La provincia, rinnegata ed amatissima, otre a legami intensi e presumibilmente veri, crea anche cliché, icone, miti, in qualche modo personaggi. In questo suggestivo teatro a cielo aperto, nitide si avvicendano le storie dei protagonisti, narrando, nell’eterna agorà, vicissitudini, opere ed azioni.
E le persone che solcano questo teatro inconsapevole hanno tutte una loro connotazione, come cristallizzate, attori ed attrici caratteristici. In ogni provincia che si rispetti non può mancar il o i bar ritrovo (E penso a Peppino e Antonella, al loro intimo caffè letterario, al “Illo” ed i cornetti a mezzanotte, a Mimmo all’estate e al caffè del pomeriggio), il panettiere (Franca, le stampe della Lollo e della Loren, l’odore del pane, un caffè sotto lo sguardo della bersagliera), la merceria (Concetta della piazza, così identificata in quel luogo da essere e divenire essa stessa luogo), la fioraia (Franca, le sue rose, rosse per tutte le occasioni, i girasoli, la sua cortese eleganza, il conforto che prende la forma di una gerbera), né il parroco un po' scugnizzo e di strada (Frate Gaetano, il prete compagno, il crotonese, il prete a pugno chiuso fra rosari e bandiere rosse, con il popolo, per il popolo), ma soprattutto non può mancare l’intellettuale. Ogni provincia ne ha uno/a, o forse più di uno/a. L’intellettuale, se come nel caso di specie, è poeta, è nella realtà, ma anche oltre essa. Il poeta che agisce nella mia provincia sudista è un medico in pensione. Ottimo medico, che conosco fin da bambina, il mio medico e di tutta la mia famiglia di origine. Nobile per nascita, di illustri natali. Non sono attratta dalla nobiltà, fieramente democratica, ostinatamente comunista, non rinnego la lotta di classe, ma la nobiltà d’animo quella sì la riconosco e la so apprezzare. Il medico/poeta di cui sopra ha indubbiamente questa caratteristica; medico del popolo, per giuramento di Ippocrate e per vocazione. Il suo universo traspare dai versi della sua poesia, io ed il medico poeta siamo amici. Amici come possono esserlo una comunista ed un ex socialista, una donna di più di 40 anni ed un uomo di più di 80, una precaria ed un pensionato, una proletaria ed un nobile. E quindi amici veri, al di là di ogni divisione, apparente, esteriore e futile. Oltre all’affetto ciò che ci unisce è l’amore per la poesia, la scrittura, la letteratura. Le nostre telefonate, arricchenti e nutrienti, così come messaggi e saluti social, si perdono sempre nelle narrazioni poetiche. Forse, perché, il nostro vivere è poetico. Tutto è sussulto, ed ancora una volta ispirazione. È al medico poeta che devo una bella immagine di mio padre, a pochi giorni dalla sua morte. Seppe, in un’altra vita, riparargli un tubo, “tuo padre”, mi ha detto il medico poeta, “E' nell’acqua, è in quel tubo che mi aggiustò, e come l’acqua è inarrestabile e libero”. Perché i poeti lo sanno dove vanno le persone quando ci lasciano. I poeti sanno tutto.
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