Navanteri

L'Ispettore Fusca nel suo ultimo articolo su “Diritto di Cronaca” (24.06.2016), prima della sua fulminea dipartita, nel commentare positivamente l'approvazione alla Camera della nuova legge denominata “dopo di Noi” che si occupa delle persone con disabilità gravi che restano senza sostegno familiare, riaffermava con forza il ruolo principale della Scuola (con la S maiuscola come soleva dire) nell'integrazione delle persone disabili, nonché individuando sempre nell'istituzione scolastica (nel suo insieme) il soggetto promotore della costruzione di una società inclusiva.
Dall'anzidetto intervento è ricavabile il leitmotiv della sua ricerca, durata oltre quarant'anni.

I temi della scuola, della passione educativa e non da ultimo dell'integrazione dei diversamente abili, sono stati gli argomenti preminenti del suo lavoro scientifico che del resto evidenziano il pensiero dell'infaticabile ed inquieto Ispettore, il quale auspicava con ansia un “Nuovo Umanesimo”, dove le diversità, mediate dalla cultura, rappresentano fattori di ricchezza e rafforzamento delle società moderne avanzate e complesse.
Ma non è stato, soltanto, un “tecnocrate della didattica e della pedagogia”, bensì un poeta, pubblicista, polemista, oltre che un grande arbëresh.
Sebbene credesse nella politica, diffidava dei politicanti, ritenendo che l'intellettuale dovesse stare lontano dalle stanze del potere e tale principio lo applicò senza alcuna deroga.
Non ha mai fatto il pifferaio ai politici di turno, ma, al contrario, è stato un intellettuale libero, critico e generoso che ha sempre combattuto per la crescita culturale e civile della comunità Natia. Alle riunioni delle “segreterie” preferiva le sagre popolari e folcloristiche della Sua Spezzano, “il paese più bello del mondo” come immancabilmente e amabilmente dichiarava nei suoi innumerevoli dibattiti.
Ma tutto ciò (che non è poco) non fa giustizia della figura dell'Ispettore.
Difatti, non è esagerato sostenere che nell'ultimo ventennio circa, ha svolto di fatto il ruolo di “Ambasciatore di Spezzano Albanese nel mondo”, supplendo all'oscurantismo istituzionale della comunità. Ha rappresentato il paese all'esterno delle mura, promuovendo e valorizzando le migliori tradizioni del suo paese al quale non ha mai smesso di amare come ha scritto nella famosa canzone arbëreshe “Io ti ho voluto. Non lo dimenticare. Io ti voglio... e tu sei andato con un altro”.
Lascia un grande vuoto in tutti noi.
Arrivederci Grande Ispettore.

L'Editoriale

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