Navanteri

Le settimane si susseguono e come in un giro di valzer in esse scivolano mesi e stagioni. L’estate qualcosa di lontanissimo, come una suggestione, così impalpabile, fagocitata dal lutto, da farmi chiedere se davvero ci sia stata un’estate.

Bnl

L’autunno sempre più precipita nell’inverno e dopo la settimana di ostinato e resistente sole, pioggia e cieli grigi accompagnano questi ultimi scorci autunnali. Le strade silenziose e domenicali, la provincia lombarda si assopisce, l’andirivieni settimanale di vociare scolastico, come in una poesia di Rodari, così come l’eco della boulangerie e del panettiere, o ancora della sempre attiva macchinetta dell’espresso del bar dei gatti, cede il passo al silenzio, sotto casa qualche auto compie il suo peregrinare cittadino, questo mese di novembre, rivestito di assenze, ammantato da nostalgie, freddo e pungente come non mai, ha il sapore della memoria e della leopardiana rimembranza. Questo novembre in cui riecheggia ancora un addio, non sembra voler rincorrere promesse di luccichii natalizi, non è, tra l’altro, ancora tempo, e le attese vanno assaporate, e non ha né fretta né premura di proiettarsi verso giorni felici, sa attendere, paziente e lento, facendosi bastare il suo languore crepuscolare. Ritrovando essenza e corpo nei versi di Montale e Verlaine; fra "dolcezze inquiete" e "pianti nel cuore", ed il paesaggio intorno rievoca, nella mia perversa immaginazione tardo romantica, Blade-Runner e le lacrime della pioggia dove tutto andrà smarrito ed un quadro di Monet, ed allora non c’è fretta che arrivi il lunedì. Non c’è fretta di adempiere a necessità casalinghe e/o familiari. Non c’è fretta di spostare l’orizzonte ed inseguire aleatorie felicità, è tempo, forse, di perdersi e smarrirsi, che "chi non si è perso non possiede", (PPP), Perdersi e smarrirsi nell’odore della pioggia, nel suo suono, nei versi di una poesia, nella sublimazione di un ricordo, in un tango argentino, seduttivo e malinconico, come una puttana triste di Gabriel Garcia Marquez, che accompagna la preparazione del ragù: un novembre fra Donna Sophia (Loren) e Almadovar. La frenetica felicità, così come l’azione a tutti i costi, così nevroticamente contemporanea come abitudine, la scia il passo alla lentezza, perché "il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria, il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio". È Kundera, è matematica esistenziale: l’unica a me affine.

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