"Togliamo il disturbo" è l’ultimo libro della professoressa Paola Mastrocola. Il testo si sviluppa attorno ad una domanda: siamo sicuri che serva ancora andare a scuola?.
È un saggio ovviamente polemico, nato probabilmente dall’esigenza tanto forte, da mettere in discussione il proprio mestiere di insegnante, di interrogarsi sul valore della scuola visto il messaggio sempre più presente per cui il libro non serve, tanto c’è internet basta navigare, chattare, che tutto ciò che non sappiamo tanto lo sapremo, che forse saremo percorsi da un microcip nelle vene che anche se si fanno tremendi errori di grammatica e se si dimostra di non sapere di cosa si sta parlando, l’importante e far arrivare il proprio messaggio e cose simili.
Il libro è sicuramente provocatorio ma anche analitico. Le riflessioni della Mastrocola sono frutto di un’analisi che supera i confini propri della scuola e arriva a toccare altri aspetti della società.
La descrizione che ne deriva è di una società in cui non sono più la conoscenza e il sapere ad essere la chiave per l’accesso al progresso sociale di qualcuno ne al miglioramento di se, nel senso che la nuova società è quella del consumatore e per consumare occorre avere più che un’illimitata conoscenza un’illimitata disponibilità sulla carta di credito.
Studiare per l’autrice-insegnante è quella cosa particolarissima per cui uno sta fermo per ore e ore seduto e possibilmente solo, a fare una cosa che non si vede e che apparentemente è veramente inutile: far entrare parole nella mente in modo che poi uno le sa, le ha dentro e non ha bisogno di supporti esterni. Non è una cosa molto divertente e non lo è ancor di più per un adolescente. Ma è un’occasione irripetibile per cui vale la pena anzi è d’obbligo impegnarsi a riservarle l’importanza che merita.
La conoscenza è l’opportunità che ognuno di noi ha per essere quello che è. Ma la scuola da sola non può far diventare interessante studiare se oggi è difficile addirittura convincere almeno a non disturbare chi vuole conoscere.
La scuola è lo specchio della società per cui sarebbe utile che la famiglia desiderasse la conoscenza per il proprio figlio; per cui ad esempio se un’insegnante da un libro da leggere, il genitore non deve ostacolarlo, lamentandosi per la spesa o privando il proprio figlio del tempo necessario per poterlo leggere, e magari in entrambi i casi la colpa potrebbe essere ad esempio della moda dei centri commerciali, dove si passano la maggior parte dei fine settimana e dove si spendono soldi, anche se non si ha la possibilità, per cose frivole.
Bisogna che la vita nel suo quotidiano cambi per poter credere di nuovo nella cultura. L’allievo in classe molto spesso è interessato alla spiegazione ma a casa non apre libro poiché la vita va da un’altra parte. A tal punto l’analisi della Mastrocola porta da un’affermazione agghiacciante: la nostra società sta troppo bene al punto da pensare alla conoscenza come qualcosa di superfluo.
Nel libro c’è anche una proposta, un progetto per una nuova scuola, tostissima negli anni dell’obbligo tanto da potersi permettere il lusso di non continuare gli studi. Parole chiave di questa nuova scuola sono: libertà, scelta, individuo, responsabilità. Una preparazione di base eccellente e poi liberi tutti. È nella parte finale che si carpisce l'anima del libro: "Evitiamo il pericolo strisciante dell'omologazione". È importante capire per cosa siamo nati, cosa vogliamo fare, lasciamo fuori dalla scuola il conformismo e quella superficialità che la stanno uccidendo.
Paola Mastrocola
Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare
271 pag
Edizioni Guanda 2011
ISBN 978-88-6088-164-9