Oggi parliamo di un momento fondamentale nella vita di ogni famiglia: lo svezzamento.
Le linee guida internazionali e l’OMS suggeriscono di iniziare questo percorso non prima dei cinque mesi.
La vera bussola non è solo l’età anagrafica ma il rispetto dei tempi del bambino. È lui a dirci quando è pronto attraverso segnali precisi, come la capacità di stare seduto con la schiena eretta, l'interesse verso ciò che mangiano i grandi, la coordinazione per afferrare il cibo e la perdita del riflesso di estrusione, che istintivamente spinge la lingua fuori per poppare e che inizialmente farebbe scivolare via il cibo solido.
L’approccio deve essere sereno e rispettoso. Non bisogna mai forzare il bambino; se rifiuta un sapore, è meglio attendere qualche giorno e riprovare con pazienza.
Sebbene non esistano evidenze scientifiche univoche su una modalità di svezzamento superiore alle altre, le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità tracciano una rotta chiara per accompagnare la crescita. Il percorso ideale prevede l'introduzione di alimenti complementari per due o tre pasti al giorno a partire dai sei mesi e fino agli otto; questa frequenza aumenterà gradualmente a tre o quattro pasti tra i nove e gli undici mesi, arrivando a prevedere anche due spuntini dai dodici ai ventiquattro mesi.
È fondamentale ricordare che il bambino non è un "piccolo adulto": i suoi pasti devono essere calibrati per fornire i macro e micro-nutrienti necessari in questa fase specifica dello sviluppo. Oltre all'adeguatezza nutrizionale, la sicurezza gioca un ruolo primario. Gli alimenti devono essere sicuri dal punto di vista microbiologico e chimico, ma anche appropriati nella consistenza e nella dimensione dei bocconi, così da non rappresentare un pericolo di soffocamento.
Il consiglio è di iniziare sostituendo la poppata di mezzogiorno con una pappa completa, preferendo il gusto sapido a quello dolce per educare il palato a sapori diversi da quello innato del latte. La pappa ideale è un piatto unico composto da circa 180 grammi di brodo vegetale di patate, carote e zucchine, tre cucchiai di cereali come crema di riso o mais e tapioca, e un cucchiaino di olio extravergine d'oliva aggiunto a crudo. La frutta gioca un ruolo essenziale, offerta grattugiata o come omogeneizzato, purché si faccia attenzione agli zuccheri aggiunti.
Dopo circa due o quattro settimane, si può introdurre la seconda pappa serale, inserendo gradualmente pastine al glutine, semolino, verdure passate e, poco dopo, i legumi come alternativa proteica. È un processo graduale in cui, nel giro di poche settimane, il bambino potrà approcciarsi a quasi tutti i tipi di cibo. Tuttavia, non bisogna bruciare le tappe: sono assolutamente da evitare i cibi piccanti, cioccolato e caffè, alimenti industriali non specifici per l'infanzia.
Un punto su cui insistere riguarda l'educazione al gusto. È proprio in questa finestra temporale, tra i sei mesi e l'anno di vita, che si formano le abitudini alimentari che il bambino porterà con sé. Per questo motivo, è essenziale evitare la somministrazione di sale e zucchero almeno fino al primo anno.
Per rendere questo momento un successo, il bambino dovrebbe stare a tavola alla stessa altezza degli adulti, che sia in braccio o su un seggiolone con vassoio rimovibile per stare vicino al tavolo. Non temete il disordine. Lasciategli a disposizione posate leggere e un bicchierino col beccuccio. In questo modo, il passaggio dal latte alla dieta "da grandi" sarà un viaggio graduale e, soprattutto, felice.
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