“Settembre è il mese dei ripensamenti sugli anni e sull’età”, così ha decretato il Maestrone di Modena, al secolo Francesco Guccini, e così è. L’estate, comunque la si viva, che la si ami o la si odi (credo che sia una stagione divisiva), rappresenta una pausa dal nostro vivere quotidiano.
Una sorta di altrove, intenso e caldo. Il primo settembre con tutta la sua solennità da capodanno morale è una sveglia, si esce dalla bolla estatica e ci si prepara per tutti gli impegni che ci hanno atteso. Riprendere non è mai facile, i ritmi ancora sospesi tra l’estate e l’autunno si fanno più lenti. Sembra che ci si stanchi un po' prima, un po' di più. O forse, la stanchezza che mi pervade, nel mio eterno ruolo di donna trafelata, è qualcosa di antico come il dolore, che preme dentro di me, che mi fa compagnia. Sono partita dalla mia collina martedì mattina ventisei agosto, con approdo a Milano centrale martedì sera alle ventuno. Mi accoglie una Milano stranamente lenta e silenziosa, ancora estiva e mite. La metro mi appare malinconica come una commedia francese. L’arrivo a casa è ritorno e approdo. La prima cosa che faccio è aprire le finestre, per sentire nel vento una carezza che mi arriva da chissà dove. Il viaggio è stato lungo, interminabile il cammino. Il dondolio del treno come una nenia un po' desueta. Le troppe ore ferma rendono veloci i pensieri e acuiscono l’assenza. L’abbraccio con mia madre più di ogni altro arrivederci è stato doloroso, in esso vi è anche racchiuso il saluto, l’ultimo, a mio padre. I borsoni, le valigie, rappresentano per me, da sempre, la parte più complicata del viaggio: la loro preparazione, il loro trasporto. Non so mai cosa mi potrà mai realmente servire. Vorrei viaggiare più leggera ed invece, di anno in anno, i borsoni si riempiono di diversi “non si sa mai”, che prendono le forme di collanine, borse, trucchi, rossetti, bracciali e cerchietti e profumi, ed ancora libri e fumetti. Al rientro, però, la valigia è stata alleggerita, sopravvive con estrema resistenza qualche non si sa mai, ma poche cose sono rientrate con me in terra di Lombardia. La valigia, quest’anno, ha dovuto sostenere un carico immateriale di per sé gravoso. Ancora una volta però vi è stato ancoraggio, casa è difatti il luogo dove si getta l’ancora per fermare la nave e tutto, lentamente, eppure da subito, è ripreso: la casa da pulire, lo studio, l’amata e consolante letteratura, l’anno scolastico che riprende, le abitudini care e sacre. La malinconia settembrina giunge al suo apogeo, nel mentre fuori piove. L’assenza diventa viva presenza, e ti ricerco e ritrovo nel vento e nella pioggia, in un raggio di sole, in …“questo autunno che incede con lentezza indicibile e lungamente ci dice addio” V. Cardarelli.
Buon primo settembre a tutti/e, andando avanti sempre.