Navanteri

È da molto tempo che non mi occupavo della mia rubrica. Più trafelata e stanca che mai. Il termine trafelata ha assunto per me, negli anni, diverse sfumature addensandosi anche di risvolti nuovi e leggeri. Questa rubrica ne è un esempio. In questo ultimo periodo però le connotazioni leggere si sono un po’ smarrite. La vita va veloce, fra impegni lavorativi e famigliari. E l’imprevisto può sempre fare capolino. Non tutto si può tenere sotto controllo. Succede, a volte, di non sentirsi bene.

Bnl

Quasi improvvisamente. E tutto può avere inizio da una banale faringite, che chiude la gola e rende problematica prima, impossibile dopo, la deglutizione. Succede di non essere grave ma di non saperlo. Succede che taluni disturbi ovviamente terrorizzino. Ed allora partono le visite. Tutte. Per esclusione, per controllo, per contrasto, perché è inevitabile, perché è giusto, perché è necessario. Tutto ciò che era necessario cede il passo ad altro: le visite. Che rimandano sempre ad altre visite. E sembra di non venirne a capo. I progetti rimandati: tutti. E quello che doveva essere l’anno della svolta diviene l’anno dell’attesa e dello stop. È facile perdersi nei meandri della sanità lombarda, se pur ritenuta la migliore d’Italia. Tutto ciò che di grave poteva essere, e non è nemmeno necessario (se pur le parole non mi spaventano anzi mi affascinano) stilare un elenco di malattie, non lo è stato: sto bene. È stato stress, faringite e reflusso. Sto bene e non mi sembra vero. La felicità è davvero diventata un piatto di spaghetti, un aperitivo, una pizza. La felicità più che mai è diventata normalità. Questa normalità così tanto bistrattata, che a volte andrebbe semplicemente accolta. Sono ancora un po' (un po’???)spaventata o meglio disturbata dal ricordo così ancora recente di tutte le paure avute. Ginevra le ha personificate tutte, tutto convergeva su di lei: come sempre, d’altronde. La paura, spero presto, lascerà il posto alla consapevolezza che è già tutto dietro le spalle, che sono già oltre. C’è bisogno che il sole ritorni. Che la Primavera sia più splendente che mai. C’è bisogno di pura vita ed impegni quotidiani. C’è bisogno di rituali. Nella certezza che siamo anche fragili non invulnerabili. Ora il vento di maggio mi accarezza, allontana una lacrima e riporta un sorriso. C’è bisogno di ri-inizi. Di ri-nascite. Di… Dove eravamo rimasti? Io so riiniziare così: un foglio ed una penna, un pc ed un file. Per chi vorrà ancora leggermi e seguirmi riprende la mia rubrica. Do ufficialmente il bentornata a me stessa. Regalandomi benessere e cogliendo l’occasione di augurare a tutte e tutti buon Primo Maggio.

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