia Grosso, che – in qualità di donatore vivente del marito – hanno preso parte alla spedizione degli azzurri per la 22. edizione dei “World Transplant Games”,

il più importante evento internazionale dedicato agli atleti portatori di trapianto ed anche ai donatori viventi. A Mottafollone, la notizia ha avuto una vasta eco e tanti sono stati gli attestati di stima verso i due “atleti” ed i loro familiari, a cominciare dal suo papà Giuseppe Roberto fino a tutti gli altri. Entrambi di Mottafollone, Domenico e Katia si sono uniti in matrimonio nel 2006 e vivono a Cesena, dove lavorano. Sono iscritti all’Aido (Associazione italiana donatori organi), sezione di “Cesena Rubicone” e sono stati gli unici due calabresi, adesso residenti entrambi in Emilia Romagna, che in pratica hanno rappresentato due regioni a Newcastle. Lo scopo principale della loro vita, a parte l’amore smisurato verso la propria figlioletta, è quello di partecipare annualmente ad una miriade di eventi atti a “sensibilizzare la cultura della donazione”. Ed è grazie a questo che la loro vita è migliorata e che – risultati sportivi a parte – gli ha fatto vincere soprattutto la “partita della vita!”. Per ripercorrere la storia, bisogna sapere che Domenico, sottoposto a trapianto nel 2009 a Modena, da allora è seguito insieme alla moglie dal reparto di Nefrologia e Dialisi del “Bufalini” diretto dal dottor Giovanni Mosconi. Lui, ha fatto parte del team di volley (è alzatore della Nazionale di pallavolo trapiantati e dializzati dell’Aned) oltre che portiere nel torneo di calcio a 6. Sua moglie Katia, invece, ha gareggiato nei 5000 (decimo posto) e 100 metri (sesta). Non erano importanti i risultati ma soprattutto “l’esserci” ai Mondiali, sapendo che anche questo è un dono della loro vita, già culminata in un grande frutto: la figlioletta che ha fatto il tifo per mamma e papà ma per tutta la speciale Nazionale. Entrambi i suoi fantastici genitori, infatti, sono stati tra i 49 azzurri della Nazionale che si sono misurati in quattordici discipline ottenendo in totale 11 ori, 6 argenti e 13 bronzi, Tra questi - alla fine - la forza di volontà ha pagato due volte anche Roberto con i risultati sportivi che l’hanno visto salire sul gradino più alto del podio nel torneo di pallavolo e conquistare la medaglia di bronzo insieme ai suoi compagni definiti “i guerrieri del calcio a 6”. I due protagonisti, insieme a tutti i partecipanti, hanno ricevuto un messaggio da Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico: «Siete portatori di trapianto e d’un fortissimo messaggio di vita perché lo sport - fuor di retorica - è vita». Per loro c’è stata, quindi, una grande casa dove «sentirsi partecipi delle mille possibilità che lo sport offre a tutti e che - al di là dei risultati ha innaffiato il terreno sportivo per dare una speranza a quanti dopo il trapianto non pensano a quale straordinaria opportunità sia fare sport». Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Vanacore, presidente Aned, acronimo di Associazione nazionale emodializzati: «Qui – ha chiosato – abbiamo trovato un luogo di condivisione degli obiettivi, d’accoglienza, partecipando all’importante rassegna mondiale perché lo sport aggiunge vita agli anni, dopo che il trapianto ha ridato vita agli organi. Fare sport è una risorsa inesauribile di vantaggi per il dializzato o il trapiantato, oltre che essere un valore in termini di risparmio della spesa per i farmaci degli stessi, ribadendo l'importanza della cultura della donazione degli organi, per ridare vita e speranza».

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