L’idrogeno è uno degli elementi base dell’industria chimica, oggi largamente utilizzato nella produzione di ammoniaca e metanolo, ma la sua importanza futura riguarda senz’altro la transizione energetica.
Nonostante sia l’elemento più abbondante dell’universo, sulla Terra l’idrogeno molecolare non si trova in forma libera ma deve essere prodotto attraverso vari processi chimici e fisici.
A seconda della fonte energetica e del metodo di produzione, l’idrogeno viene distinto per “colore”, che non rappresenta una proprietà fisica, ma una convenzione descrittiva delle emissioni di carbonio associate.
Nella versione verde (ossia emissione di CO2 nulla) viene considerato un vettore strategico per la decarbonizzazione di processi chiave, come la mobilità o la produzione di energia.
La transizione sarà graduale, ma inevitabile: senza alternative come l’idrogeno, sarà impossibile rispettare gli obiettivi climatici.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) prevede, entro il 2030, una quota di idrogeno rinnovabile pari al 54% dei consumi totali di idrogeno nel comparto industriale.
Per rispondere alla sfida della produzione di idrogeno verde, è nato un progetto di ricerca e sviluppo denominato Alcal’Hylab, che vede coinvolti Michelin con il francese Centre national de la recherche scientifique CNRS, Université Grenoble Alpes (UGA), Grenoble INP – UGA (Institut d’ingénierie et de management) e l’Université Savoie Mont Blanc (USMB).
Con Alcal’Hylab, Michelin si propone di sviluppare una tecnologia che consenta di superare gli attuali limiti della produzione di idrogeno a partire dall’acqua con le tecnologie esistenti.
Per dimostrare la fattibilità tecnica di utilizzare miscele di idrogeno e gas naturale (fino al 30% in volume) per il riscaldamento domestico, sfruttando l’infrastruttura esistente, a Öhringen, in Germania, il gestore della distribuzione Netze BW ha sviluppato una “isola dell’idrogeno”, fornendo a 30 famiglie una miscela di gas naturale e di idrogeno per il riscaldamento e la cottura.
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