Cari genitori, oggi trattiamo un argomento di fondamentale importanza, uno dei motivi più frequenti di accesso al Pronto Soccorso Pediatrico: il trauma cranico nel bambino.
È essenziale ricordare, infatti, che dopo il primo anno di vita, gli incidenti domestici, stradali o sportivi rappresentano la principale causa sia di morbilità che di mortalità.
L'approccio e la gestione di un piccolo che ha subito un trauma cranico non sono mai banali e devono essere personalizzati in base all'entità dell'evento e all'età del paziente
L'entità del fenomeno è impressionante: si stima che ogni anno ben un bambino su dieci tra 0 e 14 anni riporti un trauma cranico tale da richiedere l'osservazione in ospedale. È interessante notare come il sesso maschile sia più colpito, con un rapporto di 2 a 1 rispetto al femminile. Questa differenza è probabilmente legata al diverso tipo di attività ludica e sportiva, spesso più rischiosa, intrapresa dai maschi.
Per una corretta valutazione iniziale dello stato neurologico, si fa riferimento alla Glasgow Coma Scale (GCS). Il punteggio si basa sulla valutazione dell'apertura degli occhi e delle migliori risposte verbali e motorie del bambino. Nella popolazione pediatrica, i traumi lievi o di grado intermedio sono di gran lunga i più frequenti: oltre il 90% dei ricoverati per trauma cranico presenta un punteggio GCS tra 13 e 15. Le lesioni gravi, definite da un GCS uguale o inferiore a 8, si riscontrano solo nel 5% circa dei casi.
Le lesioni traumatiche del cranio possono causare due tipi di danno cerebrale. Il danno primario si verifica nell'immediato, al momento dell'impatto, ed è l'unico che può essere limitato solo attraverso la prevenzione: l'uso corretto e costante di caschi in bicicletta, sci e moto, di protezioni adeguate sui pattini e, soprattutto, l'uso di cinture di sicurezza e seggiolini omologati in auto. Il secondo è il danno secondario, più tardivo, conseguenza delle lesioni iniziali, e si manifesta con ipossia cerebrale, aumento della pressione intracranica o formazioni di raccolte ematiche.
Le cose più importanti a cui dare attenzione, nei momenti successivi ad un trauma, sono poche ma preziose. Fondamentale è la dinamica del trauma, soprattutto cercando di misurare o di stimare l’altezza da cui il bambino è caduto. Un’altra cosa importantissima è la perdita di coscienza che, se presente, bisogna cercare di quantificare e misurare. Bisogna prestare attenzione alla presenza di vomiti “a getto” che possono ripetersi a distanza più o meno breve. Infine, anche i sintomi visivi e generali sono cruciali: prestare attenzione a pupille di diametro diverso, un mal di testa che peggiora progressivamente, o un pallore improvviso.
Il bambino, invece, che piange subito dopo un trauma è sempre un buon segno.
La valutazione in pronto soccorso parte, infatti, da tutte queste informazioni che vengono richieste proprio dai sanitari per valutare con accuratezza i possibili rischi e per programmare l’osservazione del bambino. Nei traumi “minori”, con GCS a punteggio pieno e in assenza di sintomi, la maggior parte degli ospedali si limita ad un osservazione di 6 ore. In tutti gli altri casi, i medici valuteranno un’osservazione prolungata o il ricovero e, soprattutto, l’esecuzione di esami strumentali.
Per la valutazione diagnostica, la Tomografia Computerizzata (TC) del cranio è considerata l'esame di scelta ma non è praticata di routine. La TC è raccomandata in tutti i traumi cranici gravi e in quelli moderati ma accompagnati da sintomi. Nei bambini molto piccoli, infine, l'ecografia cerebrale rappresenta un presidio sicuro e facilmente ripetibile.
La buona notizia è che la maggior parte dei bambini guarisce senza sequele permanenti, trattandosi nell'80% dei casi di traumi lievi, ma mai dimenticare che una buona e accurata osservazione domiciliare, nelle 48 ore successive, è un supporto fondamentale alla corretta gestione.
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