In una serata indimenticabile, venerdì 3 ottobre (scorso), anche uno spezzanese doc ha conquistato l’Arena di Verona, suonando nel concerto di Brunori sas, star calabrese che, accompagnato dall’orchestra Ensemble Symphony, diretta dal Maestro Giacomo Loprieno e dalla sua storica band, ha incantato il tempio indiscusso della musica italiana.
Si tratta del Maestro Stefano Amato, storico bassista (e violoncellista) della band di Brunori sas, il quale per il suo alto valore tecnico-artistico si è imposto negli ultimi anni nel panorama musicale italiano, tanto è vero che il famoso cantante di San Fili l’ha voluto direttore d’orchestra al Festival di Sanremo 2025 nella presentazione della canzone “L’albero delle noci”, che tanto successo di pubblico e critica ha avuto in tutta Italia.
Nella serata scaligera è stato commovente in quella suggestiva cornice dell’antico anfiteatro romano, ove si sono esibiti i più grandi artisti del pianeta, vedere suonare, nonché sentire menzionare, circa 3 o 4 volte, durante il concerto, con grande apprezzamento, nonché acclamazione di tutti ed in particolar modo del pubblico presente, il nome di un artista spezzanese, il quale è vissuto, cresciuto e formatosi a “Spixana”, luogo in cui ancora tanti amici lo ricordano, allorquando, tra le strade della piccola comunità arbëreshe giocava, scherzava, rideva o si divertiva nei tardi pomeriggi alle scuole elementari, alla villetta o alle partite al Palazzetto (ed allo Stadio Vittorio Vattimo) o giù alla festa della Madonna delle Grazie ovvero che si impegnava nel mitico Liceo “V. Bachelet” di cui il padre (il prof. Franco Amato) è stato il mite vice-preside per decenni, educatore di tante generazioni di alunni spezzanesi.
Praticamente, il Maestro Stefano Amato è cresciuto a “pane e note musicali”, muovendo i suoi primi passi con lo studio della chitarra.
Questi, ha coltivato il proprio talento intraprendendo la carriera in Conservatorio, nonché imparando il violoncello. Da allora non si è fermato più, percorrendo con successo tante esperienze musicali che sono spaziate dalla musica da camera all’orchestra, dai concerti jazz alla musica sperimentale fino ad approdare al progetto di Brunori sas, oltre che insegnare indirizzo musicale presso la scuola media di San Marco Argentano.
Proprio in ragione di questo percorso artistico articolato ed appassionato, ha fatto bene il nuovo esecutivo del “Bashkim Kulturor Arberësh” (coadiuvato dal comitato tecnico scientifico), sensibile ed attento alle dinamiche culturali e sociali del paese, ad individuare in Stefano Amato il personaggio più idoneo a cui conferire il “premio città di Spezzano” per l’anno 2025.
In effetti, in una intervista, il famoso musicista arbëresh, dopo l’emozionante successo sanremese, ha manifestato espressamente un vero e proprio amore incondizionato per la sua Spezzano Albanese, riferendo che “sebbene abbia frequentato molto poco il paese negli ultimi anni, per questioni di lavoro, quando mi capita di fare una passeggiata, di stare in piazza e di salutare qualcuno è come se vedessi me stesso ragazzino che giocava alla villetta. Devo dire che mi emoziona molto ricordarmi di quei luoghi in quegli anni e penso che ancora oggi influisca su quello che sono diventato, soprattutto come persona. La paura, per esempio, quando vengo, è quella di non riconoscerla più la mia Spezzano e le domande che mi faccio sono: potrei non riconoscerla più perché sono cresciuto o perché Spezzano è cambiata? Io spero sempre che sia la prima, perché vorrei che la Spezzano che ricordo non cambiasse mai”.
Ecco perché a Stefano Amato dovrà assegnarsi l’anzidetto prestigioso riconoscimento, atteso che egli rappresenta, più che ogni altro, l’orgoglio del popolo spezzanese, il quale, proprio in questo momento che il paese è tanto disunito (ahinoi), s’identifica con il compositore che ha dato vita alla scrittura su pentagramma di tutte le parti del brano “L’albero delle noci”, il cui solo nome ha la capacità, come per incanto, di unire simbolicamente tutti, come vorrebbe il grande musicista, il quale impersona in sé almeno due componenti della spezzanesità ovvero l’amore per il bello e la signorile gentilezza.
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