Succede di sentirsi nella vita come delle ballerine di terza fila, abbastanza brave da meritarsi un qualsivoglia palco, se pur di provincia, non così tanto da essere un’étoile.
Una, in sintesi, brava ballerina del corpo di ballo, ma con una parte minore o meno prominente, rispetto ad un ruolo da solista, o protagonista assoluta. Succede proprio nella vita quotidiana di non sentirsi al centro della scena, nei propri giorni, un po' comprimarie. Come se i giri di valzer, vorticosi, dell’esistenza, scalfissero il ruolo da protagonista nella nostra stessa vita. È ciò che penso e ciò che vivo in alcuni giorni che richiedono un andare lento, di solito è la domenica che ha di queste sfumature; non tute, non sempre. Il palco metaforico della vita si può fondere in una domenica di novembre con il palco della scena, della danza, dell’esibizione, di un concorso. Il primo, di danza, per Ginevra. I discorsi fatti tutti, e da sempre, sì l’impegno, no la “competizione assassina”, che divora, e Shakespeare sull’ambizione divorante ha già detto tutto, e se non sei/sarai, Ginevra, la solista ma la ballerina di terza fila, ciò non vorrà dire che sarai una versione minore di te stessa o omologata ad altre: sarai e sei tu, la tua personale e splendente ballerina di terza fila. In formazione: nella danza, ma soprattutto nella vita, al di là del palco, nell’unicità dei tuoi dodici anni. Forse così simili a quelli delle tue coetanee, forse un po' simili anche ai miei di dodici anni forse così simili a sempre, eppure tuoi, solo tuoi infinitamente tuoi. E sei sulla scena: concentrata, emozionata, divertita, in terza fila, che conquista la seconda e poi la prima: non da solista, insieme alle altre, integrata e raggiante. Tu e le tue compagne non siete tra le vincitrici, ma pur senza voler scomodare retoriche stanche, brave siete state davvero. Poi, come sempre accade, c’è chi è più bravo/a di te, e si plaude al successo altrui. Perché è proprio questo saper riconoscere vittorie e sconfitte, plaudire agli altri, non negando quando è necessario un plauso anche a se stessi, così come la voglia di salirci su quel palco, alla ricerca dei propri “giorni felici”, passando con nonchalance dalla terza alla prima fila, e a volte il contrario, felici e paghe anche solo per averlo potuto indossare il vestito di scena, con i suoi lustrini e paillettes, è tutto ciò che fa di noi delle vere étoile.
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