La settimana scorsa nella trasmissione “Linea Verde” su Rai1 è stato trasmesso un servizio molto interessante sulla realizzazione, al largo delle coste di Ravenna, del primo progetto di cattura e stoccaggio della CO2 in Italia.

Trattasi in poche parole della tecnologia chiamata CCS (Carbon Capture and storage) che permette di ingabbiare i fumi della CO2, emessi dall’industria pesante e stoccarli nei giacimenti di gas esauriti a tre chilometri di profondità. 
Attraverso questo progetto, che nasce dalla collaborazione tra Eni e Snam, scaturente dagli obiettivi fissati dalla Comunità europea in tema di salvaguardia ambientale, sarà possibile mitigare l’emissione dell’anidride carbonica in atmosfera. 
L’impianto di Ravenna è candidato ad essere uno degli Hab di stoccaggio di CO2 più grandi al mondo e certamente il principale del Mediterraneo con una capacità, al momento, di stoccare circa 25000 tonnellate all’anno di anidride carbonica, mentre a partire dal 2027 circa 4 milioni di tonnellate, rappresentando un contributo fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e la neutralità carbonica al 2050.
Uno dei responsabili tecnici operativi del predetto innovativo progetto tecnologico è la giovane ingegnera Maria Francesca Nociti, manager di Eni spa (responsabile Services & Conjunction with the Territory & Entities), figlia di Spezzano Albanese, laureatasi nell’anno 2007 all’Unical di Cosenza in ingegneria gestionale, dopo aver studiato al liceo scientifico “Vittorio Bachelet” del comune arbëresh.
La manager spezzanese, legatissima al suo paese natio, ove ritorna ogni estate con la propria famiglia, simboleggia in pieno la capacità, ancora, della cittadina, terrazzo della sibaritide, ad esprimere delle eccellenze di valenza nazionale, come nel passato.
Protagonista di questa vitalità comunitaria, del tutto svalutata, è il Liceo scientifico “Vittorio Bachelet” il cui ruolo educativo, sebbene le notorie criticità contingenti, ha assolto (e tuttora assolve) positivamente, offrendo da oltre cinquant’anni una seria ed elevata formazione che è stata lo strumento decisivo per il raggiungimento degli obiettivi e dei successi di tante generazioni di studenti del comprensorio di cui Maria Francesca Nociti (e tanti altri spezzanesi sparsi nel mondo) è un esempio lampante.
Purtuttavia, il Liceo dei tempi d’oro, quello del compianto preside Emilio Bianco e dei professori Teresina Ciliberti, Frances Doble, Ninì Montore, Franco Amato, Don Emilio Servidio, Clara Signorelli, Franca Faraco, Angelo Occhinero, i Fratelli Pino e Arturo Ribecco, Antonio Liperoti (e tanti altri), non c’è più, ma soprattutto è finito quel rapporto sinergico tra scuola e comunità.
In questo ultimo decennio, oltre al processo di desertificazione demografica, si è assistito a quello culturale, incapace di svolgere un ruolo propulsore e trainante di crescita civile del territorio come è avvenuto in precedenza.
Per cui nessuna azione di rilancio della comunità appare ipotizzabile se si prescinde dal Liceo, dalla scuola e dalla cultura spezzanese la cui marginalizzazione, negli ultimi almeno 15 anni, è stata dolorosamente evidente.
Puntare, ancora sulla scuola, sulla cultura tutto sommato sembra un investimento ancora conveniente e la nostra concittadina Maria Francesca Nociti lo dimostra.

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Il progetto di cattura di CO2 porta la firma della spezzanese Nociti

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