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L'alimentazione del bambino non è (quasi) mai solo una questione di "cibo". Cosa e quanto deve mangiare sono solo due aspetti di un universo molto più vasto. È fondamentale che il bambino abbia la possibilità di imparare a mangiare da solo, anche se ciò significa sporcarsi.

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Questo lo aiuterà a diventare più autonomo e a sviluppare le sue capacità manuali. Intorno all'anno di vita, si acquisisce la capacità di impugnare una posata, in genere il cucchiaio. Con gradualità, imparerà a prendere il cibo e portarlo alla bocca facendolo entrare correttamente.
Al compimento del secondo anno, in genere, un bambino acquisisce la capacità di completare il pasto più o meno in autonomia. A quest’epoca riesce anche a tenere il bicchiere e bere senza aiuto. A 3 anni, il bambino è solitamente in grado di usare correttamente anche la forchetta e ha sicuramente acquisito l’autonomia per stare a tavola e mangiare senza l’aiuto di mamma e papà. A quest’età si può provare a introdurre l’utilizzo di un coltello che dovrà essere di plastica dura e avere la punta arrotondata. Insegniamo al piccolo il suo utilizzo, che inizialmente sarà quello di sminuzzare cibi morbidi.
È bene sottolineare, però, che le tempistiche variano da bambino a bambino, o meglio, da genitore a genitore, poiché queste sono abilità che si acquisiscono con gradualità e attraverso l’insegnamento paziente degli adulti.
Un’abitudine cruciale è quella di condividere, tutti insieme, almeno uno dei due pasti principali (pranzo o cena). L’imitazione è il principale strumento che il bambino ha per aumentare il suo grado di sviluppo. Stare a tavola insieme ai genitori è essenziale per imparare a mangiare: il piccolo vi copia per acquisire autonomia, vi osserva assumere un determinato alimento e impara a mangiare cibi nuovi. 
Se il bambino rifiuta i nuovi cibi, non deve essere forzato. I cibi definiti "baby food", ovvero quelli prodotti per i bambini al di sotto dei 3 anni, continuano a rappresentare un’alternativa sicura, completa ed equilibrata. Un trucco per stimolare la confidenza con un cibo nuovo è quello di far condividere al bambino la sua preparazione: in questo modo avrà meno diffidenza al momento di assaggiarlo. Un altro suggerimento è quello di preparare i nuovi cibi in maniera fantasiosa e colorata.
Non usare mai il cibo come premio o, peggio, come punizione (es. "Vai a letto senza cena"; "Non ti do il gelato perché non hai mangiato le zucchine") e non inseguire con il piatto il bambino, rincorrendolo per tutta casa. 
Dopo l’anno di vita il bambino può introdurre la maggior parte degli alimenti, purché cucinati in modo semplice, conditi con olio extravergine d’oliva (meglio se "a crudo") e tagliati a piccoli pezzi.
Alcuni cibi vanno però accuratamente evitati, anche sotto forma di assaggi, come i frutti di mare (per il rischio di infezioni), Il caffè, il thè e gli alcolici.
Altri alimenti possono essere somministrati solo occasionalmente e in modeste quantità, come i formaggi grassi (ad esempio il mascarpone), i cibi fritti, gli insaccati, i dolci e le bibite dolci, gli alimenti ricchi di conservanti, coloranti e aromi artificiali.
Poiché la crescita procede con ritmi molto più lenti rispetto al primo anno di vita, l’appetito può ridursi. Non bisogna preoccuparsi, quindi, se il bambino attraversa periodi di inappetenza. È consigliabile, soprattutto in queste situazioni, presentare le pietanze con fantasia, combinare i vari alimenti in modo diverso e proporre preferibilmente "monopiatti" (pasta con ragù al pomodoro, con lenticchie o fagioli, "ai 4 formaggi", riso e piselli) o completare con un pasto aggiuntivo di latte. In ogni caso non bisogna drammatizzare, perché di solito non si determinano carenze nutrizionali in quanto il bambino sano riesce ad autoregolarsi.
La dieta può variare nei cibi proposti in base alle abitudini alimentari familiari, all’appetito e ai gusti del bambino, ma deve essere il più possibile varia. 
È nozione comune che la dieta mediterranea sia una delle migliori alimentazioni bilanciate nel mondo ed è in grado di prevenire sovrappeso e obesità. I cibi alla base della piramide sono quelli che devono essere presenti in quantità adeguate e tutti i giorni nell’alimentazione del bambino. Man mano che si sale verso la cima della piramide, le quantità e la frequenza degli alimenti diminuiscono (ad esempio, uova o patate si dovrebbero consumare solo una volta a settimana).
Le caratteristiche di questo modello sono elevata assunzione di verdura, legumi, frutta, noci e cereali integrali, consumo medio-alto di pesce, elevata assunzione di acidi grassi insaturi (olio di oliva), basso consumo di acidi grassi saturi e di prodotti caseari, ridotta assunzione di carne, soprattutto rossa, apporto moderato di sale e attività fisica quotidiana (almeno un’ora al giorno).
La regola d’oro è quella dei 5 pasti al giorno. La prima colazione, il carburante per la mattina, dovrebbe assorbire il 15% delle calorie giornaliere: quella ideale è a base di latte o yogurt parzialmente scremato, fette biscottate o pane integrale con marmellata o muesli o biscotti secchi o cereali integrali e frutta fresca. Lo spuntino al mattino e la merenda di metà pomeriggio non vanno mai saltati perché servono a non lasciare un lungo intervallo tra i pasti, sono indicati un frutto o uno yogurt con una quantità modesta di cereali e di frutta secca evitando in modo categorico i cibi ultraprocessati specialmente dolci o merendine. 
Nei due pasti principali, il pranzo (40% delle calorie) e la cena (30% delle calorie), devono essere presenti carboidrati, proteine, grassi e fibre. Molto importante è un’assunzione giornaliera adeguata di acqua, pari a circa 1 litro e mezzo al giorno per bambini 4-6 anni e quasi 2 litri per bambini di 7-10 anni.

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