Il mondo è impazzito: l’invasione russa dell’Ucraina, la tragedia in corso a Gaza, i circa ulteriori 54 conflitti nel pianeta, il ritorno minaccioso degli imperialismi, la corsa europea al riarmo disvelano che le regole comuni che avrebbero dovuto garantire un ordine globale giusto e pacifico sono attualmente ignorate, umiliate, svuotate di ogni forza e di ogni significato.
Sono venuti meno tutti i punti di riferimento.
Per cui sorge il legittimo interrogativo: che fine ha fatto il diritto internazionale?
Come è stato evidenziato, acutamente, su Limes: “La tragedia complessa e confusa che in vari ambiti geografici e secondo logiche diverse sta devastando i nostri giorni e questo nostro mondo, sempre meno comprensibile, sembra aver avuto almeno un merito: ha incrinato una delle più diffuse illusioni del secondo dopoguerra. L’illusione di un «ordine giuridico e politico mondiale» fondato sul diritto, sulla legalità internazionale e sui cosiddetti diritti umani, concepito come destino irreversibile dell’umanità. Una chimera, appunto, che oggi mostra tutta la sua inconsistenza” (Vedi Limes 7/5. L’Imperialismo dei diritti umani… di Luigi Capogrossi Colognesi).
Dopo la “pax americana” (con le dovute eccezioni), la storia ha ripreso il proprio “tumultuoso e violento” cammino, resettando la breve sosta di cooperazione tra gli Stati.
Pertanto, il diritto internazionale attuale, che nacque dalle ceneri degli orrori della Seconda Guerra mondiale, se non è morto, certamente è agonizzante, poiché l’azione sempre più spregiudicata degli Stati più potenti sta effettivamente erodendo il sistema delle regole (fondamentali) sull’uso della forza e sul modo (pacifico) in cui vanno gestite e risolte le controversie internazionali.
La legge della Giungla è “tornata di moda”: il diritto internazionale, inteso come l’insieme delle regole giuridicamente vincolanti il comportamento dei soggetti operanti sulla scena politica internazionale, ove il punto essenziale è rappresentato dal fatto che gli esseri umani non possono ispirare le loro relazioni pubbliche al principio della pura forza e vincolare le loro scelte a precisi limiti di ordine etico-giuridico, è stato superato, per come si evince dagli attuali conflitti in Medio-oriente o nel cuore dell’Europa per non parlare delle altre guerre taciute perché ritenute di “serie B” nel mondo.
Non vi è chi non vede in tutto questo una regressione ovvero un ritorno al passato, al realismo politico (Tucidide, Machiavelli, Kenneth Walz, John J. Mearsheimer ecc.), al principio secondo cui dalla “legge” (diritto) si passa alla “legge del più forte”, come metodologia di azione degli Stati in virtù della quale i forti impongono (mietendo peraltro migliaia di vittime sul campo) le loro priorità, senza alcun riguardo per gli altri.
Di conseguenza, inevitabilmente, sarà sempre meno inefficace la tutela internazionale dei diritti umani di cui l’esempio di Gaza (e gli innumerevoli conflitti nel mondo) appare lampante, tanto che la Corte Internazionale di Giustizia (l’organo dell’ONU preposto a giudicare le controversie tra gli Stati), la Corte penale Internazionale (istituita nel 1998), che invece ha il compito di giudicare gli eventuali crimini di guerra dei governanti, nessuna reale incisività possiede, essendo del tutto disattese le proprie decisioni.
Purtroppo, il sogno di un mondo migliore è terminato!