È passata quasi sotto silenzio la notizia che il PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza), predisposto dal Governo Draghi, preveda il passaggio dell'Alta velocità nel nostro territorio. Si tratta di un progetto rivoluzionario, del costo di circa 20 miliardi, che dovrà realizzare una nuova linea ferroviaria di “alta velocità” (300 km/h) che percorrerà il tragitto da Salerno a Reggio Calabria seguendo l’autostrada del Mediterraneo, deviando da Praia per Tarsia (collegamento con la linea jonica) e passando per Cosenza.

Una linea così concepita che permetterà di raggiungere in treno in poche ore la capitale, allacciandosi agevolmente all’asse Roma-Milano. Di conseguenza la deviazione del tracciato verso Tarsia comporterà finalmente un collegamento diretto tra l'area jonica con quella cosentina che dovrebbe risolvere in parte lo storico deficit strutturale della Provincia di Cosenza.
La costruzione della nuova linea ferroviaria ragionevolmente valorizzerà il territorio del Comune di Tarsia e, con molta probabilità, quello comprensoriale, la cui collocazione baricentrica, di grande snodo viario su rotaie, dovrebbe generare ricadute economiche positive.
Per tale motivo, il territorio (e le comunità interessate) nessun atteggiamento passivo o inattivo dovrà tenere rispetto le scelte dell'esecutivo, bensì, viceversa, partecipare e concordare da co-protagonista il processo di trasformazione infrastrutturale dell'area in questione che dovrà  rappresentare uno dei fattori di sviluppo dell'intera zona.
Al fine di evitare che l'anzidetto “piano alta velocità” sia scippato da terzi, il cui tentativo è già in atto, il territorio non potrà non procedere ad un rafforzamento politico-amministrativo della zona, la quale dovrà avviare -obtorto collo- scelte sinergiche e condivise in un ottica di gestione unitaria, condizione imprescindibile  per rendere fattibile un percorso di crescita duraturo, migliorando gli standard di qualità della vita delle popolazioni ivi insediate, la cui marginalità verrà lenita.
Il tempo di tirare a campare è finito!
Non cogliere tale opportunità storica che graziosamente si è presentata sarebbe fatale per il futuro delle comunità, compresa quella spezzanese, la quale, peraltro, è quella messa peggio in prospettiva, essendo in una delicata fase di passaggio politico -generazionale sprovvista di una classe dirigente solida e con una visione che non va oltre il “Cozzo di San Salvatore”.
Questa volta non possiamo perdere il treno!

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