Uno dei temi più controversi e divisivi del mondo contemporaneo, che sprigiona reazioni furenti e radicali pro o contro, è rappresentato dal complesso fenomeno migratorio malgrado abbia fatto da sempre parte della storia dell’umanità.
Un argomento così scottante è stato affrontato con pacatezza ed equilibrio da Emanuele Armentano, direttore del quotidiano online dirittodicronaca.it, con il recente libro, intitolato “Barche di sabbia”, debuttando nel panorama letterario con un “Reportage di un viaggio tra il deserto e il mare” (sottotitolo del libro).
“Una narrazione basata sulle parole di chi quel cammino l’ha vissuto e pagato sulla propria pelle”, considerato che l’opera racconta la storia del viaggio di Abubacarr Conteh e Ousman Susso, due ragazzi del Gambia che, dalla nazione più piccola del continente africano, attraverso il passaggio di vari Stati (Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger) di città fantasma o “baraccopoli”, del deserto, s’imbarcano in Libia per approdare nelle coste italiane, luogo dei sogni dei due adolescenti.
L’autore, ricostruendo le vicende, le peripezie ed il dramma delle rotte migratorie a cui sono sottoposti centinaia di migliaia di migranti (ed in particolare quelli provenienti dall’Africa), come i protagonisti del libro, per giungere nel ricco occidente (che frappone indirettamente diverse barriere durante il lungo percorso) non fa altro che offrire degli spunti per una riflessione sui processi migratori attuali.
Lo scopo primario del libro è quello che “in un momento di così forte instabilità globale di richiamare l’attenzione sul dramma che spezza le vite di chi sogna un futuro migliore, lontano dalle guerre e da sistemi dittatoriali… abbattere le barriere del pregiudizio e spronare ad accogliere con umanità chi ha un colore della pelle diverso”.
In effetti, più che un viaggio viene narrata un’odissea i cui attori principali sono la sofferenza, il dolore, la violenza, la malvagità, il razzismo, il deserto, il mare, il freddo, il caldo, la fame, la sete, la paura, la morte e i maledetti soldi.
Epperò, oltre alle “barche di sabbia”, che evocano un immobilismo della storia dell’umanità ovvero il ripetersi di fenomeni storici di chiusura, c’è anche altro, perché Emanuele Armentano contrappone a tutto questo male la forza indistruttibile dell’amicizia, della solidarietà dei due cugini gambiani che, nonostante le loro fragilità, diventano degli eroi (per come li definisce l’autore), perseverando nell’obiettivo di raggiungere l’Italia insieme senza mai separarsi.
In tal senso, significativo e commovente il passaggio nel libro, dopo la fuga dal carcere di Zawiya da parte di Abubacarr: “Non riesco a descrivere l’emozione che ho provato nel riabbracciare mio cugino. Susso mi aveva fatto un regalo bellissimo e questo lo ricorderò per sempre. Mentre ero in prigione, pensavo che lui avrebbe potuto comunque partire per l’Italia. Un giorno glielo chiesi perché non fosse andato via, ma lui mi disse, che come eravamo partiti insieme, così saremmo dovuti arrivare insieme”.
Ecco perché eroi!
Va soggiunto che la prefazione di mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Jonio e vicepresidente della CEI, e la presentazione di Mimmo Lucano, sindaco di Riace e deputato del Parlamento europeo, non esprimono soltanto una funzione di impreziosimento del libro, bensì la scelta etica e razionale dell’autore di stare dalla parte degli ultimi, di stigmatizzare l’indifferenza ovvero di indicare un percorso, una via d’uscita, una risoluzione alle drammatiche tematiche migratorie, aderendo all’impostazione della chiesa cattolica e del modello Riace, basate sui principi di solidarietà, accoglienza, assistenza ed integrazione, ove il diverso è tuo fratello.
Ogni libro è un viaggio, la storia di questo libro è un viaggio, il quale rappresenta, in fondo, la metafora della vita che in realtà non ha altra meta se non il viaggio, poiché tutto sommato il senso della vita è nella vita stessa, come sostiene il famoso poeta greco Costantino Kavafis nella celebre poesia, intitolata “Itaca”:
“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze...
...Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante…
E se la trovi povera,
non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio,
con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”.
Altrettanto vale la pena per il lettore intraprendere questo viaggio con l’autore ed i suoi eroi.
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