
Essa, sin dalla sua fondazione nel lontano 1919, ha avuto il merito di svolgere un ruolo di protagonista principale nel progresso economico-sociale della comunità, fungendo da volano di sviluppo e sostegno concreto alle iniziative imprenditoriali e delle famiglie sia spezzanesi che del territorio.
Tanto è vero che sarebbe ingiusto ed irriconoscente negare il fatto che la Bcc di Spezzano Albanese non ha mai voltato le spalle a nessuno, ha sempre tenuto le porte aperte a tutti, favorendo ogni forma di domanda ed istanza proveniente dalla società e dal tessuto produttivo: dal complesso e rischioso finanziamento alle aziende, al mutuo della prima casa, all'acquisto dell'autovettura ai giovani neo patentati fino al prestito per l'acquisto dei mobili alle nuove famiglie che andavano costituendosi.
Epperò, solo oggi, che l'istituto di credito è stato commissariato e numerosi sono gli interrogativi e i dubbi che sorgono sulla sua futura tenuta e capacità di sopravvivenza, tutti all'unisono hanno riscoperto l'importanza storica della ex cassa rurale e ne hanno riconosciuto la grande utilità sociale.
E' proprio il caso di ripetere la simpatica frase spezzanese: “lambami... garrafari”!!!
Ma al di là del tardivo riconoscimento da marciapiede, nessuno ha mosso un dito o si è realmente interessato delle vicissitudini della ex cassa rurale, sebbene la situazione economica del territorio è veramente critica!!!
Essa, non vi è dubbio, ha risentito, principalmente della crisi generale la cui dimensione ha di fatto inginocchiato le nazioni occidentali, ciò nondimeno tale congiuntura (locale) è stata aggravata proprio dalle serie difficoltà della Bcc della Sibaritide, la quale, dal Commissariamento in poi, ha di fatto sospeso ogni forma di finanziamento e accesso al credito, generando, suo malgrado, uno stato di patologica illiquidità che si è riflessa sull'economia locale e sul portafoglio delle famiglie spezzanesi.
In altre parole, proprio in un momento di crisi epocale, purtroppo, l'istituto di credito, fondato dall'arciprete don Francesco Gullo, ha “chiuso i rubinetti”, avviando un processo a domino di paralisi del sistema.
Ebbene, la cittadina arbëreshe da comunità serena che confidava sulle garanzie della “sua banca”, si è trasformata, tutto di un colpo, in una cittadina isterica, sconvolta dalla scomparsa del suo storico “paracadute finanziario”.
E' sotto gli occhi di tutti che le imprese del territorio stiano vivendo una fase drammatica.
maggior parte dei casi esse sono alle porte del fallimento, considerato che la produzione è bloccata, per assenza di commesse e per giunta le imprese stesse non sono in grado di far fronte alla forte esposizione finanziaria che si riverbera sull'occupazione, sui salari e sui consumi.
Quindi tutto è fermo nel paese!!! Non circola il denaro!!!
Siamo giunti all'assurdo che numerose famiglie non sono in condizioni di permettersi la spesa giornaliera. Non a caso gli amici dell'associazione “Drita” hanno organizzato un'iniziativa encomiabile di “Banco alimentare” per aiutare i soggetti più deboli e bisognosi. Dunque, la situazione è veramente drammatica!!!
Che cosa fare?
Purtroppo, in questi casi non esistono ricette magiche, né tanto meno soluzioni certe ovvero risposte definitivamente risolutive.
L'unica certezza che mi sento di consigliare per uscire dalla crisi sopra descritta è quella di non rimanere immobili, non fermarsi, altrimenti è la fine.
A ciò deve aggiungersi che bisogna avere il coraggio di ripartire, rilanciando gli investimenti proprio in questa fase critica.
E' il momento che le persone sia facoltose che benestanti impieghino il proprio denaro ed aumentino i consumi anche voluttuari.
Ma solo ciò non basta, sono necessarie istituzioni finanziare che spalleggino le nuove iniziative imprenditoriali.
Per questo motivo la comunità Spezzanese ha bisogno della “sua banca”, che deve assumere il compito di motore attivo della ripresa economica.
Pertanto, è auspicabile che le forze politiche e sociali del territorio facciano fronte comune, al fine di intervenire con energia sulle istituzioni competenti (Ministero dell'economia e Banca d'Italia) affinché definiscano in tempi brevissimi la “questione Bcc della Sibaritide”.
E' giunto il momento che la Bcc venga restituita ai suoi legittimi proprietari, i quali, facendo tesoro dei precedenti errori, possano inaugurare una stagione di riforme strutturali e culturali, fondate sulla competenza, meritocrazia ed equilibrio.
Dunque, è necessario che la Cassa rurale debba riprendere il suo autonomo cammino, non certo per essere spremuta da turpi individui o lestofanti clienti, ma per riacquistare la sua storica funzione di sostegno alla collettività del territorio.
Forse, solo ripartendo dalla vecchia Bcc avremo la possibilità di farcela, altrimenti, intravvedo per il nostro amato paese miseria e macerie sociali.