COSENZA - Quando il diritto alla cura incontra i limiti del sistema sanitario, le famiglie sono spesso costrette a rivolgersi alla giustizia. È quanto accaduto a Cosenza, dove una famiglia ha portato la propria causa davanti alla Corte d’Appello per ottenere il riconoscimento del diritto del figlio, affetto da disturbo dello spettro autistico, a ricevere la terapia ABA (Applied Behavior Analysis), non fornita dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza.
Il caso, avviato nel 2019, riguarda un bambino la cui patologia era certificata sia dall’ASP di Cosenza sia da centri nazionali di riferimento, tra cui l’Ospedale “Bambino Gesù” di Roma. A causa della mancata erogazione della terapia, i genitori hanno dovuto sostenere spese superiori a 70mila euro, ora riconosciute dalla Corte come rimborsabili dall’ASP.
In primo grado il Tribunale aveva respinto la richiesta, ritenendo non dimostrata l’inefficacia di altre terapie pubbliche e basandosi sui principi di economicità e appropriatezza delle cure. I genitori avevano tuttavia prodotto una documentazione completa, incluse prescrizioni dell’ASP e certificazioni di strutture pubbliche di rilievo, dimostrando che la terapia ABA era l’unico intervento indicato per le specifiche condizioni del minore.
La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione di primo grado, condannando l’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza a "erogare – o a sostenere economicamente – tre ore giornaliere di trattamento riabilitativo con metodo ABA, per sei giorni a settimana, fino al raggiungimento della maggiore età del minore, con eventuali rivalutazioni cliniche periodiche".
Il provvedimento riafferma il principio secondo cui il diritto alla salute dei minori prevale sulle limitazioni burocratiche, assicurando l’accesso a trattamenti scientificamente riconosciuti e adeguati alla condizione clinica del paziente.
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