Santo Stefano è il giorno in cui, per tradizione, si esce dal rumore del Natale e si torna a guardare le cose con maggiore lucidità. È il giorno delle domande che restano quando finiscono i brindisi. Ed è il giorno giusto per dire una verità che non può più essere addolcita.
Il 2025 è stato un anno di rilancio vero per dirittodicronaca.it. Non uno slogan, ma un lavoro quotidiano fatto di rigore, presenza e responsabilità. Con l’arrivo di Eugenio Ribecco, un giovane spezzanese che ringraziamo senza formalismi, la redazione ha ritrovato vita, spinta e visione. L’informazione è tornata a essere puntuale e continua. Rubriche che erano state costrette a fermarsi sono ripartite con regolarità, e altre nuove sono nate per ampliare lo sguardo e offrire ai lettori un giornale più ricco, più vivo, più utile. Mi piace dire grazie a ognuno dei collaboratori e delle collaboratrici. Ad Anna De Blasi per il suo appuntamento del lunedì con “Diario di una donna trafelata”; a Mario Gaudio con “L'angolo del libro” per i preziosi contributi del martedì; a Concetta Donato per il suo appuntamento del giovedì con “Gusto e Benessere”; a Gabriele Marchianò con “Pillole di Pediatria” in uscita ogni giovedì; ad Anna Dibenedetto che attraverso la sua rubrica “Da dentro” ci fa viaggiare nei meandri della Sclerosi Multipla ogni mercoledì; a Emilia Mortati che ci ha fatto assaporare il gusto del “Trasformare l'informazione in conoscenza”; a Marcello Gerbasi per le sue considerazioni in “Vivere o esistere?”; a Enrico Tricanico per le sue osservazioni sulla nostra sanità in “Parresia”. Grazie al mio fraterno amico Alcide Simonetti che, ogni sabato, fa il punto nel suo “Controcorrente”. Insieme siamo una squadra che vuole crescere anche attraverso collaborazioni esterne, come quelle preziose di Alessandro Amodio e Roberto Galasso che, dopo tanti anni, continuano a sostenerci!
Nel frattempo, nel corso del 2025 abbiamo rinnovato grafica e struttura, grazie al lavoro quasi totale del nostro webmaster Ferdinando Bruni, e messo ordine nella macchina amministrativa con la cura silenziosa e indispensabile di Rosita Iantorno.
I numeri parlano chiaro. Oltre centomila utenti attivi e più di duecentomila visualizzazioni nel 2025. Una comunità vasta, presente, affamata di informazione locale libera. Eppure, dietro questi numeri c’è un dato che fa male, e che non può più essere taciuto: solo trentasette persone hanno deciso di sostenere economicamente il giornale. Trentasette. A cui si aggiungono i nostri sei preziosissimi inserzionisti. A fronte di migliaia che leggono ogni giorno, commentano, condividono, criticano, pretendono.
Qui sta il nodo. Perché l’informazione non è un diritto che cade dal cielo. È un lavoro. Ha costi, tempo, competenze, responsabilità legali. I giornali in edicola si pagano, nessuno si scandalizza. Online, invece, si è diffusa l’idea tossica che tutto debba essere gratis, come se dietro non ci fossero persone in carne e ossa, bollette, tasse, ore passate a verificare notizie mentre altri dormono. Dirittodicronaca.it non ha editori occulti, non ha imprenditori che finanziano, non ha padrini. Sta in piedi grazie a poche persone che ci mettono passione, dignità e una convinzione semplice ma radicale: questo territorio merita un’informazione libera e indipendente.
E allora sì, è giusto dirlo senza ipocrisie. Chi ha usufruito per anni di questo servizio senza mai sostenere il progetto non è uno spettatore neutrale. È parte del problema. Perché se tutti aspettano che contribuisca qualcun altro, il risultato è uno solo: il silenzio. E quando un giornale indipendente chiude, non perde chi lo fa, perde una comunità intera. Si perde il pluralismo, il controllo democratico, si perde una voce che racconta ciò che altrimenti resterebbe nascosto.
Alle porte del 2026 non chiediamo elemosina. Chiediamo responsabilità. Un sostegno a partire da dieci euro l’anno. Dieci euro. Ottantatré centesimi (0,83€) al mese. Meno di un caffè al bar. Un gesto piccolo nella spesa, enorme nel significato. Perché sostenere dirittodicronaca.it significa scegliere di non delegare tutto, significa credere che l’informazione locale sia un bene comune, significa decidere da che parte stare.
Noi ci crediamo ancora. E continueremo a farlo. Ma non da soli. O questo progetto diventa davvero della comunità, oppure nessuna passione potrà reggere all’indifferenza.
Santo Stefano serve anche a questo: a ricordare che il futuro non si applaude, si sostiene. Ora tocca a voi! Se avete letto fin qui, condividete e fatelo arrivare a tutti! Grazie! Buone festività e buon 2026.
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