Giovedì 17 febbraio 2011: il TG5, la rete ammiraglia di Mediaset apre il telegiornale delle ore 20,00, l’edizione di massimo ascolto, con la notizia di cronaca nera sui delittuosi eventi appena avvenuti a San Lorenzo.
I fatti di sangue accaduti a San Lorenzo del Vallo sono stati, quindi, ritenuti dal Direttore responsabile Clemente Mimun e da tutto lo staff di giornalisti professionisti costituenti la redazione della testata giornalistica come i più eclatanti a livello nazionale. Le notizie di nera restano quindi le più richieste dai fruitori (in questo caso televisivi) e nessun giornalista può ignorare o sottovalutare le richieste del pubblico, proprio perché resta suo dovere proporre al pubblico tutto quanto fa notizia e la notizia proveniente da San Lorenzo del Vallo era la notizia per eccellenza che, in mancanza di una analoga ancora più grave proveniente da un’altra parte d’Italia, poteva e doveva figurare in apertura.
Si tratta, in effetti, della più volte dallo scrivente evocata trilogia della comunicazione basata sulle fatidiche “tre esse” (sangue, sesso, soldi), per cui una notizia, in tanto può assurgere ai più alti livelli di interesse per il pubblico in quanto è una cattiva notizia. E in fatto di cattive notizie quelle di cronaca nera basate sulle tre esse di cui sopra, sono al top dell’interesse del pubblico. Interesse che è direttamente riscontrabile dall’alto livello di audience che si raggiunge, quando il cronista, suo malgrado, è portato a scavare nei particolari più miserevoli della vicenda.
Il Tg Mediaset da me seguito la sera del 17 febbraio u. s., (ma credo che anche altri notiziari si siano regolati allo stesso modo), ha riservato addirittura gli onori dell’apertura alla sparatoria di San Lorenzo, dopo averne dato conto negli stessi titoli in sommario: una notizia di nera proveniente da un piccolo paese della Calabria, un tragico fatto di sangue che ha causato la morte di due donne giustiziate in casa, senza pietà e senza possibilità di salvezza. E così San Lorenzo del Vallo “bucò” i teleschermi d’Italia
Una notizia per nulla edificante, ma proprio per questo capace di scatenare l’interesse di un più vasto pubblico istintivamente attratto dalla cattiva, pessima notizia, di fronte alla quale le pur non liete notizie provenienti dai palazzi del potere di Roma, sedi deputate ai destini della Patria, nulla poterono per potersi garantire una scontata apertura. La notizia proveniente da San Lorenzo del Vallo era più truculenta, più tragica, più inverosimile, per cui meritava gli onori della cronaca.
Certamente, credo che San Lorenzo del Vallo non sentiva la necessità di balzare agli onori della cronaca per un tale luttuoso evento. E’ auspicabile che quanti hanno in mano le leve del potere locale, sia esso politico, culturale economico e comunicativo, lo utilizzino anche per ricostruire la visione di un paese che ha come unico scopo e interesse, quello di progredire in piena libertà e sicurezza lontano dai clamori delle prime pagine, che il più delle volte sono appannaggio delle negatività.
Di per se la stampa e la comunicazione in genere si trovano sempre di fronte al bivio. Da un lato deve informare, dall’altro dovrebbe anche formare (educare). Ma non cedere alla logica dell’amplificazione delle cattive notizie, non è per nulla facile. E contemperare le due esigenze è forse impossibile, atteso che il giornalista prima che educatore, resta un “semplice” comunicatore.
L’importante è trasmettere il giusto messaggio: la vicenda assurda di un giorno magari frutto di un errato rapporto interpersonale che si trascina e che peggiora sempre più nella convinzione di aver subito torti irreparabili, non deve assurgere a marchio di una intera comunità che per 365 giorni all’anno vive ed opera secondo i canoni della convivenza civile e democratica.
L’auspicio è che la prossima notizia che riporterà Sa Lorenzo agli onori della ribalta possa essere meno eclatante e quindi più costruttiva. La leggerebbe o la ascolterebbe inizialmente un minor numero di persone che la amplificherebbe spontaneamente. Potrebbe riguardare il ritrovamento di un nuovo sito archeologico di epoca tardo romana, oppure una traccia documentale sulla costruzione e storia del castello degli Alarçon Mendozza di Valle Siciliana, oppure della torre normanna di Jentilino, o ancora, e questa sì che sarebbe una bella notizia che farebbe la felicità del protagonista, una grossa vincita al lotto.
Ogni giornalista e noi locali per primi, saremmo lieti di diffondere una notizia del genere proveniente da una comunità che ha già dato fior di personaggi che restano nella sua storia. In primis Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Antonio Ciliberti, attuale Vescovo dell’Arcidiocesi Metropolita di Catanzaro e Squillace.
I fatti di sangue accaduti a San Lorenzo del Vallo sono stati, quindi, ritenuti dal Direttore responsabile Clemente Mimun e da tutto lo staff di giornalisti professionisti costituenti la redazione della testata giornalistica come i più eclatanti a livello nazionale. Le notizie di nera restano quindi le più richieste dai fruitori (in questo caso televisivi) e nessun giornalista può ignorare o sottovalutare le richieste del pubblico, proprio perché resta suo dovere proporre al pubblico tutto quanto fa notizia e la notizia proveniente da San Lorenzo del Vallo era la notizia per eccellenza che, in mancanza di una analoga ancora più grave proveniente da un’altra parte d’Italia, poteva e doveva figurare in apertura.
Si tratta, in effetti, della più volte dallo scrivente evocata trilogia della comunicazione basata sulle fatidiche “tre esse” (sangue, sesso, soldi), per cui una notizia, in tanto può assurgere ai più alti livelli di interesse per il pubblico in quanto è una cattiva notizia. E in fatto di cattive notizie quelle di cronaca nera basate sulle tre esse di cui sopra, sono al top dell’interesse del pubblico. Interesse che è direttamente riscontrabile dall’alto livello di audience che si raggiunge, quando il cronista, suo malgrado, è portato a scavare nei particolari più miserevoli della vicenda.
Il Tg Mediaset da me seguito la sera del 17 febbraio u. s., (ma credo che anche altri notiziari si siano regolati allo stesso modo), ha riservato addirittura gli onori dell’apertura alla sparatoria di San Lorenzo, dopo averne dato conto negli stessi titoli in sommario: una notizia di nera proveniente da un piccolo paese della Calabria, un tragico fatto di sangue che ha causato la morte di due donne giustiziate in casa, senza pietà e senza possibilità di salvezza. E così San Lorenzo del Vallo “bucò” i teleschermi d’Italia
Una notizia per nulla edificante, ma proprio per questo capace di scatenare l’interesse di un più vasto pubblico istintivamente attratto dalla cattiva, pessima notizia, di fronte alla quale le pur non liete notizie provenienti dai palazzi del potere di Roma, sedi deputate ai destini della Patria, nulla poterono per potersi garantire una scontata apertura. La notizia proveniente da San Lorenzo del Vallo era più truculenta, più tragica, più inverosimile, per cui meritava gli onori della cronaca.
Certamente, credo che San Lorenzo del Vallo non sentiva la necessità di balzare agli onori della cronaca per un tale luttuoso evento. E’ auspicabile che quanti hanno in mano le leve del potere locale, sia esso politico, culturale economico e comunicativo, lo utilizzino anche per ricostruire la visione di un paese che ha come unico scopo e interesse, quello di progredire in piena libertà e sicurezza lontano dai clamori delle prime pagine, che il più delle volte sono appannaggio delle negatività.
Di per se la stampa e la comunicazione in genere si trovano sempre di fronte al bivio. Da un lato deve informare, dall’altro dovrebbe anche formare (educare). Ma non cedere alla logica dell’amplificazione delle cattive notizie, non è per nulla facile. E contemperare le due esigenze è forse impossibile, atteso che il giornalista prima che educatore, resta un “semplice” comunicatore.
L’importante è trasmettere il giusto messaggio: la vicenda assurda di un giorno magari frutto di un errato rapporto interpersonale che si trascina e che peggiora sempre più nella convinzione di aver subito torti irreparabili, non deve assurgere a marchio di una intera comunità che per 365 giorni all’anno vive ed opera secondo i canoni della convivenza civile e democratica.
L’auspicio è che la prossima notizia che riporterà Sa Lorenzo agli onori della ribalta possa essere meno eclatante e quindi più costruttiva. La leggerebbe o la ascolterebbe inizialmente un minor numero di persone che la amplificherebbe spontaneamente. Potrebbe riguardare il ritrovamento di un nuovo sito archeologico di epoca tardo romana, oppure una traccia documentale sulla costruzione e storia del castello degli Alarçon Mendozza di Valle Siciliana, oppure della torre normanna di Jentilino, o ancora, e questa sì che sarebbe una bella notizia che farebbe la felicità del protagonista, una grossa vincita al lotto.
Ogni giornalista e noi locali per primi, saremmo lieti di diffondere una notizia del genere proveniente da una comunità che ha già dato fior di personaggi che restano nella sua storia. In primis Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Antonio Ciliberti, attuale Vescovo dell’Arcidiocesi Metropolita di Catanzaro e Squillace.