Che il gelato, estate ed inverno, piaccia proprio a tutti è risaputo. Piace a donne e uomini, grandi e piccoli. Alla frutta o alla crema. Che il gelato, a meno che non si parli di ragazzini delle scuole medie o del liceo con gli ormoni impazziti in fase di sviluppo, possa diventare l’elemento del desiderio sensuale è un po’ meno pacifico. Succede in Italia, nell’anno di grazia 2014, a più di trent’anni dall’emancipazione femminile, che una donna, il ministro Madia, diviene, causa un gelato, vittima del peggiore sessismo da caserma.
Casus belli: la ministra Madia mangia nella sua auto un gelato e la testata “Chi” si scatena. Le cronache giornalistiche riportano: “La Madia ci sa fare con il gelato”. Il doppio senso non è né velato, né tanto meno ironico, divertente, sarcastico… Magari lo fosse! E’ semplicemente volgare. Ed inopportuno. E anche maschilista. Del più becero maschilismo. Significa quella frase, quella immagine, oggettivizzare una donna. Relegarla, ancora una volta, ad un ruolo, non deciso da lei, ma impostole, in questo caso, da un gesto: mangiare un gelato. Tutto ciò non può essere ironia perché rimanda all’idea che qualunque cosa faccia una donna, anche la cosa più normale, comune, essa è nata per altro. Che ne abbia voglia o meno, ch ne sia consapevole o meno. E poi per usare l’ironia, che è una grande cosa, bisogna avere intelligenza, apertura mentale, stile. I giornalisti (?) di “Chi” non sembrano rispondere a tutto ciò. A me il gelato piace assai e quando mangio il gelato il mio unico pensiero sono le calorie che si depositeranno su di me. Con buona pace di Signorini ed i suoi banalissimi collaboratori.