La valanga di voti ottenuti dal centro-destra in Calabria alle elezioni regionali parla da sé, escludendo in nuce ogni tentativo interpretativo di lettura alternativa del voto ovvero qualsiasi alibi e/o attenuante della coalizione sfidante, capeggiata dall’ex Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
Dunque, il 5 e il 6 ottobre i calabresi hanno fermamente voluto rinnovare la fiducia al Presidente Roberto Occhiuto dimissionario, nonostante le vicende giudiziarie che non hanno evidentemente scalfito, come generalmente avviene (ed è spesso avvenuto in precedenza) nel Bel paese, il giudizio positivo sull’azione politico-amministrativa dell’esecutivo, esprimendo una maturazione civile e garantista degli elettori, persuasi del fatto, per come peraltro previsto dall’ordinamento costituzionale, che un‘indagine della Procura della Repubblica sia, soltanto, un’ipotesi investigativa e, giammai, una sentenza definitiva di condanna. In tale ottica, la scelta di appellarsi al giudizio dei cittadini da parte di Occhiuto rappresenta uno dei pochi esempi tangibili in Italia di reazione della politica allo sconfinamento della Magistratura inquirente in campi non istituzionalmente demandati ad essa.
Sotto altro profilo, l’anzidetta tornata elettorale conferma ancora una volta che la formula politica del campo largo non funziona. In effetti, il centro-sinistra più che del “campo largo” avrebbe bisogno del “campo dei miracoli”, considerato che (a parte le battute) i 3/4 delle regioni italiane (oltre al Governo Nazionale) sono in mano al centro-destra, comprendendo già la Toscana ed Emilia Romagna in quota alla sinistra. Quest’ultima persevera nella proposizione di soluzioni politiche programmatiche anacronistiche, viste e riviste, come tra l’altro ha messo in campo lo stesso Tridico (o chi per lui), fondate su ricette assistenziali (Reddito di cittadinanza, assunzioni di 7000 forestali e 3000 operatori culturali, abolizione del bollo auto), dimostratesi del tutto inefficaci in questi decenni, invece di puntare sullo sviluppo economico, sulla crescita di cui la Calabria ha registrato negli ultimi cinque anni, in controtendenza rispetto al passato, una spinta espansiva costante (aumento del pil), che è stata determinante nella vittoria del leader di Forza Italia, partito che occupa, essendone il più votato, una posizione primaria e centrale nella coalizione di centro-destra.
Altrettanto scoraggiante il dato elettorale locale di progressiva marginalizzazione politica del comprensorio, anche alla luce degli insignificanti risultati dei candidati della zona, compreso il sindaco di Spezzano Albanese il quale, rispetto alle elezioni regionali del 2020, ha perso circa 1/3 dei voti, passando da 1919 voti ottenuti, come candidato del Pd, a 1348 voti nella lista di Tridico Presidente.
Tale regressione è figlia di tanti fattori, tra cui quello di un processo di graduale isolamento politico sia interno che esterno del Sindaco Nociti, il quale nel comprensorio (Tarsia, Terranova e San Lorenzo) ha raccolto nelle regionali del 2020 circa 278 voti, mentre in questa tornata elettorale, soltanto 78 (-71% circa).
Altrettanto vale in relazione al rapporto con i paesi Arbëreshë, i quali hanno, ormai, abbandonato, in termini di consenso, il consigliere provinciale cosentino con delega alle minoranze linguistiche, tanto è vero che questi nelle regionali del 2020 ha totalizzato nelle predette comunità albanofone 442 voti, mentre il 5 e 6 ottobre circa 161 (- 63% circa).
Non vi è chi non vede che la politica ondivaga degli ultimi anni in direzione sia dell’Arbëria che verso una maggiore integrazione comprensoriale non ha portato i frutti sperati, affievolendo, al contrario, la posizione del primo cittadino, incapace di rappresentare le istanze dei soggetti sopra indicati, né tanto meno in grado di coinvolgere la comunità spezzanese, compresa la propria cerchia elettorale, essendo ormai indifferente il paese alle reiterate avventure elettorali, per come si evince dai 674 voti raccolti (-15% circa) rispetto ai 786 del 2020 ed a quei 2279 dell’anno scorso.
Ulteriore elemento che balza agli occhi riguarda l’ormai irrilevanza del Pd locale, formazione politica che affonda nella storia del paese le proprie radici, considerato che è partito nel 2008 con 1629 voti pari al 41.88%, mentre in queste regionali si è attestato al minimo storico con 142 voti pari al 5,7%.
I responsabili di tale disfatta hanno un nome ed un cognome.
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