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Papa Francesco: "Aprire la Chiesa alla modernità". Un titolo di giornale significativo. Noi pensiamo al termine "moderno" come qualcosa di innovativo ed è parzialmente così. Allora sono giuste delle premesse. Alla fine dell’ ‘800 s’è fatto strada in Italia il cosiddetto fenomeno modernista. Il complesso e vario movimento culturale definito modernista, in quanto esprimeva l’esigenza di rinnovare il cattolicesimo tramite gli apporti del pensiero moderno e un coinvolgimento diretto nei problemi posti dalle trasformazioni del mondo contemporaneo, fu fatto conoscere in Italia da alcuni importanti periodici, fondati da ecclesiastici vicini ai nuovi orientamenti di pensiero. Ecco perché il papa Pio X riteneva il modernismo la sintesi di tutte le eresie e lo condannò con l’enciclica Pascendi Dominici gregis rammaricandosi che tale fenomeno avesse “contagiato” anche uomini di Chiesa.


La modernità di per sé non è da intendersi come qualcosa di negativo, anzi il contrario, ma diventa non positivo se tende a mettere in soffitta i “dogmi” ritenendoli letteratura e ad “elasticizzate” la morale cristiana richiamandosi alla sola ragione e alla scienza per ogni risoluzione dei problemi. Il modernismo del XXI secolo ritiene la Chiesa oscurantista e nemica della scienza. Vorrei quindi ricordare che furono i monasteri a copiare gli scritti dei Greci e dei Romani, preservandone quindi l’eredità alle generazioni successive.
Venendo alla scienza, mi sembra giusto osservare che essa ha radici nella Chiesa Cattolica: l’astronomia è nata grazie a Copernico, un canonico ordinato, mentre fu un vescovo, Nicola Steno, a fondare la geologia; cattolici erano anche Antoine Lavoisier, fondatore della chimica moderna, e il matematico Blaise Pascal.
Con Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, furono riscoperti i tesori della filosofia greca, rendendo così possibile l’istituzione della scienza razionale. Ci sono molte scoperte scientifiche in altre culture, ma notiamo che solo nell’Occidente Cristiano la scienza si è davvero sviluppata.
Allora, come porsi di fronte al Papa Francesco che dice: “Aprirsi alla modernità è un dovere". Il proposito del Papa è senz’altro lodevole ma occorre prestare attenzione fino in fondo a quella che è la finalità di Bergoglio. Insomma non va estrapolata, come talvolta accade, dal suo contesto ecclesiale. Il proposito del Papa è tutto racchiuso, a mio parere, nel documento Gaudium et spes dove i padri conciliari posero l'attenzione della Chiesa sulla necessità di aprire un proficuo confronto con la cultura e con il mondo. Il mondo, pur se si allontana spesso dalla morale cristiana, è pur sempre opera di Dio e quindi luogo in cui Dio manifesta la sua presenza. Si considerò pertanto compito della Chiesa, dei laici in primo luogo, ma non solo, riallacciare profondi legami con "gli uomini e le donne di buona volontà", soprattutto nell'impegno comune per la pace, la giustizia, le libertà fondamentali, la scienza.

Cesare De Rosis

 

Caro Cesare,
l'intenzione di Papa Francesco di “aprirsi alla modernità” mi pare sia, in questo momento storico per la Chiesa Cattolica, una necessità improcrastinabile, generata dalle difficoltà oggettive di tenere il passo alla tecnologica civiltà globale, nonché di arrestare il progressivo ridimensionamento del cattolicesimo nel mondo. Certamente non sfuggirà ai più che negli ultimi secoli (XIX e XX) si è registrato un processo di secolarizzazione o “laicizzazione” tanto formidabile che i cristiani sulla terra sono, ormai, una minoranza. A fronte di una popolazione globale di circa 7 miliardi, i cristiani sono circa 1,5 miliardi di cui i cattolici (battezzati) rappresentano solo 1 miliardo. Perfino in Italia, ritenuto il giardino del Vaticano, secondo gli ultimi studi, i cattolici praticanti si attesterebbero intorno al 15-20%.
Dati così allarmanti dovrebbero far riflettere!!!
Come dovrebbero inquietare le storiche dimissioni di Papa Benedetto XVI che esprimono più di ogni altro argomento il segno più significativo di una Chiesa Cattolica sempre più claudicante, distratta e confusa nel tracciare il percorso di salvezza dell'uomo.
Sarebbe, quindi, doveroso interrogarsi sulle ragioni di tale arretramento e scollamento storico.
Pertanto, è auspicabile che la Chiesa abbia il coraggio di fare un serio esame di coscienza, senza scorciatoie auto-assolutorie, scaricando ogni responsabilità sulla fredda cultura laicista dominante.
Papa Bergoglio, espressione di una catechesi meno teologica ma più dialogica, basata sulla continua ricerca della Verità più che sull’argomentazione di una Verità già data, ha il duro compito di “modernizzare” o “innovare” la chiesa cattolica che (vedi intervista Cardinale Carlo Maria Martini Corriere della Sera) è rimasta indietro di almeno 200 anni.
Puntare sul potere temporale, ormai, è anacronistico. Non esiste più e non potrà essere restaurato, né del resto porterebbe reale beneficio.
L'unica strada percorribile per gli uomini di chiesa resta la necessità di confrontarsi con la modernità per comprenderla, sicché sia possibile continuare a testimoniare la parola di Dio ed il Verbo Incarnato.
D'altronde evitare il confronto e/o il dialogo con la civiltà moderna sarebbe un suicidio.
Papa Francesco pare che tutto ciò l'abbia compreso!!!
I suoi primi gesti, prediche o iniziative pastorali si incamminano verso la direzione di una grande apertura culturale verso i tempi nuovi.
Il successore di Pietro ha chiaro in mente che gli antagonisti della Chiesa non sono solo esterni come il relativismo e il nichilismo dominante, bensì interni.
Il vero dramma attuale del cattolicesimo è prodotto dalla tragica separazione tra fede religiosa e carità cristiana. Come sosteneva il Cardinale Martini “la fede religiosa non deve basarsi soltanto sui sacramenti e sulla partecipazione alla messa domenicale, ma comporta un percorso di vita nel quale il credente è chiamato a testimoniare i valori eterni del cristianesimo: la carità, l’attenzione alla vita delle persone, la condivisione delle propria esistenza con quella degli altri per rompere e superare il muro della solitudine, che spesso condanna le persone al silenzio e al dolore”. Tematiche riprese ultimamente da Papa Bergoglio nell'intervista ad Eugenio Scalfari.
E' venuto il momento di prendere atto che il Concilio Vaticano, convocato per discutere dei problemi legati al rapporto tra la chiesa e la scienza, tra la morale cattolica e l’evoluzione dei tempi e del costume, tra la cultura moderna e la tradizione millenaria del pensiero teologico nato dal cristianesimo, abbia esaurito la sua spinta.
Per cui i tempi sono maturi per la convocazione di un nuovo Concilio, nel quale, in modo collegiale, affrontare le questioni delicate, i punti irrisolti, rilanciando il messaggio di Cristo in una Chiesa meno romana e più universale.

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