Siamo all’ultimo giorno di campagna. Il teatro è noto: tre candidati che cercano di conquistare la Regione, il dimissionario Roberto Occhiuto, il leader del campo largo Pasquale Tridico, e Francesco Toscano, e dietro di loro una selva di liste circoscrizionali pronte a contendere 30 seggi (più il Presidente) distribuiti su tre circoscrizioni.
La posta in gioco è semplice e alta: chi vince governa, chi perde resterà a leccarsi le ferite e, si spera, a fare il proprio dovere anche dai banchi dell'opposizione. Ma c’è una quarta forza che, da anni, in Calabria decide più di ogni sondaggio: l’astensionismo.
Come detto venerdì scorso, dal 2014 in poi l’affluenza calabrese alle regionali si è attestata stabilmente intorno al 44-45% degli aventi diritto. Non è un dettaglio tecnico: significa che chi va a votare decide per quasi la metà della popolazione. La democrazia che si esercita con queste percentuali consegna il governo alla minoranza attiva. In tutto questo, c'è da aggiungere che i piccoli frammenti di voto, quelli dati a candidati che evidentemente non avranno possibilità di essere eletti, nemmeno se fossero in maggioranza, rischiano di restare inefficaci considerato che non supereranno le soglie di sbarramento.
E allora chiediamoci quali siano le condizioni per entrare nella stanza dei bottoni (maggioranza). In un sistema a turno unico il presidente si ottiene per pluralità: chi porta più voti alla propria lista/coalizione si prende l’esecutivo e i 6 seggi di premio. Storicamente in Calabria vincere con un consenso maggiore del 50% è già avvenuto, ma non è scontato. Mobilitazione e disciplina di coalizione fanno la differenza.
Ma c'è una questione importante da non sottovalutare: vogliamo davvero un rappresentate in Consiglio Regionale del nostro territorio? Forse non tutti prestano attenzione a questo principio, sta di fatto che pur di compiacere il proprio “beniamino” molti, ancora una volta, si dedicheranno alla pratica della dispersione del voto, con il concreto rischio di lasciare il nostro territorio non rappresentato.
È bene sottolineare anche che non è possibile votare il presidente e una lista non collegata; chi spera di “mandare un messaggio” votando liste piccole rischia di vanificare la possibilità di eleggere un rappresentante territoriale.
La prima vittoria, dunque, sarà sicuramente far andare a votare la gente. Turnout basso premia chi è organizzato. Un elettore in più in ogni famiglia può ribaltare il risultato. L’astensionismo è un partito senza simbolo che vince da anni.
Politicamente, se si vuole rappresentanza locale occorre rinunciare all’illusione del “tutto e subito”. Non è cinismo: è realismo democratico.