Navanteri

Quando la Sanità in Calabria cambierà rotta? La domanda è pleonastica e la risposta è più che mai un'esigenza alla quale restiamo aggrappati sempre con lo stesso filo di speranza (quello che ci spinge a rimanere in questa cara e preziosa Terra), quello che le cose prima o poi andranno meglio.


Intanto, con l'amaro in bocca, non ci resta che fare la cronaca di una giornata (paradossalmente già nota) passata a cercare di trovare una soluzione per la prenotazione di alcune risonanze magnetiche. Ben inteso, le osservazioni non sono contro le persone ma, al contrario, contro un sistema che, evidentemente, fa acqua da tutte le parti. Infatti, siamo al Cup (Centro unico prenotazioni) di Cosenza, in fila come tutti con il biglietto numerato, in attesa di raggiungere l'agognato sportello. Alle 8.00 puntuali inizia la giornata lavorativa, ma intanto c'è gente in fila dalle prime luci dell'alba per accaparrarsi il primo numero della biglietteria elettronica. Che poi ci domandiamo, che senso ha alzarsi notte tempo, sfidare le rigide temperature della stagione (stamattina la colonnina di mercurio segnava -1°C), prendersi il primo numero della biglietteria e... aspettare comunque 2 o 3 ore prima che aprano gli sportelli? Domande senza risposta.
Ad ogni modo, dopo aver atteso il tempo giusto, proviamo a prenotare tre risonanze magnetiche, da eseguire con e senza mezzo di contrasto, e per queste ragioni cercarle di fare in un'unica seduta (ovviamente al fine di evitare di farsi iniettare tre volte il liquido medico). Prima data disponibile, al 13 febbraio, è quella del 3 settembre. Solo sette mesi di attesa. Della serie potete morire tutti, con calma, tanto non c'è fretta!
La riflessione, a margine di questa esperienza, è purtroppo amara. Siamo consapevoli del fatto che in tutto lo Stivale la situazione è più o meno la stessa, lo apprendiamo quotidianamente dai giornali nazionali, ma questo non ci rincuora. Il dramma che vogliamo raccontare, e far emergere da questa esperienza, è quello delle persone anziane, sole. Quelle che non hanno nessuno a cui chiedere aiuto. Quelle con lo sguardo smarrito davanti al teatro quotidiano di lunghe file allo sportello e che tutti i giorni devono lottare contro un sistema “tecnologicamente avanzato” per sopravvivere. Nonostante il XXI secolo sia in atto, i tecnicismi e l'evoluzione chiamata “progresso” non lasciano sperare in nulla di buono. E allora pensiamo a chi ha necessità di fare una indagine approfondita, magari per scoprire delle patologie che, se scoperte per tempo, potrebbero non essere rischiose per la propria vita. La medicina quest'arma la usa contro i mali del secolo e la chiama “prevenzione”. Ma ci domandiamo, come si può fare prevenzione se i tempi d'attesa sono (spesso) biblici? E ancora domande senza risposte.
I passi da gigante fatti nel campo medico sovente si fermano di fronte ad una burocrazia articolata, ingarbugliata, disorientata, in cui gli stessi operatori hanno difficoltà a muoversi. Il vero male, pertanto, resta il sistema, che oggi non è capace di garantire alle utenze servizi “al passo coi tempi”. Fatta eccezione di una telefonata all'amico dell'amico (il “santo in paradiso”) che, dai piani alti, può farti saltare la fila e spendere 10 minuti di tempo in più per “serviti” già il giorno dopo. A Cosenza, a Milano, a Roma, o...

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