C’era una volta un mito, Diego Armando Maradona, un libro e c’era e c’è ancora uno juventino, che in qualche modo si sono incontrati, o forse scontrati, in un sabato mattina di ottobre.
Fra le cose che amo fare, e che rientrano nelle mie abitudini ,vi è sicuramente quella di girare nei mercatini, alla ricerca dell’acquisto della vita o per il semplice girare fra cose e oggetti, che sono essi stessi narratori di storie. In terra di Lombardia ho due appuntamenti settimanali con il mercato: il martedì, il mercato “classico” rionale, ed il sabato, il mercatino dell’usato, dove mi smarrisco e ritrovo fra Diabolik, la mia passione, spille, la passione di Ginevra, catenine e collanine, ed immagino vite altrui ed incontro di anime fra sconosciuti/e. In uno dei miei giri del sabato, mentre con famelica voracità seleziono Diabolik, mi appare, dalla copertina di un libro, il mito indiscusso (se pur controverso, ma quale mito non lo è??? e poi la sua parabola esistenziale spiega bene l’essere umano: fra ascese e rovine) del calcio: Diego Armando Maradona. Mio marito ama il calcio, senza se e senza ma, forse più di ogni altra cosa, scrivente inclusa, il calcio in ogni forma, di “Lotta e di Governo”, e più di tutto ama la Juventus. Maradona è sì il simbolo del Napoli, dello scudetto dell’87, del suo “Vado dall’avvocato (Agnelli) e gliene faccio 4 (alla Vecchia signora), del riscatto (sì, i popoli si riscattano anche attraverso il calcio e la cultura popolare, Gramsci docet ma anche Pasolini) di una città e forse alla luce dei fatti avrei dovuto cogliere una certa animosità fra Napoli e Juve, ma è pur sempre il simbolo del calcio. Maradona sta al calcio come Carmelo Bene sta al teatro. Mio marito ama il calcio, e si approssima il suo compleanno. (Il regalo è già acquistato, non faccio lo spoiler: scrivo di domenica, il compleanno è lunedì, potrebbe scoprire la sorpresa) decido di aggiungere regalo su regalo: un libro sul mito del pallone per mio marito. Mi sento un’eroina che ha colto nel segno, quasi una gheisha del regalo giusto: lo stupirò con effetti speciali! Torno a casa radiosa. Non posso resistere, tanto il regalo per lunedì c’è, tolgo il libro dalla borsa e con sorriso sfavillante ed entusiasta “dadaaaa” mostro il regalo a marito. Qualcosa, però, mi dice che le cose non stanno andando come dovevano… Non odo un grazie lusingato per la mia premura, in realtà non odo niente: solo il silenzio. Sarà lo shock per la gioia??? Qualcosa mi fa dedurre di no… Ma tu, marito, mi odo dire non hai sempre detto che Maradona è la mano di Dio, e che i suoi allenamenti erano spettacolo e “Live is Live” la ricordiamo tutti/e ecc.??? Sì, ma sono Juventino! E quindi??? E quindi, mi pare di capire, che i simboli vanno ben al di là della riconoscenza dei meriti, che Maradona sarà anche stato il simbolo del calcio, ma era il simbolo del Napoli… Il libro non è stato gradito, non verrà letto, la rivalità calcistica non implica né zone franche né sospensioni, ed è questa la grande lezione che si può trarre quando in un sabato mattina di ottobre si incontrano un mito, un libro e uno juventino...
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