Gli anni delle diagnosi sbagliate: la mia lunga attesa della verità

Navanteri

Bentrovati, cari lettori. Oggi voglio portarvi indietro al tempo in cui i primi sintomi hanno iniziato a cambiare la mia vita, molto prima che la sclerosi multipla avesse un nome.


Era il 2005. Avevo appena dato alla luce la mia unica figlia, dopo una gravidanza difficile. Qualche mese dopo, iniziarono gli svenimenti: improvvisi, spaventosi, soprattutto quando ero con lei, in macchina o al supermercato. Vivevo con la paura costante di farle del male o di causare un incidente.
Mi rivolsi al medico curante che, di fronte alle mie preoccupazioni, mi prescrisse solo analisi di routine: tutto era nella norma. Quando gli chiesi se fosse meglio consultare un neurologo, mi rispose con una frase che mi ferì: «E cosa dovrebbe dirti il neurologo?». Non mi arresi: ci andai da sola. La diagnosi fu “stress post partum” e come terapia mi consigliarono gocce tranquillizzanti che decisi di non assumere.
Dal 2007 al 2010 entrai e uscii da diversi ospedali: Monopoli, Barletta, Martina Franca, Acquaviva delle Fonti. Ogni volta un responso diverso, ogni volta più assurdo: carcinoma al colon, osteosarcoma (tumore delle ossa), astrocitoma (tumore del cervello), fibromialgia. Diagnosi gravi, terribili, ma formulate senza alcun esame specifico: niente colonscopie, niente TAC, niente risonanze, niente scintigrafia. Ne uscivo più mortificata di come fossi entrata, con la sensazione di avere già una bara pronta ai miei piedi.
Finalmente, nel settembre 2010, un altro neurologo mi prescrisse una risonanza magnetica. Ma ottenerla fu un’odissea. Per prenotarla dovetti fare diverse chiamate e tutti mi chiedevano se avessi delle protesi dentarie (all’epoca ne avevo tre con viti di titanio): avrei potuto farla? Serviva il nullaosta del dentista, che però mi rispose di non saperlo. Smarrita, tornai dal neurologo che mi prescrisse una TAC al cervello con contrasto, a pagamento. L’esito: negativo. Nessuna anomalia. Ma io sapevo che qualcosa non andava.
Il 2010 stava per finire quando una mattina accadde qualcosa di nuovo e inquietante: la mia gamba destra non rispondeva più. Rigida, spastica, attraversata da contrazioni. Il medico parlò di lombosciatalgia e mi diede cortisone e miorilassanti, senza alcun beneficio. Io però riconoscevo che non era quello: avevo studiato veterinaria e sapevo che l’impulso “sbagliato” arrivava dal cervello.
Un giorno, guardando Forum in tv, ascoltai la testimonianza di una donna che parlava di una malattia a me sconosciuta, ma con sintomi identici ai miei. Per la prima volta pensai: forse ho trovato il nome della mia patologia.

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