La notte del 25 Novembre scorso è morto l’ultimo comunista: Fidel Castro. Aveva 90 anni. La notizia è stata data dal fratello Raùl: “Con profondo dolore vi informo che il comandante in capo della rivoluzione cubana Fidel Castro è morto”. Il corpo sarà cremato, secondo le volontà del leader maximo. E’ stato, assieme al fratello Raùl e ad Ernesto Che Guevara, protagonista della rivoluzione cubana, lottando contro il regime di Fulgencio Batista. Sicuramente è stato uno degli uomini più controversi del Novecento: da alcuni considerato un nemico dei diritti umani, da altri un liberatore.
I suoi sostenitori ne evidenziano i progressi sociali portati a Cuba in ambito sanitario e scolastico. Le statistiche dell’UNESCO hanno confermato che il tasso di istruzione a Cuba è tra i più alti dell’America Latina. I tassi di mortalità infantile sono i più bassi non solo dell’America Latina, ma anche di altre nazioni come gli Stati Uniti. Il livello di sanità è elevato. Noto da tutti come leader maximo, appellativo che gli fu attribuito nel dicembre del 1962, quando Cuba adottò il comunismo in seguito a un fallito tentativo da parte del governo statunitense di rovesciare con le armi il governo cubano, la baia dei porci. All’indomani della rivoluzione castrista gli Stati Uniti d’America imposero l’embargo a Cuba: embargo commerciale, economico, finanziario. Fra gli storici incontri che Fidel ha avuto non si può certo dimenticare quello con Giovanni Paolo II, nel 1996 A Roma, e nel 1998 a Cuba. In quell’occasione Fidel accolse l’allora papa con tutti gli onori, rinunciando alla divisa militare, per indossare giacca e cravatta. E’ riuscito a tener testa alla più grande potenza mondiale, gli Stati Uniti d’America, opponendo ad essa un altro modello, al di là del capitalismo. Ben oltre le apparenze, le critiche, le esegesi, è stato un simbolo. Un simbolo che ha infiammato più anime, anche al di là dell’oceano. E’ scampato a 638 attentati. E’ sopravvissuto al crollo dell’Unione Sovietica, alla caduta del muro, a dieci presidenti statunitensi, ad un embargo. E’ stato sicuramente un combattente, un lucido e freddo visionario, un agguerrito sognatore, una figura carismatica e contraddittoria come poche. Solo una malattia, comune e terribile, ha decretato la sua fine fisica, ma non di certo quella simbolica.