Venerdì scorso Naomi Campbell ha compiuto 45 anni, la notizia mi giunge tramite sms: io al parco con Ginevra back in action, mio marito dal divano mentre guarda il tg mi scrive. Non si dilunga sull’indiscussa beltà della venere nera, è cosa nota. Sulle sue gambe chilometriche, la pelle color ebano, lo sguardo da pantera, e tutto il resto… Non è necessario questo surplus di informazioni: lei è una dea, si sa. Mi comunica il compleanno della super top, aggiungendo “Io preferisco te, ora e sempre”.
Sorrido a questo atto dovuto di galanteria matrimoniale o tentativo di non incorrere in un omicidio. Sorrido, mentre guardo me e Ginevra che ci rotoliamo sull’erba, sporche, arruffate, sorridenti, lontanissime da perfezione e pailletes. I miei capelli, come i miei pensieri, al solito arruffati, i miei abiti sporchi d’erba e mirtillo. Il mio profumo un misto di fiori e latte. Sorrido e, più per abitudine che per reale necessità, cerco il mio specchietto da borsa, che emerge dopo varie ricerche sepolto da bavette e biberon, mi ripasso il rossetto e stanca e sorridente mi avvio verso casa, augurando, con tutta l’invidia possibile, un sereno compleanno alla diva. Altre notizie ed eventi e ricorrenze meno frivole giungono da un televisore. Ancora una volta attraverso quel bellissimo film di Giordana che è “I cento passi” tutta la rabbia e l’impotenza e l’emozione che si possono contenere mi giungono. Io e mio marito lo guardiamo assieme, commossi, arrabbiati, mentre ideali, i nostri ideali condivisi, sembrano palesarsi sotto forma di una lacrima silente. Nello stesso momento guardiamo Ginevra, che ci respira accanto, promettendoci tacitamente di insegnarle “lo splendore della disubbidienza” (Sofocle), della non accettazione dell’ingiustizia. E’ il nostro augurio: per lei. E’ il nostro preferirci ora come allora come sempre. Un po’ più in là dell’indifferenza.