Critiche alla gestione dei CPR nell'intesa bilaterale

ACQUAFORMOSA - «Il diritto europeo non autorizza un paese membro a collocare e gestire un proprio CPR al di fuori del territorio dell’UE. Gli stranieri trattenuti devono poter incontrare familiari, avvocati, autorità consolari, ONG; i parlamentari, così come il garante dei detenuti, devono poter effettuare visite ispettive».

È quanto riportato in una nota ufficiale diffusa dal presidente dell’Associazione Don Vincenzo Matrangolo, Giovanni Manoccio, nella quale si legge inoltre: «La pezza è peggio del buco, non si vuole certificare il fallimento politico ed economico dell’accordo Italia-Albania e degli insediamenti a Gjader e Shengjin e, dopo un anno di inutili tentativi di rendere operativi i centri in Albania, ancora si cerca di nascondere la verità giuridica che sovraintende sulle leggi nazionali ed europee sul tema di diritti, degli espatri e non ultimo quelle delle detenzioni. Più volte, a partire dal marzo 2024, ho contestato la scelta dei due governi in merito alla stipula del protocollo; abbiamo manifestato a Cosenza contro la vile scelta operata dai due governi e dedicato una giornata del festival delle Migrazioni, con la partecipazione di accreditati giornalisti dell’Albania che si battono per non applicare il protocollo. Il governo si è intestardito a confermare l’utilità dell’ingente investimento, tralasciando le norme e le leggi che impediscono il trattenimento fuori nazione dei richiedenti asilo e approvando la trasformazione in CPR, stravolgendo la legge 14/24 di ratifica del protocollo e quindi tutta l’originaria finalità del protocollo stesso. Naturalmente, nella confusione che regna sovrana, la finalità del protocollo che prevedeva operazioni di soccorso in mare viene trasformato in centro di detenzione, affermando che non è necessario modificare le finalità del protocollo stesso. Naturalmente la sconfitta è ancora più cocente nei numeri in quanto il presunto CPR potrà contenere annualmente non più 140 detenuti a fronte di una previsione, nel protocollo originario, di circa 35.000 migranti all’anno. È una sconfitta storica, è il trionfo di una politica che vuole abolire i diritti dei migranti tutelati dalla Costituzione, dalle leggi europee e dalle convenzioni dell’Onu. Non ci resta che sperare che non si sprechino ulteriori risorse e che si trovi il coraggio di porre fine a questa inutile e triste vicenda».

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