Navanteri

anna de blasiL’eco delle feste è svanito da un po’ e non con la stessa velocità i chili da smaltire. Di solito qualcuno si prende in questi periodi, se poi di mezzo c’è anche il tuo matrimonio anche riuscire a respirare il 7 Gennaio senza starnazzare è già tanto. Perché non è vero che le spose non mangiano: io non ho saltato una portata, perché avrei dovuto? Certo ho ballato tanto, e forse qualcosa avrò bruciato (oltre ad aver strappato l’abito. Dicono che porti bene).

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Ma poi io non sono grossa (che orribile parola, io l’abolirei), semplicemente non sono omologata ai criteri di bellezza vigente. Sono vintage. Ma sì, i chili delle feste (e anche quelli della gravidanza, mia figlia ha quindici mesi, ma loro, i chili, evidentemente si sono affezionati a me) spariranno, prima o poi. C’è qualcos’altro che dura e durerà. E non è semplicemente il rientro, è qualcosa di più profondo e viscerale. Quel qualcosa che ogni vota stringe l’anima. E’ l’odore del mare, il verde delle colline, la fuliggine del mio paese, l’abbraccio di mia madre, i suoi immensi occhi verdi che si confondono con il paesaggio intorno, i paesaggi calabri, tutto questo non si smaltisce mai. Perché sono le mie radici. La mia essenza. Il rientro per noi migranti è sempre un viaggio, lungo latitudini geografiche ed emotive. E’ un cammino che sa di rabbia, ma anche di abitudini, nostalgie e futuro. E tutto si fonde, ancora una volta, per me donna trafelata e moderna migrante, negli occhioni di mia figlia. Inizia il nostro viaggio. Al Nord. Con il Sud, il nostro Sud, nell’anima. Sempre.

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